E così dopo essermi incazzata col mondo ma soprattutto con i miei genitori sono stata obbligata ad andare dalla psicologa. Mi sono seduta nello studio e mi sembrava tutto così surreale, impossibile... Io, Sara, la ragazza spensierata che ora sedeva davanti a una donna che mi guardava e mi faceva domande mie, personali così da iniziare a conoscermi un po'. Passata l'ora della chiacchierata (diciamo monologo perché lei parlava e io incazzata com'ero annuivo o facevo no con la testa senza proferire parola o rispondendo si/no/boh/forse) mi ha fissato il prossimo appuntamento che mi avrebbe fatto un questionario a crocette per vedere se avevo un disturbo alimentare o no e sono uscita dallo studio. Mi ricordo di non aver guardato in faccia mia mamma perché ero troppo arrabbiata, mi aveva fatto perdere solo tempo andare da una psicologa...
Passavano i giorni tra urli, litigi, parole non dette, rabbia che mi soffocava, lacrime trattenute (perché io non piango, non piango mai. È per i deboli farsi vedere mentre piangono mentre io sono forte e quindi per questo motivo io non piango) ed era arrivato il giorno in cui sarei dovuta andare a fare questo maledetto test/questionario.
Arrivata in studio ho avuto tempo un'ora per rispondere segnando con una crocetta la risposta che ritenevo mi appartenesse e quando ho finito ci siamo salutate e mi ha detto che al prossimo appuntamento sarebbero andati i miei genitori e lei gli avrebbe detto il risultato del test.
Passata una settimana circa i miei genitori sono andati e nel frattempo io ero a casa tranquilla come non mai, tanto sapevo che non avevo niente, era solo una dieta cavolo! Ho sentito la porta aprirsi, io ero in salotto e appena mi hanno vista mi hanno detto di andare in camera mia. Io mi sono seduta sul mio letto, mia mamma in parte a me e mio papà ha preso la sedia della mia scrivania e si è seduto davanti a me. Mi ricordo che a parlare era stato mio papà e le parole che ha detto sono state: "la dottoressa ci ha detto che sei malata, soffri di anoressia nervosa. Ci ha fatto vedere a che grado sei ed è grave, sei al penultimo stato di gravezza, al grado successivo devi essere ricoverata." Io mi ricordo che mi sono messa a ridere e ho detto:" dai smettetela di prendermi in giro, so che state scherzando. Ditemi la verità dai. Io non sono malata, ma vi pare? Sto da dio, dai ditemi davvero cosa vi ha detto". A mio padre vennero le lacrime agli occhi e ha detto che non ero uno scherzo e nemmeno una bugia e che io ero malata. Io ero anoressica. No vabbè per me stavano delirando tutti quanti. Perché nessuno si era fatto i cazzi suoi? Perché rompere le scatole a me che volevo solo dimagrire?. Mi hanno detto poi che avrei dovuto continuare ad andare dalla psico e così sarei guarita...
Be quella notte non so come l'ho passata, non me lo ricordo giuro. Pensavo solo a cosa avrei mangiato il giorno dopo per far vedere a tutti chi era davvero forte, chi poteva davvero decidere sulla MIA vita. Così io passai giorno dopo giorno a diminuire le porzioni ancora, ancora e ancora di più. Perché cavolo ero ancora così grassa? Guarda quei rotoli sulla pancia, le cosce che sembravano due prosciutti, blah che schifo tutto quel grasso... Ma io stavo bene, stavo solo cercando di dimagrire per piacermi... Ma io non mi accorgevo che stavo dimagrendo a vista d'occhio, no io ero ancora grassa, come facevano a dirmi ero dimagrita? Che razza di persone che mi dicevano le bugie! Io non credevo più a nessuno così pian piano ho iniziato sempre più a isolarmi, non uscire, non andare più in giro, non fare più quello che per me prima era normale. Il mio unico pensiero era: io devo dimagrire ancora un pochino, voglio essere magra e bella come una modella e ce la dovevo fare. Così stavo a casa la sera, guardavo la TV anche se non mi concentravo perché pensavo solo al cibo e a cosa avrei potuto mangiare il giorno dopo contando tutte le calorie che potevo ingerire...Ma io stavo bene, davvero. Questi genitori che si preoccupano per nulla!! Così passavano i giorni tutti uguali perché ero sempre rintanata in
casa mentre nel frattempo era arrivato settembre: il primo giorno di scuola.