Dangerous technologies {12}

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Alla capitale la situazione era più che turbolenta, già da due settimane a questa parte. Individui di tutte le specie e ranghi setacciavano la zona, trasportando materiali in più scatoloni di varie misure. Dai grandi laboratori era divenuto impossibile muovendosi liberamente, chi si accingeva a testare nuove tecnologie, chi analizzava campioni, chi studiava su di antichi libroni dalle pagine ingiallite e le copertine sgualcite. Il Dio camminava lungo i corridoi, le braccia cinte dietro la schiena lievemente incurvata.
Avanti e indietro.
Si ripeteva che le cose sarebbero andate per il meglio, ma non poteva mentire a lungo neppure a sé stesso. Il mantello rosso accarezzava il pavimento di legno e oro, raccogliendo la poca polvere che vi si accostava sopra.
Dei passi pesanti riecheggiarono lungo quella angusta stanza che serviva da collegamento a tante altre. Un ragazzo dai capelli biondi e spettinati, vestito con la divisa delle guardie reali gli corse in contro. Stringeva fra le mani una pergamena e fra le sue dita si poteva scorgere un sigillo rosso raffigurante un'ancora con incastonato al centro un diamante: il sigillo della Marina appartenente alla capitale.

«Mio...s-signore...» Esclamò, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.

Il Dio si ricompose, sistemandosi la camicia bianca e la corona sulla nuca.

«Dimmi, hai notizie dal fronte?» Chiese con tono altezzoso, come solo un sovrano poteva fare.

«La terza legione ha rinvenuto i resti dell'imbarcazione su cui viaggiava il suo protetto. Sembra che la tempesta l'abbia abbattuta...» Spiegò, con un velo di tristezza.

Io Dio sgranò gli occhi, com'era possibile?
Una tempesta com'era stata in grado di abbattere una nave di tale portata?
Un espressione torva gli si dipinse in volto, mentre strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.

«E l'equipaggio?» Tento, con un pelo di speranza.

Il soldato calò lo sguardo, torturandosi nervosamente le mani.

«Molto bene, si è già sparsa la voce?».

«Veramente Sire, alcuni alchimisti mi hanno chiesto di riferirle che hanno sviluppato una nuova tecnologia che torna utile a questa situazione, la stanno aspettando nel laboratorio madre» Spiego con più convizione il giovane.

Il Dio sembrò rincuorato, con un cenno del capo lasciò libero di andare il soldato. Questo fece il consueto saluto del distretto reale, ovvero la mano destra al cuore è un inchino di 30° gradi, per poi fare dietrofront e sparire nel vasto corridoio. Il Dio si girò, correndo verso il laboratorio. Vi si accedeva in pochi a quella stanza, solo chi aveva un rango specializzato conosceva la password per sbloccare il sistema. Con rapidità digitó i quattro numeri sul tastierino, la porta emise un rumore ovattato quasi come se stesse rilasciando dell'aria compressa. A prima vista era una stanza bianca con innumerevoli marchingegni grigi, abitata da molti uomini in camicie bianco. Ma se la si osservava con attenzione, si poteva scorgere una sorta di "ordine" in quell'ammasso di roba che occupava i vari tavoli anch'essi bianchi.
Il Dio avanzò a passo pesante, intento a far notare la sua presenza e ci riuscì. Tutti i presenti si girarono, portando la mano a cuore.

«Oh Sire, è arrivato!» Esclamò entusiasta un alchimista.

Il Dio gli concesse in mezzo sorriso, tornando immediatamente serio come da suo.

«Questa invenzione?».

L'alchimista scattò dietro il bancone, stringendo al petto una grande sfera cristallina contenente dentro una strana polverina argentea. Delle scariche elettriche la percorrevano, evitando di entrare in contatto con le mani dell'uomo, deviando il loro percorso.

«Vede, con questa possiamo per certo sapere le statistiche fisiche e psicologiche di qualunque essere vivente al mondo, basta solo avere un campione del suo DNA» Spiegò, collegando la sfera a un cavo trasparente, a sua volta collegato a un particolare tablet.

«Be' allora trovi il protetto, sono certo che è ancora vivo» Ordinò, sorridendo.

L'alchimista aprì un cassetto contenente delle boccette cilindriche, ognuna aveva attaccato sul dorso un pezzo di nastro adesivo di carta con scritto sopra alcuni dati. Ne prese una, il liquido cremisi ondeggiò placidamente. Con un contagocce ne raccolse qualche decilitro del contenuto, versandolo nella sfera. Le scosse elettriche fecero reazione, scatenandosi contro il liquido e successivamente attraversando il tubo trasparente.

«Ecco, dunque cosa abbiamo qui...» Farfugliò fra sé e sé l'alchimista, smanettando nel tablet.

Il Dio si chinò verso lo schermo, tutti i dati del prefetto erano su quella superficie. Tutti dati recenti.

«Stato attuale: Vivo, stato fisico: 80%, stato emotivo: 50%, qualità interiori: inattive» Lesse ad alta voce l'uomo col camice.

«Sa dove si trova?».

L'alchimista scorse con il dito contro la superficie, leggendo con straordinaria velocità ogni singolo dato.

«L'isola Storm Emotional, questo spiega il perché della tempesta...» Rispose.

«Chiamate la squadra WGF, li voglio tutti qui il prima possibile. Ci riprendiamo il prefetto!» Comandò con fare impetuoso, uscendo dal laboratorio.

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Heylà people,

Chissà cosa stanno tramando questi loschi tipi...

Hero: Fanno danni, ecco tutto!

Concordo fratellino, concordo. Ma non è il momento di cingischiare...

Il peggio deve ancora arrivare e non immagini minimamente di che tempesta si tratti

Hero: *stringe con fare protettivo e possessivo Lyon* Mio!

Tranquillo, calma gli ormoni...

Piuttosto, vi informo che sto per iniziare a lavorare sulla Heroty che uscirà al termine di questa Heryon.

Ne vedremo delle belle OuO

E per chi se lo chiede, forse scriverò più in là anche una Errorink, ma è da rivedere èwè (sto già lavorando su qualcosa)

Sperò che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, se riesco ne esce un'altra sta sera oppure fra un po', dipende èwè

(Che capitolo lungo questo!)

Alla prossima ;3

"Ꮍꮻꮜ ꭺꭱꭼ ꮇꭹ ꭰꭱꮜꮐ" (Ꮋꭼꭱꭹꮻ𝙽)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora