Capitolo 2

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Mi svegliai ancora assonnata e senza la minima voglia di andare a scuola.

Mi alzai di controvoglia e andai in bagno per lavarmi e vestirmi.

Mi feci una doccia veloce, mi vestii, mi legai i capelli, misi un po' di mascara e un filo di matita nera attorno agli occhi e poi scesi a fare colazione.

"Giorno Gin" mi salutò mia madre quando entrai in cucina.

"Giorno mamma" ricambiai sbadigliando.

"Giorno" dissero in coro Daisy e Meredith​ entrando in cucina.

"Mmh...piove anche oggi" sbuffò Maryclaire entrando.

Da perfetta persona anormale quale era, da qualche anno aveva stabilito che il "buongiorno" le stava pesantemente antipatico e che ogni mattina lei dovesse dire qualcosa a caso, come per darsi una svegliata provando a ragionare e cancellando in po' la monotonia che, diciamocelo, alle volte caratterizza la vita di tutti quanti.

"Giorno anche a te Mary" la salutai.

"Beh, siamo a Londra, non chissà dove, cosa ti aspettavi?" Chiese mamma a Maryclaire con tono scocciato.

Mary roteò gli occhi e sbuffò.

Era vero, a Londra pioveva spessissimo, d'inverno e c'era una nebbia perenne che portava con sé una tristezza indescrivibile, l'estate poi era davvero una città stupenda, una delle più belle al mondo, secondo me.

Finii di fare colazione, andai a lavarmi i denti, presi lo zaino e uscii di casa, seguita da Daisy e  Maryclaire.

Come Maryclaire aveva acutamente notato, quella mattina pioveva. La pioggia la mattina, per la mia modesta opinione, è una delle cose più belle e insieme più malinconiche che esistono. È antipatica, sotto certi punti di vista ma, sotto altri, è una cosa inspiegabilmente meravigliosa svegliarsi col ticchettio della pioggia, vedere tutta quell'acqua cadere dal cielo da una finestra di scuola.

"Ehy, Izzy" salutai Elizabeth andandole incontro appena la vidi nell'atrio di scuola, lasciando alle mie spalle le mie sorelle. 

Questo sarebbe stato il mio ultimo anno qui, e mi dispiaceva lasciarmi tutto questo alle spalle.

"Ciao Ginevra" mi risalutò lei abbracciandomi.

"Ciao Mary, ciao Daisy" salutò lei le mie sorelle minori, di cui, non so come, sapeva il nome e, allo stesso modo, non avevo idea di quando si fossero avvicinate a me e Elizabeth.

"Ciao" Salutarono loro, poi se ne andarono verso le loro amiche.

"Ti va di andare a fare una passeggiata al centro commerciale oggi pomeriggio?" Mi chiese Eliza.

Ci pensai un attimo, in effetti non mi avrebbe fatto male una passeggiata con un'amica, altrimenti sarei rimasta a casa a piangere per quello stronzo di Jason.

"Si, per che ora?"

***

Le ore della mattina passarono in fretta, poi mentre stavo andando a mensa decisi di passare dalle scale di dietro, c'era sempre meno gente e di conseguenza si arrivava prima.

Ero da sola, Elizabeth era con un suo amico e le mie sorelle erano disperse per la scuola.

Girai a destra e percorsi il corridoio.

Ero circa a metà quando dalla porta aperta del bagno femminile vidi una scena che mi fece passare la fame.

C'erano Jason e Catherine, lei contro il muro più nuda che vestita e lui di fronte a lei che la baciava con molto trasporto.

Quella scena mi fece tornare in mente un'altra simile avvenuta tra me e Jason qualche mese prima a casa sua.

A quel punto le lacrime mi rigarono le guance e decisi di andare in cortile.

Non avevo più fame.
Non avevo voglia di vedere né sentire nessuno.
Volevo stare da sola.
Solo questo.

Arrivai in cortile e andai a sedermi sul muretto.

Ero gelosa? No.
Ero delusa? Sì, e non poco.

Era sempre stato il mio posto preferito, mi sentivo un po' lontana dal mondo, un po' lontana dai miei problemi e avevo modo di pensare a ciò che mi succedeva.

Io Jason ci eravamo messi insieme tre anni prima, era stata una bella storia, mi aveva chiesto un appuntamento e si era dichiarato.

L'anno prima poi l'avevamo fatto.

Avevo dato la mia verginità ad un ragazzo che non la meritava affatto.

Ad un ragazzo che mi aveva tradita, ma che principalmente ad un ragazzo che mi aveva delusa.

Ma non era questo a farmi più male, era il semplice fatto che io gli avevo dato tutto, gli avevo raccontato tutto di me, che io ero sempre stata sincera con lui, eppure...

Dopo un'oretta passata in solitudine rientrai e appena ebbi un attimo di tempo, dissi a Elizabeth che quel giorno non potevo uscire perché avevo un impegno di cui mi ero appena ricordata. Lei ci credette e non fece domande.

La verità era che dopo la scena che avevo visto nel bagno mi era totalmente passata la voglia di fare qualsiasi cosa.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 27, 2019 ⏰

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