Shadow si era accasciata in ginocchio, con la testa tra le mani.
La sua lunga tunica nera era sporca di quel liquido rosso che in molti chiamano sangue.
Aveva ucciso un ragazzo senza saperne neppure il nome.
Perché l'aveva fatto?!
Il ricordo di lei che lo colpiva ripetutamente con una padella trovata per caso fino ad ucciderlo, era come marchiato a fuoco nella sua mente, come accadeva ogni volta che qualcuno moriva per mano sua.
La risposta era così semplice, seppur triste e crudele.
Le era stato ordinato di farlo e lei non aveva avuto l'energia di sottrarsi a ciò che lui le ordinava, nè l'avrebbe avuta mai.
Lei odiava uccidere e odiava L'Operatore, ma ancor di più odiava se stessa e la sua stupida debolezza.
Tutti pensavano che lei fosse spietata, forte e crudele, ma nessuno la conosceva.
Lei in realtà era una debole, che non riusciva a ribellarsi, a opporsi, a farsi valere.
Ma dopotutto che cosa importava?
Tanto nessuno teneva a lei.
I suoi genitori erano morti e di amici non ne aveva.
L'unico a cui forse Gwendolyn interessava era un ragazzo nelle sue stesse condizioni.
Si chiamava Brian, ma tutti lo conoscevano come Hoodie.
Era il suo unico amico.
Nei rari momenti in cui l'Operatore li lasciava liberi, Shadow e Hoodie sparivano, lasciando spazio a Gwendolyn e Brian, due ragazzi problematici che parlavano della loro vita, che si confidavano e che, sì, soffrivano, ma insieme.
E allora Gwendolyn non si sentiva più così sola, perché, dopotutto, aveva un amico, un amico che però amava come non avrebbe dovuto. Il suo era un amore proibito, che lei nascondeva gelosamente. Le piaceva essere innamorata, la faceva sentire più umana e meno orribile, per quanto fosse possibile.
Mentre i pensieri riguardanti il suo amico le occupavano la mente, si alzò in piedi. Intendeva sfruttare quei brevi istanti di "vita" che le erano concessi.
Si tolse l'elegante copricapo munito di velo che utilizzava per uccidere e di cui si serviva affinché nessuno la vedesse in volto e si incamminò verso un ruscello, in mezzo al bosco.
Era lì che lei e Brian si incontravano ogni volta che erano liberi dalla sua influenza.
Quando arrivò, trovò il ragazzo seduto su una pietra, ad aspettarla.
Le sembrò che il cuore volesse saltarle fuori dal petto, da quanto le batteva forte e in fretta. Lui era bellissimo. I suoi capelli castani erano spettinati, il suo sguardo intenso perso nel vuoto.
"Ciao."
"Hey."
Gwendolyn si sedette accanto al suo amico, che pareva triste e depresso, come al solito.
"Secondo te è così sbagliato arrendersi?"
La ragazza sospirò.
Brian era in preda ad un altro dei suoi atroci dubbi e lei non poteva certo biasimarlo.
"Non lo so... Io... Io mi limito a essere usata, per poi tentare di godermi ciò che resta della mia vita... Brian, noi... Noi siamo degli schiavi, non è previsto che abbiamo una volontà, o un carattere... Noi dovremmo essere ciò che lui vuole. E basta. Però... Io non so se ce la farò per molto. Mi sento troppo in colpa, sto troppo male. Insomma, il pensiero di tutte quelle persone che uccido, di tutte quelle povere vittime la cui anima viene brutalmente distrutta da me..."
Aveva sputato fuori a raffica tutte le parole che sentiva di dover dire, come le capitava spesso di fare.
Andava nel panico molto facilmente e, una volta iniziato a parlare, fermarla era difficile.
Brian allungò lentamente una mano e, catturando l'attenzione della ragazza, asciugò il volto bagnato di Gwendolyn, che non si era nemmeno accorta delle lacrime che le solcavano le guance.
"Gwen..."
Brian sospirò e allacciò il suo sguardo a quello di lei.
"Brian..."
Il viso di Gwendolyn era a pochi centimetri da quello dell'amico e nessuno dei due ragazzi pareva essersene reso conto, prima di sentire l'uno il respiro dell'altra sul volto. Rimasero fermi per qualche secondo, guardandosi negli occhi, quasi volessero leggersi l'anima a vicenda.
Poi, come in un sogno, si baciarono.
Inizialmente il contatto fu timido, ma nessuno dei due si privò dell'opportunità di approfondirlo, fino a trovarsi avvinghiati in un groviglio di gambe, braccia e quant'altro.
Durante le pause tra un bacio e un altro, entrambi trovarono il coraggio di dichiararsi i propri sentimenti d'amore a vicenda, ansanti e con le gote arrossate.
Per una manciata di minuti, fu come se Hoodie e Shadow non fossero reali, come se Brian e Gwendolyn fossero stati due adolescenti normali, e non due serial killer.
Fu come se avessero vissuto la loro vita da persone libere, e non da schiavi.
Certamente, quello fu solamente un granello di luce nell'oscurità, ma, seppur per poco, fece tornare ad entrambi quel desiderio che non provavano più da un'infinità di tempo, ormai.
Il desiderio di vivere.
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Il desiderio di vivere || Hoodie x Shadow
أدب الهواةGwendolyn Lake aveva quindici anni... Non voleva essere una proxy. Non voleva avere le mani perennemente sporche di sangue, eppure...