11. Hogwarts

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Alle rovine di Hogwarts, intanto, la professoressa Mc Granitt con l'aiuto di qualche studente che sperava ancora di poter ricevere protezione da quella scuola o, forse, bisognoso di distrarsi dalla situazione pietosa che stava vivendo il mondo magico, stava cercando di recuperare quanto più possibile come cimeli di una struttura antica e piena di ricordi e creare uno spazio che sarebbe, al momento, stato dedicato a costruzioni arrangiate dedicate a tutti gli studenti in preda al panico che non avevano idea di cosa fare, cure mediche e protezione per i più deboli come orfani e feriti. 

"Neville!?" disse Luna abbracciadolo "tutto bene?"; il ragazzo era sull'orlo del pianto, con gli occhi gonfi e rossi per la polvere delle macerie che aveva spostato e sistemato cercando in esse ricordi ed oggetti preziosi da quando aveva ripreso le forze dopo la fine della guerra. La maggior parte delle sue ferite si erano chiuse ma le palpebre non riuscivano a trattenere tutte le lacrime bollenti causate dai ricordi della felicità di cui erano stati privati tutti. I momenti di allegria condivisi tra amici (che era riuscito a trovare anche lui, nonostante i primi anni avesse fatto fatica ad integrarsi), le risate, i pianti; vittorie o meno a quidditch, le pozioni sbagliate, incantesimi riusciti a metà e tutto quanto gli fosse possibile ricordare di quella scuola, prima della guerra. 
Lui soprattutto, era stato privato di serenità ed allegria una seconda volta, in modo tanto violento come la prima. Le cicatrici sul corpo, le ferite che ancora dopo mesi sanguinavano e non riuscivano a richiudersi nemmeno con le magie e le erbe mediche più forti non erano dolorose come i profondi tagli nei suoi ricordi, nella memoria e nella sua sensibile anima.
Avrebbe voluto uccidere lui Bellatrix, stava pensando, e non sarebbe stato di certo così veloce come Molly Weasley a farlo; l'avrebbe fatta soffrire quanto lei fece urlare di dolore i suoi genitori mentre gli deturpava e torturava la mente, per farle pagare il dolore causato a loro e a lui stesso. Ma il suo animo era troppo buono per provare odio, quindi non sarebbe mai riuscito a vendicarsi e lo sapevano tutti, quindi forse il pianto era più un rimprovero a se stesso per aver solo pensato qualcosa del genere, più che per tristezza. 
Teneva tra le mani un anello che lui sapeva appartenere a Bellatrix. I pensieri offuscavano la sua mente senza che lui potesse fermarli. Quella donna non l'avrebbe mai dimenticata. 

"Tranquilla Luna, è tutto ok. Continuiamo a cercare, questo punto è pieno zeppo di roba, ne ho già trovata parecchia" le rispose sorridendo; per non farla soffrire con lui.
Stavano cercando tra le macerie della Sala Grande (irriconoscibile ammasso di polvere e detriti; vetri e muri sbriciolati), dove probabilmente si trovava la maggior parte degli alunni poco prima che tutto finisse; lo suggerivano la grande quantità di oggetti smarriti, parti strappate delle divise scolastiche e scarpe perse tra la confusione. 
"Dallo a me quell'anello, non ti farà bene tenerlo troppo vicino. Continueresti a guardarlo e non smetteresti di pensare!" gli disse Luna, allungando la mano come ad invitarlo a deporlo nel centro del palmo. "Non permetterò a quella donna di toccarti, questo ora lo porto alla professoressa e lo faccio bruciare all'istante, di lei non dovrà restare nulla!" rispose Neville, riempiendosi di orgoglio ed asciugandosi anche l'ultima lacrima che gli si stava seccando sul viso.
Andarono così insieme a deporre l'oggetto tra tutti gli altri ritrovamenti che riguardavano Lord Voldemort e i suoi seguaci. La professoressa Mc Granitt aveva sempre lo sguardo triste sin dalla notte della morte di Albus Silente, eppure quando guardava i suoi ragazzi (specialmente Neville e Luna) gli occhi le si inumidivano e prendevano un aspetto luminoso. Alle volte sembrava anche accennare dei sorrisi, che da tempo non apparivano più sul suo viso serio e da quella notte smunto e triste. Le rughe le si erano accentuate, le labbra sempre più serrate per il dolore morale, il corpo avvizzito e smagrito la teneva in piedi a fatica; eppure la sua forza di volontà non era mai cambiata. Era la donna più forte del mondo magico, tanto quanto la madre di Harry quando lo difese con tutta se stessa; lei di figlio non ne aveva uno, tutti i suoi studenti di Hogwarts erano suoi figli per lei e li avrebbe difesi ed amati tutti come Lily con il suo unico figlio. 

Mentre tornavano al loro posto con le mani tra la polvere, Luna (come a volte faceva per non dimenticarsi dei suoi amici) estrasse la moneta fatturata da Hermione per l'ES (Esercito di Silente) e si mise a guardarla quando le sembrò di vedere uno di quei richiami magici che vi erano stati inseriti che però sparì in un lampo. "Che scema", disse a se stessa "pensavo davvero che fosse possibile che ancora qualcuno usasse queste monete; ma chissà che fine hanno fatto gli altri, mi piacerebbe rivederli..." e prima di rimetterla in tasca, le diede un ultimo sguardo con ancora il dubbio che quello che aveva visto non fosse del tutto falso.

(continua)

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