Il giorno seguente si svolse con una lentezza che a Newt parve quasi frustrante e per tutto il tempo lui sentiva come un peso sullo stomaco che lo perforava da parte a parte.
Il giorno prima gli sembrava quasi un lontano ricordo, o che tutta quella giornata fosse capitata a qualcun altro e lui fosse solo uno spettatore esterno: il cliente che veniva a comprare le rose, la stupida idea che aveva avuto di lasciare un fiore davanti casa del ragazzo e quest'ultimo che scendeva per vederlo e lo lasciava lì.
Si sentiva deluso, ma d'altronde che poteva aspettarsi? Era stato un gesto disperato e avventato, se ne rendeva conto. Non sapeva cosa davvero lo avesse spinto a farlo, ma adesso il desiderio di conoscerlo si faceva più insistente di prima. Peccato che fosse giovedì, e non l'avrebbe visto per tutta la giornata.
«Newt, è ora che tu vada» Will stava per chiudere la saracinesca.
«Si, dammi un attimo» rispose Newt, aspettando che suo zio tornasse nel retro a prendere le sue cose. Prese un altro ibisco, sempre indaco, e lo infilò nel cappotto senza farsi vedere.
Chissà, si disse, magari questa volta lo tiene con se.
Salutò Will ed uscì alla svelta, per poi lasciare il fiore nello stesso punto in cui l'aveva lasciato il giorno prima.
Se il ragazzo fosse stato fuori casa, lo avrebbe preso quando sarebbe tornato, pensò mentre correva a perdifiato fino a casa.
Newt amava correre. Spesso, quando non aveva nulla da fare, andava al parco vicino casa sua e correva a più non posso. Era una delle poche cose che lo faceva sentire libero. Mentre correva si sentiva leggero e lontano da tutto e da tutti. Intoccabile. Invulnerabile. Avrebbe corso sempre, se avesse potuto. Correva fino a quando le gambe non c'è la facevano più e i polmoni e il naso bruciavano come se fossero andati a fuoco.
(il giorno dopo)
La pausa pranzo per Newt era sempre un momento di estremo relax. Spesso si portava un libro da leggere per ingannare il tempo, dato che non aveva la possibilità di avere una conversazione con suo zio. Will, infatti, passava ogni sua pausa pranzo sul retro a "parlare con le piante", e Newt rimaneva da solo.
Tutti credevano che il parlare con le piante fosse una grande stupidaggine. Be', tutti tranne Newt, ovviamente. "Le piante" diceva "sono esseri viventi e come tali hanno bisogno di ascoltare ed essere ascoltati", e nessuno era più bravo di Will con le piante. Per questo, però, Newt passava le pause pranzo da solo a leggere. Quel giorno, era seduto sul bancone e stava leggendo Ragione e Sentimento, un romanzo di Jane Austen che lo stava appassionando, e quando la campanellina della porta suonò per avvertirlo che era appena entrato un cliente, fu Will ad uscire dal retro a dire che doveva andare via perché erano in pausa pranzo.
«No, non sono qui per comprare dei fiori. Avrei bisogno di sapere chi ha comprato questi di recente» disse la voce di un ragazzo. Newt alzò lo sguardo dal libro e lo vide. Proprio davanti a se c'era il ragazzo della casa bianca.
«Allora occupatene tu, Newt, io ho da fare» e Will sparì nel retro proprio come era apparso prima.
Il biondo non se lo fece dire due volte e chiuse il libro.
«Ibisco» sorrise «il fiore del colpo di fulmine»
«Come?» il ragazzo lo fissava confuso.
Newt saltò giù dal balcone con un abile balzo.
«L'ibisco, proprio per la sua forma, simboleggia la bellezza, quella che ti colpisce a prima vista. Il colpo di fulmine» spiegò, con un sorriso stampato sulle labbra.
«Qualcuno ha comprato qui questi fiori di recente?»
«Be', comprati no. Ma so chi li ha presi» sussurrò, accertandosi che Will non lo sentisse.
«Chi?»
Newt inclinò la testa da un lato e rise.
«Non sei molto perspicace, vero?»
«Be', non capita tutti i giorni che un ragazzo carino ti lasci dei fiori sotto casa, sbaglio?» il moro sorrise, e per un attimo Newt non seppe cosa dire, e si limitò ad arrossire appena.
«Sono Thomas, comunque» il ragazzo gli tese la mano.
Finalmente il ragazzo della casa bianca aveva un nome: Thomas.
«Newt» si presentò l'altro, stringendogli la mano.
Thomas guardò alle spalle del biondo.
«Leggevi?»
«Oh, si» Newt andò a prendere il libro e lo mostrò a Thomas, sorridendo un po imbarazzato «È un romanzo, in realtà»
«L'ho già letto. Hai già visto il film o...?» rispose. Newt era stupito. Non credeva che Thomas fosse un tipo da romanzi, ma d'altronde non puoi conoscere una persona limitandoti a guardarla quando è affacciata al balcone.
«No» Newt scosse la testa «Preferisci finire il libro, sono a metà»
«Be', sbrigati a finire. Nel film c'è Hugh Grant» disse Thomas, ammiccando.
«Lo terrò a mente» Newt rise, roteando appena gli occhi.
Thomas lanciò uno sguardo all'orologio che era appeso alle spalle di Newt.
«Ora devo andare, mi dispiace» disse, e non diede a Newt nemmeno il tempo di rispondere che già era andato via.
«Era un tuo amico?» Will spunto dal retro.
«Uhm, si, una specie» rispose il biondo, scuotendo appena la testa.----
hey hey lo so che è molto corto ma non aggiorno da un po', e poi è un capitolo un po' di "passaggio"
un grazie speciale va a carlyyyy03 che mi ha aiutata perché ero un po' bloccata. amiamola.
detto questo, torno a scrivere.
bbbbbyyyyyeeeeee
-Els
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Flowers. ||Newtmas||
FanfictionOgni giorno alla stessa ora Newt alzava lo sguardo verso la casa bianca, che spiccava quasi prepotentemente in quella piccola via di centro città piena di passanti indaffarati e piccole casette colorate. Ogni giorno alle quattro e mezza si prendeva...