N û i t .

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Luke stava giocando involontariamente col suo piercing al labbro inferiore, fischiettando ogni tanto e mantenendo lo sguardo basso sulle sue Vans. Era sempre stato un tipo un po' svogliato, il suo unico interesse era la musica e ogni giorno faceva il count-down dei giorni rimanenti di scuola. Fece un veloce calcolo a mente e arrivò alla conclusione che ne mancavano precisamente settantadue.
«Cazzo, stai attento!» gridò non appena qualcuno gli andò - per sbaglio - addosso, facendogli cadere a terra lo skateboard di cui non si liberava mai.
«Sta calmo, non l'ho fatto apposta.» rispose una voce roca, forse troppo per appartenere ad una ragazza, che trovava così eccitante. Appena alzò lo sguardo incontrando le iridi azzurre della compagna di scuola sorrise malizioso.
«Brooklyn Dawson.» affermò come una cantilena, piegando la testa di lato. «Quale onore.» continuò.
Aveva sempre avuto un debole per quella ragazzetta dai capelli biondi. Lo aveva quando a otto anni giocavano insieme a nascondino, quando a tredici uscirono per la prima volta da soli con il loro gruppo d'amici, a sedici quando iniziava a cambiare ragazza ogni giorno e anche adesso, a vent'anni appena compiuti. Sicuro come la morte non lo avrebbe mai ammesso ma, quella piccola peste gli aveva fottuto il cervello.
«Luke» disse lei a mo di saluto. «Hai l'erba?» Luke sorrise scuotendo la testa, non sarebbe mai cambiata e con un «andiamo», le mise un braccio intorno al collo e si avviarono verso il loro parco che distava solo qualche isolato dalla loro scuola.

Si erano appena seduti in terra, sotto quel salice piangente che gli teneva compagnia da sempre. Luke stava girando lo spinello, lasciando poi il primo tiro a Brooklyn.
«Mia madre stasera va a cena fuori con la tua, vieni da me?» chiese lei, mentre aspirava il fumo per poi appoggiare la testa al tronco dell'albero chiudendo gli occhi.
«Prenotiamo dal fish and chips?»
«Mh-mh» annuì lei, godendosi quel sapore amarognolo che gli grattava la gola. Luke la guardava e non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Quella canotta slabbrata dei Gus'n'Roses grigia le lasciava scoperto il seno di lato, i suoi pantaloncini neri a vita alta e le sue gambe slanciate coperte da un sottilissimo velo di collant anche questo nero e smagliato. Lui amava quel suo essere terribilmente trasandata. La vide alzarsi, schiacciare la cicca ormai finita con la punta delle sue Dr. Martins e con passo svelto la vide avvicinarsi di più a lui.
«Mi faccio un giro, okay?» disse lei facendogli l'occhiolino, stuzzicandolo un po'. Sapeva quanto si sarebbe incazzato. Lui era piuttosto geloso delle sue cose. Luke allungò velocemente il braccio tirandosi la ragazza sulle ginocchia, in modo da non farle prendere il suo skate. Mise il broncio, mordendosi poi il labbro inferiore con i suoi denti bianchi.
«No.»
«E dai, solo un giro. Devi insegnarmi!» si lamentò facendo gli occhi dolci al ragazzo su cui era seduta. Il biondo sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Possibile che non riusciva mai a dire di no a quella mocciosetta più piccola di un anno?
«Okay forza! - sbuffò alzandosi in piedi e avvicinando lo skateboard a loro. - metti tutti e due i piedi sulla tavola.» vedendo come Brooklyn - che non aveva un briciolo di equilibrio - stava per cadere, si avvicinò velocemente sorreggendola e «Schiena dritta, Brook» sussurrò guardandola negli occhi. Le prese le mani, incrociandole con le sue, e guidandola piano piano per il parco. Sorrideva come una bambina lei mentre stringeva forte le mani di Luke per paura che la lasciasse cadere, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Le era sempre stato accanto e, nonostante non se lo dimostrassero spesso, si volevano un bene dell'anima.
«Okay, adesso prova ad andare da sola» le disse lasciandole lentamente le mani, continuando però a camminare a passo veloce accanto a lei, sempre pronto a prenderla in caso avesse perso l'equilibrio.
Si sentì all'improvviso un peso sulle spalle e, girando appena la testa, riconobbe subito Lydia, una rossa dal fisico slanciato con cui andava a letto ultimamente e la ragazza più stupida che avesse mai incontrato prima d'ora. Ma d'altronde quando era con lui non serviva che aprisse molto la bocca, cioè.. non per parlare almeno. Brooklyn per vedere come quell'idiota si attaccava stile cozza al suo amico, quello per cui provava dei sentimenti, mai rivelati, da anni ormai, cadde a terra, graffiandosi la guancia destra che stava iniziando a sanguinare. Il biondo sbarrò gli occhi, allontanando Lydia da sé e avvicinandosi alla ragazza che adesso si stava rialzando lentamente, borbottando qualche bestemmia poco fine.
«Brooklyn tutto okay? Merda... mi dispiace, stai sanguinando.» disse in preda all'ansia lui, avvicinando la mano alla ferita di Brook che lei prontamente schivò spostandosi di lato.
«Sto bene, vado a casa adesso. A stasera Luke. - lo salutò con un bacio sulla guancia, alzandosi in punta di piedi. - Johnson.» salutò anche lei, con un cenno della testa.

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