Capitolo 4

129 15 18
                                    

Una fantastica Lamborghini Veneno era di fronte ai miei occhi, increduli in ciò che stavano vedendo.

“La sua è quella, giusto?”

Dissi alzando il braccio, e puntando il dito sulla fantastica vettura.

“Certo. È di suo gradimento?”

Non dissi una parola. Scossi solo il capo in su e giù come segno di approvazione. E lui mi sorrise. Aprì la macchina e mi fece entrare. I miei occhi erano ancora più increduli!
L'interno faceva emergere i colori della bandiera italiana. I sedili morbidi erano circondati da una rifinitura rossa, e tre pulsanti richiamavano l'Italia. Era di un nero perfetto, che luccicava al minimo riflesso del sole, e questo rendeva la vettura ancor più unica.

“Se posso... Quanto costa questa macchina?”

“All' incirca tre milioni. L'ho comprata perché mi ricordava l'Italia, da come può notare.”

Tre Milioni!

“Wow..”

Uscì dalla mia bocca senza permesso.

“Non si preoccupi, non è l'unica che ho. Nella lista c'è anche una Ferrari, una Porsche e una BMW. Anche se preferisco questa.”

Ma si, tanto è una cosa normale avere quattro macchine costosissime.

“Allora, in quale ristorante ha prenotato?”

“Le piace il sushi?”

“Si, certo.”

“Bene, ho un amico che viene direttamente dal Giappone ed ha aperto un ristorante proprio qui. È il miglior ristorante di sushi di New York.”

“D'accordo. Grazie ancora.”

“Di nulla. Comunque se non le dispiace, ho del lavoro da terminare quando torneremo, ed ho bisogno del suo aiuto. Si farà un po tardi. Le dispiace?”

“No, non si preoccupi, la posso aiutare senza problemi. In fondo è il mio lavoro.”

Dopo circa mezz'ora, ci ritrovammo di fronte al famoso ristorante.

“Siamo arrivati. Venga.”

Sistemai la mia borsa, e nel mentre Brad mi aprì lo sportello. Esistono ancora gentiluomini al mondo? Be, direi di si. Ed io ne ho uno, o quasi...

Mi fece strada per entrare nel ristorante. Poi si fermò a parlare con un ragazzo di origini asiatiche. Sicuramente era il il suo amico di cui mi aveva parlato prima. Notai che il ragazzo non era l'unico a parlare giapponese, anche Brad lo parlava. Ed anche molto bene. Incomincio a dubitare dell'esistenza di questo'uomo... È così... Orrendamente perfetto!
Dopo alcuni minuti, il giovane ci fece accomodare.

“Ti piace questo posto?”

“Certo. È molto bello. Posso farle una domanda?”

“Si, certo. E comunque quando non siamo in ambito lavorativo puoi darmi del tu, non preoccuparti.”

“Già, lo avevo dimenticato. Comunque, quante lingue parla?”

“Be, diciamo che sono un esperto di lingue..”

Arrossì a questa frase, era logico il doppio senso. Lo aveva fatto di proposito. Poi continuò, sempre con lo stesso ghigno sul volto.

“Parlo il Giapponese, l'italiano, il Tedesco e il Russo. Lei, è esperta di lingue?”

Disse alzando un sopracciglio in segno di sfida... Come ho detto prima, la vittoria non sarà facile, e neanche assicurata.

“Si...”

Dissi soffermandomi. Scrutai il suo volto. Aveva capito che avevo accettato la sfida.

“Parlo anch'io L'italiano. Poi il Cinese, Spagnolo ed infine il Tedesco.”

“Bene, allora... Siamo pari.”

Si fece scappare un sorrisetto. Poi prese il menù. Così feci anch'io.

“Tu cosa prendi? Io sono indeciso fra un UraMaki oppure un HosoMaki...”

“Ehm, io prendo un UraMaki. Possiamo fare che tu prendi un HosoMaki e poi dividiamo.”

“Si, okay.”

Fece segno con la mano ad un cameriere, e questo si diresse subito verso di noi.

“Ditemi signori, cosa volete ordinare?”

“Per la Signorina un UraMaki e per me un HosoMaki.”

“Certo, da bere?”

“Per me acqua.”

Intervenni io.

“Acqua anche per me, grazie.”

“Perfetto. I vostri piatti arriveranno il prima possibile. Vi auguro buon pranzo signori.”

“Grazie.”

Rispondemmo all'unisono. Poi il cameriere andò via.

“Ti piace l'ufficio?”

“Si, è molto bello. Mi piacciono i colori e l'arredamento.”

“Mi fa piacere. Mi parli un po di te? Se posso?”

“Certo. Anche se non c'è molto da dire.”

“Be, io invece direi molte cose nel positivo. Nel negativo devo ancora trovare qualcosa, se mai ci sarà.”

Mi sorrise gentilmente.

“Allora, sentiamo. Cosa direbbe di me?”

Ammetto che lo sto provocando, e anche tanto. Ma, c'è una sorta di attrazione fra noi, che non riesco a decifrare.

“Inizierei col dire, che è la più bella segretaria che un uomo possa permettersi. Intelligente, giovane e sveglia. E, riprendendo il discorso di prima, che sa usare la lingua..”

Diventai rossa come la tovaglia che ornava il nostro tavolo.

“Tu, cosa diresti di me?”

“Ehm, direi anch'io che è molto bello, ecco. E penso anch'io sia un uomo intelligente e sveglio.”

I nostri piatti arrivarono. E passammo il resto del pranzo a parlare di vari argomenti aziendali. Finito, tornammo in azienda, dove pile di documenti ci stavano aspettando.

Un Amore Di TroppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora