Agrodolce

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Erano giorni freddi, anche se era piena estate, 40º, risate, schizzi d'acqua. Erano giorni freddi ed ogni respiro bruciava, era caldo, agro.
Erano giorni freddi in quella piccola città dove tutto sembrava fermo. Giorni, i giorni cominciavano e finivano sempre nello stesso modo. Sveglia, colazione, urla, pranzo, urla, cena, urla, buio. Sarebbe stato meglio essere sordi per smettere di assistere a tutto il trambusto creato, da persone, che, scopo non avevano nella vita. Era triste assistere a come la convinzione di essere fosse talmente opprimente per chi le circondava. Opprimente è la parola più corretta. È opprimente assistere a ciò che interessante non è. È opprimente vedere chi sopravvive senza vivere.
E di nuovo: sveglia, colazione, urla, pranzo, urla, cena, urla, buio.
I sogni, al buio, portavano altrove, dove le urla morivano, solo lì i respiri erano meno amari è il buio diventava luce.
Magari sotto un salice, in primavera, quel tepore piacevole. Magari con una mano accanto, la mano di chi altro non fa che portare pace, magari due occhi che anche se in montagna ti permettono di vedere l'oceano. Solo li potrai trovare respiro, allora le urla cesseranno di esistere, come le persone che nella vita scopo non anno. Allora magari il buio diventerà luce e la sopravvivenza diventerà vita.

La paura del dolore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora