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I miei genitori arrivarono poco dopo. Scesero dalla macchina e subito mia madre corse verso di me abbracciandomi.
<<Oh tesoro, mi sono preoccupata tantissimo>> disse, anche se si capiva benissimo che mentiva e che, una volta tornata a casa, mi avrebbe urlato di tutto e di più. Mio padre, invece, si limitò a guardarmi, senza degnarmi di un abbraccio o di un saluto. Ha sempre fatto così, non gli è mai importato nulla di me, anzi, voleva che io non nascessi proprio.

<<Se non vi dispiace, andiamo a casa del ragazzo che dobbiamo dire un paio di cose anche ai genitori>> affermò strattonando Marc e caricandolo in macchina.
Io scelsi di salire nella macchina con lui, piuttosto che andare con i miei.

Per tutto il tragitto, tenni ben stretta la sua mano nella mia.
Una volta arrivati, scendemmo ed entrammo in casa.
<<Mamma, Papà!>> urlò, con le lacrime agli occhi. Mi faceva male vederlo così. Ed era tutta colpa mia. Non avrei dovuto seguirlo, quel giorno. Sarei dovuta restare in quella stanza, avrei dovuto tenere i miei problemi per me.

Courtney arrivò in salotto poco dopo, fissandoci. Capì immediatamente tutto e mi rivolse uno sguardo compassionevole. Nonostante stesse finendo nei guai per colpa mia, non riusciva a odiarmi e ciò mi fece piacere.

<<Signora, suppongo che lei sia a conoscenza del fatto che questa ragazza..>>

<<Sì, so tutto>> lo interruppe.

<<Bene, suo marito?>> chiese.

<<Lui non sa nulla, davvero. È sempre a lavoro ed anche ora non c'è >> rispose immediatamente.

<<Okay, comunque sia, lei e suo figlio dovete venire in tribunale. Sceglieremo lì cosa farne di voi>> affermò il carabiniere.

Dopodiché, quest'ultimo mi ordinò di riprendere le mie cose. Così feci.

Una volta fuori casa, Courtney e Marc salirono nella sua auto, mentre io salii in quella dei miei.

Da quel momento, non ero più libera. Non potevo più uscire, non potevo più fare niente.

Prima di partire, mia madre si voltò verso di me.

<<Come caspita ti è saltato in mente di scappare di casa? Pensi che non ti avremmo più trovata? Keira ti rendi conto di ciò che hai fatto? Sei un irresponsabile ragazzina. Aveva ragione tuo padre, dovevo abortire >>
Disse, mentre io a stento trattenevo le lacrime.

Insomma, come si può dire ad una figlia che non doveva nascere? Che sarebbe stato meglio abortire che darmi alla luce?

Nessuna mamma direbbe una cosa del genere. Nessuna. Tranne lei.

Comunque sia, giungemmo in tribunale, dove io aspettai Marc e sua madre, continuando a sperare il meglio per loro.
Dopo esser stati così bravi con me, non meritano di finire in carcere.

Dopo attimi, che a me parvero secoli, finalmente uscirono e lo stesso carabiniere di prima, ci venne incontro.

<<Lei, Clara e tu, Luca, siete in arresto >> disse ai miei genitori, mentre io rimasi senza parole.

Stavano arrestando i miei?

<<Cosa?>> esclamò mia madre.

<<Abbiamo saputo alcune cose da voi non specificate. Ad esempio il motivo per cui vostra figlia sia scappata. Mi è stato riferito che la tenevate rinchiusa dentro casa, senza darle la possibilità di uscire all'aria aperta, vero?>> continuò, mentre io mi voltai verso Marc. Mi rivolse un sorriso, che io ricambiai.

Ancora una volta mi aveva salvata.

<<No, tutto falso>> ribatté mia madre.

<<È così o no?>> il carabiniere si rivolse a me ed io annuii.

<<Bene, siete in arresto, prendeteli>> concluse poi, mentre delle guardie presero i miei genitori.

Io, invece, senza pensarci, corsi tra le braccia di Marc.
<<Grazie, grazie, grazie>> affermai stringendolo forte.
<<Ti voglio bene Keira>> rispose lui, per poi stamparmi un bacio sulla fronte.

Adesso potevo davvero dire di esser libera. Potevo tornare ad essere me stessa.

Sky; Marc BartraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora