In una banale pausa pranzo.

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"Datelo ad Harrison e fatelo accompagnare dalla Evans." disse il capo di Noah Harrison.
Ed eccoci in una banale pausa pranzo, la giornata grigia non dava felicità al tirocinante.

"Può descrivermi il dolore?" chiese il dottore che sembrava quasi un novellino.

"Con le descrizioni faccio pena. Fa male, tanto."

"Può sforzarsi un po' di più?"

"E' da quattro anni che mi fa male il ginocchio, ma non pensavo fosse così grave." fece spallucce la giovane ragazza da i capelli color magma acceso.

"Quattro anni? Signorina, lo sa che potrebbe essere ormai da buttare?"

"Si, ma non c'è problema, ho smesso con la danza, non avrei più speranze ormai."

"Cosa? No, non deve dire così, è giovane, bella e piena di speranze." disse sicuro il giovane, affiancato da un'altra dottoressa.

Quest'ultima si presentava bene, alta, o almeno appariva così alla vista della paziente stesa sul lettino, magra, bionda, corporatura eccellente.

Una bella donna in poche parole.

"Harrison ti lascio solo, il lavoro chiama." si affrettò a rispondere quest'ultima mentre correva fuori, togliendosi il periscopio dalle spalle.

"Che succede la fuori?" chiese la paziente preoccupata.

"Ammettilo, Annette, sei venuta qui solo per vedermi. Ora che non c'è la Evans puoi ammetterlo."

"Ma che stai dicendo Noah? Mi fa davvero male il ginocchio...e si, avevo troppa voglia di vederti."

I due si scambiarono un dolce bacio, ovviamente per il regolamento Harrison fece attenzione a quel seppure breve bacio.

"Ora vai a casa, oppure se scoprono che non hai niente e sei venuta per me mi cacciano."

"Ci vediamo stasera, dottor Harrison." fece l'occhiolino lei. "E starò attenta a non mettermi niente addosso se non il tu-sai-cosa."

"Vattene o stasera verrà anticipata ad adesso." si morse distrattamente il labbro lui, per evitare di toccare la presunta paziente.

Noah sospirò, tutta quella eccitazione lo stava uccidendo, ma non poteva cadere nelle distrazioni, il suo turno terminava solo fra quattro ore.

Tra casi come ferite da cucire e flebo da inserire in vena se ne presentarono molti, troppi a dire il vero.
A forza di cucire e inserire flebo non si accorse quasi che il suo turno era finito da due minuti.
Finito l'ultimo paziente corse per andare a casa.
"Mi dispiace dottor Tate, ma a casa ho mia nonna che sta molto male e mi vogliono, ora che faccio tirocinio qui pensano che sia già bravo quanto lei." rise distrattamente il giovane sperando di strappare un sorriso con il su capo.
E questo accadde.
Il dottor Tate sorrise. "D'accordo Harrison, ma domani mattina ti voglio qui puntuale per le otto." 

"Ma il mio turno inizia alle sei.."

"Inizia alle otto." annuì Tate.

"Grazie dottore!" 

Noah iniziò a correre verso la casa che divideva con Annette, questa era piuttosto accogliente, era una normale casa americana con il giardino frontale e sul retro, magari non era molto grande, ma per due andava più che a sufficenza.
Harrison parcheggiò la macchina davanti al garage e si assicurò di chiuderla.

Entrò a casa e venne accolto da petali di rosa che portavano alla cucina, difatti non aveva pranzato, ma sapeva di trovare la propria ragazza.

"Dimmi Annette, devi dirmi qualcosa o hai solo voglia di fare l'amore?" chiese il moro dagli occhi verdi, entrando in cucina." 

"Lo sai che sono al terzo anno di studi, come te, stamattina mi è arrivata la conferma, da domani lavorerò con te in ospedale!" 

La ragazza porto le braccia al collo del ragazzo, mostrandosi in un vestito nero corto, attillato e che faceva impazzire Noah. 

"Cosa? Davvero? Bene! Ecco perchè oggi sei venuta, ma lo sai che la tua cartella è ancora lì?"

"Si, ho dato dei dati falsi ma ho pagato." 

"Sarai affiancata dal Don Giovanni di Pediatria." Disse stanco Harrison mentre si massaggiava le tempie.  "non farti impressionare da lui, se ti sorride e cerca contatto fisico, lo fa con tutte." 

"Noah, io amo te. Perchè dovrei farmi impressionare da..." e qui si interruppe per leggere il nome del dottore. "... dal dottor Rodriguez?" 

"D'accordo. Senti, io ho fame, non ho pranzato, che cosa hai preparato di buono?" 

chiese mostrando il vero motivo per cui Annette si era innamorata di lui: la sua faccia da cucciolo.
Be si, magari poteva sembrare ridicolo, ma per lei era un pregio.

ANGOLO AUTRICE

Beh? Che ne dite? Ho iniziato a scrivere senza freno e mi andava di pubblicarla subito.
Spero vi piacciano i prossimi capitoli!
Baciiii.
xoxo

La ringrazio, dottor Harrison.Where stories live. Discover now