14. Sentimenti

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Qualsiasi persona incontrasse Draco Malfoy, si era sempre trovata in difficoltà a dedurre cosa provasse e anzi, la maggior parte delle persone che lo incontravano e conoscevano si chiedevano se effettivamente fosse in grado di provare emozioni. 
Difficilmente lo si poteva vedere ridere, sorridere, piangere o con qualsiasi altra espressione sul volto che non fosse la solita serietà data da una sofferenza ben nascosta. 
In quel momento si pose lui stesso queste domande, guardando dritto davanti a lui sua madre che pian piano si calmava con la pozione calmante che aveva ormai imparato a preparare alla perfezione. Si chiedeva se effettivamente avesse mai provato qualche sensazione oltre a paura, rabbia e soffocamento morale. 
In quel momento era sicuro, stava provando della tristezza che forse prima d'ora non aveva mai assaporato. Non che fosse qualcosa di piacevole, si disse, ma meglio che essere un'automa senza possibilità di provare alcuna sensazione o sentimento. 

Si sedette così sul bordo del letto matrimoniale della madre e si guardò con la coda dell'occhio in un piccolo specchietto poggiato sul comodino di legno scuro. 
Cercò di leggersi dentro, per la prima volta, senza cercare di prendersi in giro da sé. Ormai era quasi arrivato al suo diciottesimo compleanno e avrebbe dovuto prendere una decisione definitiva una volta per tutte. 
Poggiò la testa tra le mani, cercando di nascondere la sua tensione agli occhi della madre che aveva bisogno di un figlio forte che riuscisse a mantenere alto il nome della famiglia e in piedi non solo se stesso ma anche lei. Il pensiero di poterla aiutare, diede a Draco la forza di fare un sospiro di sollievo. Per una volta era utile a qualcuno, ma non come lo era stato per tutta la vita: in questo caso non avrebbe dovuto seguire regole ma solamente il proprio cuore. 
Scoprì nel profondo del suo animo di saper voler bene, e di poter provare qualcosa di buono nonostante la sua anima (prova tangibile lo era anche il tatuaggio che portava all'interno dell'avambraccio sinistro) deturpata e completamente oscurata da una vita di sacrificio che forse non avrebbe voluto fare. 

Una volta che la madre Narcissa fu scivolata sempre più giù dai cuscini alle coperte, in pieno sonno, Draco si decise ad alzarsi dal grosso letto della madre ed andare in bagno a sciacquarsi il viso con dell'acqua fredda. Lo aiutava a smaltire i vari nervosismi e tornare al solito volto impassibile; infatti gli era già capitato di aver bisogno di raffreddarsi anima e corpo in quel modo e quel gesto fece in modo che gli riaffiorassero alla mente alcuni pensieri che lo invitarono a riflettere: nato e cresciuto con la smania del padre di portare avanti delle idee tradizionaliste alle quali si era semplicemente adattato da piccolino per poi portarle avanti per abitudine e per pochi altri motivi quali non deludere i suoi genitori, siccome si trovava ad essere l'unico figlio, considerato quasi come un miracolo (Narcissa non avrebbe potuto avere figli per problemi fisiologici, quindi Draco fu per la famiglia un regalo totalmente inaspettato) e tutte le responsabilità gli erano state automaticamente buttate addosso e, lo ammise a se stesso, anche un po' per timore. Ribellarsi a suo padre avrebbe voluto dire andare contro non solo a lui ma anche a Lord Voldemort e tutti i suoi seguaci. Per un ragazzo non era facile, e lui non era coraggioso tanto quanto 'quel Potter'. 

Dopo essersi lavato il volto e rinfrescato i polsi, si rese conto che una persona lo aveva fatto pensare durante i suoi anni di studio ad Hogwarts. Quella persona si trovava in casa sua. 
Avrebbe dovuto ucciderla, oppure sarebbe passato allo sguardo di tutti i suoi seguaci come un traditore, ma non ci sarebbe riuscito; ne era certo.
"Devo farlo!", si disse, come faceva sempre quando avrebbe dovuto uccidere il Preside di Hogwarts, Silente, e si incamminò verso le segrete. 
Senza degnare di uno sguardo Potter e gli altri, si diresse direttamente verso la cella di Hermione e diede un chiaro comando a due mangiamorte (che solo Harry avvertì, riconoscendo i sibili che volteggiavano nell'aria): "Portatela nella mia camera, su all'ultimo piano della torre di destra". 
Non sembrava incattivito, pensò Harry; in qualche modo quel suo modo tranquillo di dare l'ordine gli diede indietro un leggero schiaffo che gli suggeriva di stare tranquillo. 

La camera di cui Draco parlava, scoprì Hermione una volta arrivata in cima alla torre, era piccola ma confortevole. Le altre sale che aveva avuto modo di vedere nel Manor erano tutte fredde e impersonali, quella invece parlava del ragazzo; di qualcosa di lui che pochi probabilmente avrebbero potuto (o forse dovuto) sapere. Draco li raggiunse di sopra appena dopo e nel mentre Hermione pensava a qualcosa di terribile ma al contempo fantastico come 'Raperonzolo' (una delle tante favole babbane che la madre le raccontava per farla addormentare quando era piccina); poi si accorse che Draco le si stava avvicinando. Teneva in mano un bicchiere d'acqua che le porse appena fu abbastanza vicino. Mentre lei si dissetava, lui però cominciava a tenere atteggiamenti strani. Hermione era quasi paralizzata, confusa e irritata. 

(continua)

/Più che una fanfiction, penso diverrà un libro. Spero non vi dispiaccia anche se alcuni capitoli devo per forza improntarli sui soli dettagli per farvi capire bene lo svolgimento della situazione e non dirvi tutto subito. Grazie a chiunque abbia letto anche solo una parte del racconto, commentato o votato dei capitoli. Per me vuol dire tanto./

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