2. Piacevoli incontri & motivo di guerra.

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Song: Ellie Goulding - Army

Faith point of view.

Immersa in questa città a me ancora palesemente sconosciuta,passeggio cercando esaltata il famoso parco, proprio quello del taxi.
Girando e girando,mi rendo conto dopo poco di trovarmi esattamente allo stesso punto di partenza,ed è così che,sempre carica del mio borsone,mi siedo su una panchina distante pochi mentri da casa Hughes.

Chino la testa sulle mie tutt'altro che forti braccia,sorrette dalle cosce sottostanti,anch'esse smilze.
Il modo in cui Alton mi ha cacciata di casa (se così può essere definito,considerando che effettivamente non ho avuto neppure la gratitudine di entrarci)è stato veramente scandaloso.
Cosa credeva?
Si potrebbero ipotizzare molte possibili caratteristiche dal mio aspetto attuale,ma certamente il modo in cui mio cugino è andato a sottolinearle è stato odioso e maleducato,se avessi immaginato questo tipo di reazione me ne sarei rimasta a casa mia.
Sola,ma a casa mia.

<E cosa ci fai qui?>

Perfetto.
Cosa dovrei dirgli ora?

<In teoria dovrei viverci.>

Stringo i denti per paura della sua reazione.
La tensione e l'imbarazzo tagliano l'aria che ci circonda come un coltello,è una cosa che non mi piace affatto.
Mi sto forse pentendo di essere venuta fino a quì?

Il suo sguardo che mi esamina da capo a piedi sembra non voler far altro che mettermi in soggezzione e a mio svantaggio ci sta riuscendo alla grande.
Finito il tour,torna ad incrociare il mio sguardo,nei suoi bellissimi occhi verdi solo un sentimento:
La più totale indifferenza.

< Non sei la benvenuta,mi dispiace.>

A concludere il quadretto la risata della bionda,la porta sbattutami in faccia e essa scandalizzata.
Non mi sono mai sentita tanto umiliata.

< Miranda non fare mai più una cosa del genere. >

Sono le ultime parole che Alton pronuncia,prima che io possa essere colpita da un enorme calcio morale che arriva alla stessa velocità di una palla demolitrice.

Oramai il sole sta calando,e il piccolo orologio che va a stringere il mio minuscolo polso segna le 17:40.
Sarei dovuta rimanere ad aspettare zio Jack?
Bé,non credo proprio.
Decido così di caricarmi di un grande coraggio (e del mio borsone) e di avviarmi verso casa "mia",quando:

< Faith?>

La cosa che più mi sorprende è il tono femminile con cui viene pronunciato il mio nome.
Lentamente mi giro trovandomi davanti a ciò che devo ammettere essere un bel trio.
Riconosco a me stessa che mi ci vogliono circa una dozzina di secondi per collegare.

< Chloè???>

Domando a bassa voce,quasi come lo stessi chiedendo più a me che a lei.

Quando il suo viso,contornato da capelli neri corvini legati in due treccie,va' ad annuire,lascio ruzzolare il pesante bagaglio color indaco sul suolo,precipitandomi in un caloroso abbraccio.
Il profumo di arancia che riscontro durante questo abbraccio,mi rimanda col pensiero a quella casa sul lago.
La casa dove spendevo le feste quando ancora tutto era normale.
Quando zia Maya era viva,e anche quando papà lo era.

Una lieve strinta da parte sua nell' abbraccio mi fa pensare che anche lei abbia avuto la mia stessa considerazione.

< Non sai quando mi sei mancata. >

To burn for you ·HS·Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora