Colors

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"Sai, dicono che il cielo sia blu"
Benjamin Mascolo guarda senza trasporto il suo bicchiere ascoltando distrattamente le parole di Demetra, la barista che si ostina a dire di essere sua amica. In quel mondo in bianco e nero Demetra appare come una macchia di un grigio chiaro che risalta nello sfondo scuro, quasi nero, e ha un sorriso triste. Anche gli occhi sono tristi, ma in quel mondo black and white tutto appare malinconico. Demetra deve essere proprio bella, sicuramente lo pensano molti frequentatori di quel bar e lo penserebbe anche Benjamin se solo non considerasse sciocco il sesso senza sentimenti, perché Demetra non ha nessuna sfumatura di colori accesi o a pastello, resta una patetica figura grigio chiaro in un patetico mondo in bianco e nero fatto di sorrisi malinconici. Quando la vede il suo cervello non rilascia nessun Colors Hormones.

Il cielo è blu.

A Benjamin non dice niente perché non sa cosa sia il blu, non sa nemmeno cosa sia un colore, nemmeno Demetra lo sa. Però pensa che abbia un bel suono, semplice e profondo e intenso proprio come dovrebbe essere il cielo invece di tutte quelle malinconiche sfumature di grigio che variano dal nero notturno al bianco dell'alba.
Blu. Sembra davvero un bel colore. Sembra essere perfetto per il cielo. Sembra il colore perfetto della libertà.

Demetra è malinconica ma sa fare auto-ironia, sembra accettare con semplicità il fatto che non possa vedere i colori. A volte con Benjamin scherza su quale possa essere il colore dei loro occhi e dei loro capelli, secondo Demetra lui li ha fucsia mentre lei rossi. Ride quando spiega che non sa nemmeno cosa sia il rosso però le dice che le piace come suona con tutte quelle esse e quelle erre che arrotola alla francese.
"Dicono sia il colore dei papaveri" annuisce mentre Benjamin la ascolta a metà. Dicono, loro.
Il mondo è in bianco e nero e funziona così, a quanto pare deve essere una malattia ereditaria degli occhi quella che ha colpito l'intero genere umano, una brutta malattia che non riesce a tradurre la luce solare in colore. A volte però, molto raramente, grazie a delle reazioni chimiche che scatena il cervello all'incontro della propria anima gemella si può tornare a vedere. Non sa esattamente secondo quale principio si decida se uno sia o meno la propria anima gemella ma fatto sta che improvvisamente il mondo prende colore e tutti sono felici. Ma è una cosa rara e in molti muoiono convinti che il cielo sia grigio e non blu.
"Che importa?" risponde sempre Benjamina quelle speculazioni "Tanto non possiamo capirlo"

 
**

Un giorno il campanello del bar suona e una ventata d'aria gelida si insinua nel locale facendo rabbrividire Benjamin. E' seduto al solito posto al bancone con la solita coca-cola davanti. Guarda verso la porta e vede che è entrato un ragazzo completamente avvolto in una sciarpa scura con un cappuccio ben calato sulla faccia. Fuori fa davvero freddo. Benjamin smette subito di guardare quella figura mentre Demetra continua a fissarlo anche mentre lascia scivolare il cappuccio dal capo e si srotola dalla sciarpa, lo guarda come aspettasse qualcosa. Ma poi sospira e riprende a sistemare i bicchieri con uno sguardo deluso.
"Smettila di sognare, stupida principessa" le borbotta dietro alla sua ostinazione. Non tutti trovano la propria anima gemella, non tutti possono vedere i colori, è meglio non illudersi.
"Mi scusi, un mojito" dice una voce vivace e Benjamin sobbalza sul posto mentre Demetra annuisce gentile. Si volta a guardare lo sconosciuto infastidito.
Un paio di occhi blu lo guardano sorpresi e irrazionalmente Benjamin pensa che ci debba essere un errore perché lui non lo sa che cosa sia blu. Ma poi capisce e non può più smettere di guardare quegli occhi color cielo mentre attorno a lui ogni grigio sfuma in tonalità vivaci e compatte. Non può toglierlo lo sguardo da quel viso, non potrà toglierlo mai più. Si sente come se ogni cosa stesse tornando al posto giusto.
Lo sconosciuto lo fissa stupefatto con l'espressione di un bambino e sorride come se avesse visto la cosa più bella del mondo.
Demetra li guarda e poi sorride anche lei con malinconica felicità –Demetra hai i capelli castani! – e non dice niente. Sorride e basta perché ha capito tutto.

 
**

"Mi chiamo Federico" dice il ragazzo con gli occhi azzurri tra un bacio e l'altro, si getta ancora famelico su quelle labbra poi "Benjamin" sospira nella sua bocca. Non può smettere di toccare quel corpo, è come una droga. Il profumo della sua pelle lo ha totalmente soggiogato.
Benjamin gli morde il collo, Federico preme con le mani sul suo petto e poi lo getta a sedere sul bordo del letto, non riesce a smettere di sorridere. Si inginocchia con adorazione baciandogli un ginocchio, poi fa scorrere la lingua nell'interno coscia, a Benjamin viene la pelle d'oca. Gli bacia i peli pubici scuri e sfiora con il naso l'erezione che svetta impudica. Il moro gli afferra la testa tentando di guidarlo con le labbra verso il suo glande e può distintamente sentire la forma del sorriso di Federico sulla pelle calda e sensibile. Il biondo afferra con fermezza la base dell'asta e la lecca per tutta la sua lunghezza seguendo le vene in rilievo, non smette di guardarlo negli occhi. È così piacevole da fare male. Ed è tutto così colorato, così vivido.
Federico disegna dei cerchi sulla punta umida del pene, poi la ingloba un poco in bocca succhiando con venerazione. A Benjamin sembra di essere in bilico come se stesse per scivolare da un precipizio. La bocca di Federico è calda, umida, vorace.
Si morde le labbra per trattenersi ma geme spudoratamente quando con la punta sbatte contro il palato del biondo, quell'antro caldo lo ha avvolto completamente ed è come se stesse succhiando via la sua linfa vitale. Federico non smette di guardarlo con quegli occhi blu. Blu. Blu. Lo afferra per le spalle e se lo tira contro con violenza, lo bacia come se stesse consumando una battaglia all'ultimo sangue mordendogli quelle labbra arrossate e succhiando la sua lingua come lui ha appena fatto con il suo cazzo. Non si risparmia come un predatore che dilania la sua preda e capovolge le posizioni facendolo distendere sul letto. Si sistema fra le sua anche e impugna con decisione la sua erezione grossa e pulsante, muove la mano su e giù tirando quella pelle scura mentre Federico se lo stringe contro facendo scivolare le labbra sul collo, sulle spalle e sui capezzoli, li morde delicatamente e poi li bacia, arrossa ogni centimetro di quella pelle bianca con soddisfazione, hanno il respiro pesante e non riescono a fermarsi. Non possono fermarsi.

Benjamin si stacca da quell'abbraccio sollevandosi con il busto senza smettere di masturbarlo violentemente, si struscia con l'erezione fra le cosce aperte del ragazzo e sfiora le labbra di Federico con le dita. Quello apre la bocca ubbidiente iniziando a succhiare e lubrificare ogni dito con dedizione, avvolge con la lingua i polpastrelli e con i denti mordicchia le unghie regolare, se le lascia scivolare in profondità mentre un filo di saliva cola dal mento. Ha uno sguardo sensuale, quasi volgare, che fa girare letteralmente la testa a Benjamin: quegli occhi blu lo stanno sfidando.
Si abbassa con il viso a baciarlo lascivamente leccando le labbra, fa scivolare le dita umide di salive sul suo corpo fino al buchetto grinzoso dell'ano. Nel bacio Federico mugola di disappunto quando ci inserisce un dito, si stacca da quelle labbra fissandolo con attenzione mentre aggiunge un secondo dito per indebolire la difesa dell'anello muscolare. Lo vede trattenere una smorfia e allora ricomincia a vezzeggiare la sua erezione con le dita per distrarlo. Quando lo vede più rilassato da quelle intrusione allarga le dita e le spinge più in profondità, il corpo del biondo si tende come una corda di violino e inarca la schiena, ansima con gli occhi blu spalancati al soffitto. Il moro gli lecca la pelle attorno all'ombelico mentre continua a tastare con le dita la parete del suo colon.
"Ben-ben-jamin" lo prega con la voce che inciampa nelle lettere tra un gemito è l'altro quando tocca un punto che lo fa letteralmente boccheggiare, gli svuota ogni respiro dai polmoni. È un dolore piacevole, ma si sente come se stesse per venire senza riuscirci. È frustante.
Benjamin a quella invocazione lascia scivolare le dita fuori e gli allarga le gambe guardandolo con un sorrisetto che tenta di mascherare l'eccitazione nel sentire il suo nome detto con un voce così arrendevole.
"Cosa vuoi?" lo stuzzica mentre lo vede agitare il bacino nel tentativo di premersi contro la sua erezione con urgenza, lo tiene fermo con le gambe completamente divaricate così che la sua erezione lucida del liquido pre-seminale sia completamente visibile. Sono entrambi sudati e ansimanti.
Federico si morde il labbro prima di sbuffare completamente al limite: "Mettimelo dentro"
Anche Benjamin non può più continuare con quel giochetto e inserisce lentamente la cappella dentro quel buchino, i muscoli fanno inizialmente una leggera resistenza ma allenati precedentemente dalle sue dita lunghe. Federico fa una smorfia e il moro si affretta a cancellarla subito con baci veloci che scioccano sulla pelle sudata.
Le pareti dell'intestino del biondo lo stringono in una morsa calda come se stessero cercando di divorargli il pene, è una pressione così piacevole che non può evitare di lasciarsi andare in rumorosi sospiri.
Federico allaccia le gambe sulle sua vita premendoselo stretto e si impianta ancora più dentro, gli toglie il fiato dai polmoni. Questo è il più bello dei sogni.
E Benjamin riesce a vedere tutti i colori.

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