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Appena arrivammo nel luogo in cui si sarebbe tenuta la cena, uscimmo dalla macchina ed io mi soffermai a vedere l'edificio.
Era costruito in mattoni, ma dalle varie decorazioni veniva reso un locale molto moderno.
Appena entrammo, constatai che anche l'interno era ben arredato e curato nei minimi dettagli. Ogni tavolo aveva su di esso una candela e un vaso di fiori.
Il locale, però, era quasi vuoto, non vedevo famiglie o coppiette felice, soltanto qualche persona che mangiava sola.

<<Marc, ma qui non c'è nessuno>> sussurrai, facendogli notare la cosa.
<<Lo so, noi abbiamo riservato una piccola zona di questo posto, saranno sicuramente tutti lì>> rispose, prima di chiamare qualcuno, in modo da farsi indicare la strada.

<<Scusi, sono uno dei ragazzi che dovrebbe cenare nella zona che è stata riservata. Sono Bartra, Marc Bartra>>disse.
<<Aspetti un momento- disse, prendendo una lista, quindi, suppongo, controllando che lui fosse effettivamente tra gli invitati. -si, eccolo qua. La conduco subito dai suoi amici, signor Bartra>> lo ringraziammo, dopodiché lo seguimmo in un lungo corridoio, fino a ritrovarci davanti ad una porta. La aprì, rivelando una distesa di tavoli, quasi tutti occupati. C'erano tutti i ragazzi che avevo conosciuto all'allenamento, suppongo con relative moglie e figli, e altri ragazzi che non conoscevo.

<<Ma non ci sono giocatori del Barcellona>> affermai.
<<Sì, gli altri che vedi sono della primavera>> rispose, rivolgendomi un piccolo sorriso.
Annuii, per poi seguirlo.

Trovammo un posto libero e ci sedemmo. Io ero affianco ad una ragazza, che poi si è rivelata essere la moglie di Lionel, e Marc.
La cena iniziò e tutto procedette per il meglio.

Ogni tanto, qualche coppia si riuniva nel centro della sala ballando, altre volte, solo i ragazzi, si mettevano a ballare al ritmo di canzoni da discoteca, scaturendo le risate di tutti.

Il vero problema fu un'altro.

Decisi di uscire, per un po', fuori da locale, giusto per prendere una piccola boccata d'aria, dato che lì dentro cominciava a fare caldo e mi stava girando la testa.
Mi accomodai su una panchina ed estrassi il mio cellulare dalla borsa.

Restai lì per circa dieci minuti, poi optai nel rientrare, o almeno finché non notai una bambina piangere. Mi avvicinai e mi resi conto che era appena caduta dalla bicicletta, dato che era a terra, in mezzo al fango, proprio come la piccola bimba.
La aiutai ad alzarsi, dopodiché cercai di trovare sua madre, che, con informazioni della bambina, avevo saputo che si trovasse seduta su una panchina.

Dopo un po' di tempo, finalmente la trovai, così mi avvicina a lei.

<<buonasera signora, scusi il disturbo, ma ho trovato sua figlia a terra e suppongo che si sia fatta male. Ha bisogno di un po' di acqua ossigenata e di cerotti>> spiegai, mentre si alzò piuttosto preoccupata.

<<oddio, grazie mille cara>> disse, prendendo la mano della figlia e per poi rivolgermi un sorriso.

Io, invece, feci per voltarmi, ma mi bloccò.

<<tu assomigli tanto alla ragazza che è sparita un giorno fa>> dopo la sua affermazione, restai immobile, non sapevo cosa dire o fare.

Mi aveva riconosciuta, nonostante avessi tagliato e tinto i miei capelli, nonostante avessi applicato delle lenti sui miei occhi. Ma, soprattutto, nonostante i nostri volti fossero a malapena illuminati da un lampione posto al lato opposto della stradina.

Spazio Autrice.
Guai in arrivo? Cosa succederà ora, secondo voi?
Come al solito, fatemi sapere con un commentino se la storia vi sta piacendo, cosa volete che cambi e, se vi va, lasciate anche una stellina ;).
Al prossimo capitolo,
Ciau :)❤️

Sky; Marc BartraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora