Abitavo a Londra da più di tre mesi ormai, ma sapevo che non mi sarei mai abituata al caos frenetico di quella città, i continui inghorghi stradali ed alla freddezza dei volti comuni, avevo trovato lavoro in un piccolo caffè, poco distante dal mio appartamento, ma le costanti pioggie, sembravano allungare la strada di infinite miglia e Will, Will Trainor, era ancora nei miei pensieri.
Quel sogno, aveva avuto su di me un impatto più forte di quanto mi sarei mai aspettata.
Speravo ogni giorno di incontrarlo, di vedere quanto potesse essere simile ai miei sogni nella realtà, quanto di lui la mia mente avesse realmente colto.
Leggevo ogni giornale con un articolo su di lui ed ascoltavo qualsiasi conversazione in cui spuntasse fuori il suo nome, Will, per me, era diventata una vera e propria ossessione
«Che hai Louisa?»
«Come?»
«Oggi sei più strana del solito»
Kate, Kate Welsh, era mia collega, ovvero, l'altra cameriera del caffè, nonchè inquilina
«Niente, è solo che non ho dormito molto bene»
«E' stato Will a tenerti sveglia?» ridacchiò ed io avvampai
«Tu cosa sai?»
«Io? Io non so assolutamente niente, sei tu che non fai altro che ripetere il suo nome ogni notte»
«Non è assolutamente vero!»
«Oh ed invece si» detto ciò, tirò fuori dalla tasca del grembiule il proprio cellulare, facendo partire un filmato
«Mi hai fatto un video?» chiesi retorica, afferrandolo.
La mia voce che ripeteva il nome di Will, il sorriso sulle mie labbra, come se stessi facendo il sogno migliore della mia vita ed era proprio così, in parte.
Nei miei sogni, Will non poteva camminare, era tetraplegico, ma ciò non aveva importanza.
Ogni sera, ogni notte, Will mi faceva visita, portandomi in posti nuovi, facendomi scoprire cose che non avrei mai immaginato, disegnando per me progetti che non avrei nemmeno mai creduto di poter realizzare. Tutto era perfetto, fino a che, lui non moriva. Will decideva di morire, di lasciare la sua famiglia, i suoi amici, me, di non combattere per il nostro amore, quindi urlavo, si, iniziavo ad urlare con tutto il fiato che avevo in gola, con tutta l'aria che poteva entrare nei miei polmoni, perché il dolore che provavo nel petto era pari ad una vera e propria ferita, mi straziava, mi uccideva...
«Lou?» Kate richiamò la mia attenzione
«Sei sicura di stare bene? Ti vedo un po' pallida, che ne dici se copro io il tuo turno oggi?»
Sorrisi, ringraziandola, ma rifiutai
«Ce la faccio» dissi, ma non era vero, non ce la facevo.
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Me Before You (ALTENDING) #JUSTWRITEIT
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