ZAYN

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-Allora? Ci andiamo stanotte al manicomio abbandonato? -mi chiese Harry, schiacciandomi l'occhio, mentre uscivamo da scuola.

-Mmh, non lo so. -scossi la testa, prendendomi il labbro coi denti. -Mia madre non vuole.

Harry corrucciò le sopracciglia e poi scoppiò a ridere.

-Non devi dirglielo, idiota! -osservò spingendomi affettuosamente. -Te la fai sotto?

-Certo che no! -esclamai, ma in fondo un po' sì.

-Bene, allora a mezzanotte ci troviamo nel vialetto. -disse, mi diede una pacca sulla spalla, appoggiò per terra il suo skate e se ne andò.

Sospirai e mi voltai alla mia destra; fu allora che la vidi.
Eccola, Amber Turner.

Cavoli, avevo un cotta pazzesca per quella ragazzina bionda e minuta.
La sua classe era di fronte alla mia, e ogni giorno la guardavo ridere e scherzare con le sue amiche mentre camminava per i corridoi.
Una volta, in mensa, mi aveva beccato mentre, imbambolato a fissarla probabilmente con la bocca aperta per quanto fosse bella, mi ero dimenticato di stare versando l'acqua nel bicchiere e quest'ultima era uscita tutta, allagando il mio vassoio con il pranzo e a seguire i miei pantaloni.
Fu lì che lei mi notò davvero, per la prima volta.
Tutti avevano cominciato a ridere, ed io avevo distolto lo sguardo imbarazzatissimo non appena anche sulle sue labbra comparve un sorriso.
I miei compagni di classe ridevano di gusto e mi indicavano per deridermi, fino a quando Harry non si alzò in piedi e disse a tutti, con la sua solita finezza, di chiudere la bocca.

Quando tornai con gli occhi sulla ragazzina bionda, lei mi stava ancora fissando; sorrideva, ma non divertita, non per prendermi in giro.
Piuttosto... curiosa.
Da quel giorno in poi, cominciai a passare le ore di lezione disegnando esattamente quell'espressione del suo viso; ero piuttosto bravo a disegnare.
Ogni volta che Harry si accorgeva, però, mi prendeva il foglio e lo strappava in mille pezzettini roteando gli occhi.

"Non ti starai mica rincoglionendo?" mi ripeteva ogni volta. "Le ragazze sono infantili, lasciale perdere."

E aveva ragione, le ragazze erano infantili.
Ma non Amber Turner.


Da quando successe quell'episodio in mensa, non c'era giorno che lei non mi cercasse con gli occhi.
Una volta mi feci coraggio e non appena lei mi passò di fianco, assieme alle sue amiche per la pelle, le dissi "Ciao, Amber!"
Il suo sorriso si fece più ampio, ma non ricambiò il saluto, anzi.
Lei e le sue amiche cominciarono a camminare più velocemente, e non appena mi superarono le sentii ridere e schiamazzare.
Tutte le si erano avvicinate per accerchiarla e lanciavano sguardi furtivi verso di me, di tanto in tanto.
Quando mi voltai, trovai Harry a qualche metro da me, con un pallone da basket tra le mani e il disappunto sul volto.

-Ti fai un partita? -mi chiese, alzando un sopracciglio.

Annuii, scoraggiato, e non appena lo raggiunsi Harry mi mise un braccio attorno alle spalle conducendomi al campo da basket ma senza prima urlare "pivelle!" alla cerchia di ragazze alle nostre spalle.

-Lasciala perdere, dico sul serio. -mi ripetè, ma non in tono di rimprovero. -Non lo vedi come fanno?

Ero sempre stato debole.
Io ero sempre stato quello fragile e Harry quello forte per entrambi.

Io incassavo e Harry si faceva odiare da tutti per proteggere anche me; si era preso punizioni dagli insegnanti e perfino qualche cazzotto in faccia per avermi sempre difeso a spada tratta contro chiunque si mettesse contro di me.

Sua madre a volte si confidava con la mia, le diceva che ogni giorno riceveva richiami dagli insegnanti e colloqui extra per il figlio indisciplinato che aveva.
Voleva che fosse un po' più come me, ma io invece volevo essere un po' più come lui.

Dust ~ Fire meet gasoline SPIN-OFF [h.s.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora