Riapro gli occhi: il sole sta sorgendo, vuol dire che non è passato più un quarto d'ora da quando ho perso i sensi.
Sono distesa sul bagnasciuga con la sabbia umidiccia fra i capelli.
Sputacchio un po' d'acqua e vedo due ragazze praticamente identiche; l'unica cosa che le distingue è il colore dei capelli: la prima li ha blu scuro, mentre la seconda di un viola altrettanto marcato.
La caviglia mi fa male e subito mi regala una fitta acutissima che mi fa fare una smorfia.
«Tutto bene?-domanda la prima- Siamo arrivate appena in tempo! Coco è andata a chiamare le altre, ora arrivano, tranquilla.»
«Potrebbe andare meglio: la caviglia mi fa un male tremendo. Grazie per avermi aiutata.» rispondo io. Caspita, salvata da estranei per la seconda volta in ventiquattr'ore; mi sento una perfetta incapace, stavo andando per non far rischiare alle principesse la loro vita e...
«No! Aspettate! Coco, chiunque sia, non doveva andare a chiamare le ragazze! Io...io sono un pericolo, un peso inutile.»
Se le principesse mi trovano, vorranno delle spiegazioni e non mi lascerebbero mai senza aiuto: sarei punto e a capo!
«Ma di che parli?!-esclama la violetta- Conciata così non ti puoi nemmeno muovere. Finiresti coll'essere attaccata di nuovo, com'è successo pochi minuti fa.» questa ha un'aria propri severa, quasi mi intimorisce.
«Kiki! Kiki!» è la voce di Seira: la vedo correre con una camicia da notte color mandarino, seguita da Hanon, Luchia, Rina, Hippo, Nikora e madame Taki, tutti in pigiama come la bambina. Poi noto anche una ragazza biondissima, dev'essere Coco.
«Kishiko! Cosa ti è saltato in testa!» urla Hanon; non saprei dire se è infuriata o preoccupata, fosse tutt'e
due.
Mentre la ragazzina in arancio mi salta addosso abbracciandomi cerco di dare uno straccio di spiegazione, ma Seira, involontariamente, mi da un bel colpetto alla gamba destra, facendomi piantare un grido smorzato. Fortuna che spiaggia e hotel sono abbastanza isolati, altrimenti sarebbe stato un problema spiegare urla all'alba e un "allegro" gruppo in pigiama.
«Quella caviglia è proprio mal messa: ti portiamo al pronto soccorso con la mia auto, intanto ci racconti meglio ciò che è successo. Coco è stata molto frettolosa: voleva portarci subito da te.»
Provo a ricordare gli avvenimenti, ma ricordo solo che venivo trascinata in acqua senza potermi trasformare, poi sono svenuta. Wow! Sono proprio brava a dare spiegazioni.
Vengo aiutata ad entrare nella macchina.
Raggiungiamo l'edificio.
Dopo qualche ora di raggi e noiosissime analisi mi ritrovo con un piede ingessato e raddoppiato di volume, più una cartella secondo la quale ho dovuto farmi cucire sette punti sotto la nuca.
Io nemmeno mi ero accorta di avere un taglio lì. Complimenti Kishiko: urli per una caviglia fratturata e non per una profonda ferita da scoglio. Boh!
Comunque devono tenermi sotto controllo fino a domani. La cosa non mi entusiasma particolarmente; il pronto soccorso mi ricorda i laboratori: pieno di attrezzini potenzialmente dolorosi e presone in camice. Mi vengono i brividi al solo pensiero.
Nikora si è dovuta inventare una serie di frottole assurde per spiegare non solo l'incidente, ma anche il perché non avessi una tessera sanitaria, una carta d'identità e altre scartoffie. È dovuta correre a casa e farsi fare da madame Taki qualche documento falso, a quanto si sa è più brava in questo che come indovina. Tutto ciò mi suona illegale, ma almeno ha funzionato.
Un'infermiera mi porta nella sezione "traumi e lesioni craniche".
A quanto pare sono l'unica con la nuca spappolata perché vedo tutti i letti del reparto vuoti, anche se non sono molti.
«Bene Kishiko, se vuoi un consiglio, riposati. Sei fuori pericolo e se dormi qualche ora non ti succederà nulla, e poi ti aiuterebbe a recuperare le forze» è molto gentile.
Mi aiuta a sistemarmi su un letto accanto alla finestra: «Ecco, se ti serve qualcosa o non stai bene chiamami premendo il bottone a bordo del letto- dice indicando un pulsantino verde- Questa sera passerà il dottore per gli accertamenti, mentre poi arriveranno i tuoi amici per vedere come stai, ok?» mi rendo conto di non aver detto mezza parola, così per non sembrare idiota mugugno un assenso e lei esce dalla stanza.
Mi ritrovo da sola, con la testa dolorante, il piede destro intorpidito e i pensieri che frullano a velocità massima.
Ma quando smetterò di farmi salvare dagli altri?! Le sirene, mia madre...a questo punto sarei capace persino di farmi salvare da un essere umano, direi che sarebbe imbarazzante, anche più del dover dare spiegazioni. Ecco nella noia ho trovato qualcosa da fare: inventare qualcosa di credibile per scusare la lettera, se dicessi come stanno le cose non mi crederebbero nemmeno. Non perché siano stupide o simili, ma perché non sarebbero in grado di mettersi nei miei panni e fraintenderebbero.
Mentre rimurgino nel mio oceano di riflessioni e spudorata bugie sento un un lieve calore sulle gambe: è la luce del sole alto che penetra dalla finestra. A occhio e croce è l'una del pomeriggio.
In questo istante entra un addetto con un vassoio con del cibo.
Solo in questo momento mi rendo conto di avere una fame incredibile!
L'uomo mi lascia il vassoio e io cerco di ringraziarlo il più cortesemente possibile, provando a ignorare per gli ultimi quindici secondi il mio stomaco furente.
Divoro la ciotolina con il riso la vapore e l'anpan confezionato in tempo record, bevo un bicchiere d'acqua e decido di tenere io resto della bottiglietta sul comodino.
Mi godo il sapore che mi è rimasto in bocca del dolcetto. La marmellata di atsuki è zuccherosa e dolce, lasciando al palato una sensazione di serenità. Sì, ho sempre associato i cibi zuccherati alla felicità.
Torno alla noia mortale di prima. Forse dovrei riposarmi come mi è stato suggerito, ma non ci provò neanche: so già che sarebbe una causa persa. Mi cade l'occhio su alcuni libri appoggiati sul comò e ne sfoglio uno giusto per strozzare il tempo.
Leggo il titolo in grande "Koto" con la nota „premio nobel„ con gli stessi caratteri. Mentre apro il volume mi accorgo che non riesco al leggere: le parole sono offuscate, si mescolano e si sbiadiscono. Fantastico, ora non riesco davvero a passare il tempo.
Sbuffo, e nello stesso istante l'infermiera fa entrare una ragazzo parecchio alto coi capelli castano rossiccio, con l'aria stordita.
«Kishiko, lui è Tadashi. Chiacchierate un po' così magari passate il tempo eh» dice la donna per poi aiutare il ragazzo a sedersi sul letto di fronte al mio, andarsene e chiudere la porta.
Ci facciamo una sorta di cenno; una specie di segnale del tipo "io non ti infastidico se tu non infastidisci me".
Poi lui posa lo sguardo sul romanzo che ho in mano:«Koto? L'ho letto tre volte, è magnifico. Tu come lo trovi?»
«Veramente- rispondo- mi sono appena accorta di non riuscire a leggere, non cu vedo nulla delle parole in piccolo» la mia risposta è secca, ma con una nota di disagio.
«Mi dispiace! Certamente i dottori ti sapranno aiutare...dai passa il libro; te lo leggo io.»
E io glielo passo pure senza accorgermene. Perché? Semplice; mentre si allungava per prendere il romanzo sono rimasta non colpita, quanto intimorita dai suoi occhi: vispi, ma gelidi, di un azzurro così chiaro da sembrare di ghiaccio. Però è buffo ha l'aria ancora un intontita e la cosa mi strappa un sorrisetto, subito sento le guance calde: senti che soni arrossita, che vergogna!
«Cosa c'è?!»
«Come? Niente scusa...» sono un'imbranata.
Il moretto inizia a leggere il manoscritto, narrando senza imperfezioni le meraviglie della città di Kyoto e gli alberi di ciliegio in fiore, è molto bravo e quando nomina il personaggio di Sinichi mi viene da pensare al ragazzo davanti a me. Direi che è un'altra situazione imbarazzante.
Mi sento come quando Hanon, Rina e Luchia mi hanno aiutata a camminare; ora Tadashi mi sta leggendo un racconto e io mi sento una poppante come ieri.
Vorrei dirgli di smettere: dato che se è in questo reparto avrà preso un colpo in testa o simili e leggere tanto potrebbe nuocergli, ma ho paura di essere scortese o di offenderlo. Va bene, questo comportamento non è che sia da me: solitamente non mi passa per la testa di preoccuparmi per un umano...o almeno se non con...No! Non voglio nemmeno ricordarli: i ricordi riaprono solo ferite aperte e per ora di ferite mi bastano quelle materiali.
Gli lascio leggere ancora qualche pagina per poi fingere di addormentarmi.Angolo autrice:
Volevo chiedervi una cosa: preferite più aggiornamenti con capitoli più corti, qualche aggiornamento in meno con capitoli più lunghi o va bene così, come sto già facendo?
Cosa pensate di Tadashi?😏👊
(Grazie per le 65 visualizzazioni! Se aumentano ancora di 10, faccio un capitolo particolare :D)
~Giu💎
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The Black Mermaid
FanficHo deciso di scrivere una fanfiction su un anime che amavo moltissimo da bambina, e che se devo dire non mi dispiace nemmeno ora: le mermaid melody😆. Questa è la prima volta che scrivo per gli altri, quindi scusate se la storia non sarà il top, ma...