I will carry you over

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-Agente?- una voce urlò nel corridoio.
-Agente!- ripeté vedendo che il suddetto agente non si stesse girando e non gli stesse prestando attenzione.
Si avvicinò, correndo il più velocemente possibile, e posò una mano sulla sua spalla.
L'agente si voltò, con il bicchierino di caffè in mano, e lo guardò stranito.
-Mi dica.-disse ma rimase composto.
-Il Generale Fitz vorrebbe vederla.- lo informò il sottoposto.
L'agente annuì serio e, buttando il bicchierino di carta nel cestino, si diresse verso il terzo piano del palazzo, subito dopo aver ringraziato l'uomo che lo aveva ripetutamente chiamato.

Lavorare in un posto come l'Interpol, al servizio e con i metodi dell'ONU, era un privilegio per uno come lui.
Aveva sempre sognato di lavorare al servizio della legge e del mondo, aveva sempre desiderato fare qualcosa per migliorare, non solo il suo paese, ma anche quello degli altri.
Voleva fare la differenza e ci riusciva.

Da molti anni lavorava e si dedicava anima e corpo al suo lavoro.
Era uno dei migliori agenti dell'Interpol e in tre anni di carriera aveva già assunto una notevole fama e rispetto.
Non era a livelli altissimi ma per soli tre anni di servizio si reputava più che fiero di se stesso.

La struttura in cui l'Interpol si era appoggiata, era grande e raffinata.
Vetri ovunque e uffici sparsi per i corridoi.
Gli agenti si destreggiavano da una parte all'altra per svolgere i propri ruoli e l'agente riusciva a muoversi in quell'ambiente come se fosse a casa sua.
Era a proprio agio tra quei corridoi, tra quelle persone.

Avevano tutti lo stesso scopo nella vita: salvare l'umanità, per quanto gli fosse possibile!

Salì le scale del palazzo e, in pochi minuti grazie alle sue gambe lunghe, si ritrovò al terzo piano, davanti l'ufficio del Generale.

Bussò alla porta dell'ufficio e attese che qualcuno gli desse il permesso per entrare.
Aspettò qualche secondo, quando poi una voce potente e severa gli disse che poteva entrare.
Abbassò la maniglia, prese un gran respiro ed entrò.

L'ufficio non era molto grande e i muri erano ricoperti da foto di importanti Capitani e Generali, medaglie, cartine e scaffali pieni di libri.

-Agente Styles! Si accomodi. -Ordinò con tono gentile il generale.
Harry, l'agente in questione, si accomodò come gli era stato detto di fare.

A volte gli piaceva che gli ordinassero di fare le cose.
Gli toglieva l'incombenza di dover decidere in certi casi.

-Voleva vedermi, Generale Fitz?- chiese accavallando le gambe e poggiando le mani sulle cosce allenate.
-Si! Volevo vederla, Agente Styles, perché ho un incarico da affidarle.-disse.

L'agente, dentro di se, gongolò.
Ogni incarico era sempre una sfida per lui, un modo per mettersi alla prova, ed amava farlo.
Era anche un modo per avanzare di grado, poi.
Più lavori gli affidavano, più li svolgeva al meglio e più il suo grado si alzava!

Annuì.
-L'incarico ci è stato affidato dal Presidente degli Stati Uniti in persona ed è da trattare con la massima cura.- spiegò.
Harry non si scompose più di tanto.
Non era certo la prima volta che il Presidente degli Stati Uniti D'America gli affidasse qualche lavoro e non sarebbe stata neanche l'ultima.
Capitava spesso di sentire nomi importanti o famosi, o temuti, dipende da come la si vuole vedere.
-Posso chiedere di cosa si tratta?- chiese cercando maggiori informazioni.
-Come saprai bene, la Russia sta portando non pochi guai all'America ed il Presidente ha paura per il paese e per la propria incolumità. Ci è stato riferito che un soggetto è in pericolo ed è nell'interesse del mondo che venga protetto. Ha delle informazioni importanti che potrebbero salvare l'America e voglio che tu, con altri uomini, possiate controllarlo e portarlo dal Presidente.-concluse.
Annuì.
-Sarà fatto, Generale!
-Gli Agenti che ti affiancherò sono ottimi e molto professionali. Vorranno il massimo da te e pretendo che tu lo voglia anche da loro.
-Come sempre.-rispose impeccabile.

And through the darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora