Capitolo 1: il Metodo

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A un certo punto della mia vita, nonostante non avessi avuto l'opportunità di frequentare il collegio dei gesuiti di La Flèche, mi ritrovai nella stessa situazione del grandissimo Cartesio. 

 

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Pur riconoscendo di aver assimilato una vasta quantità di fondamentale e meraviglioso sapere e pur riconoscendo che in questo tempo la mia mente e la mia ragione avevano potuto fortemente esercitarsi, migliorarsi e potenziarsi, mi accorsi di non avere un sicuro criterio per distinguere il vero dal falso.

Ciò di cui avvertii il bisogno era un Metodo di indagine universale, che potesse quindi essere valido in qualunque ambito, per me e per ogni altra persona. Il Metodo doveva essere dunque un criterio di orientamento unico semplice e infallibile, che permettesse all'uomo di procedere in modo rigoroso in ogni campo teoretico e pratico, e che avesse come fine ultimo il vantaggio dell'uomo stesso.

E chiunque avrebbe potuto confermare che niente presentava le caratteristiche di universalità, rigore, semplicità, perfezione ... più della Matematica. Pertanto decisi che dalla Matematica stessa il Metodo doveva essere generato. Nulla poté meglio esprimere il mio pensiero di allora delle stesse parole di Cartesio:

Quelle lunghe catene di ragionamenti, semplici e facili, di cui i geometri si servono per giungere alle loro più difficili dimostrazioni, mi dettero motivo di supporre che tutte le cose di cui l'uomo può avere conoscenza si seguono nello stesso modo.    

    

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La Matematica infatti era già in possesso del Metodo, che in essa veniva applicato normalmente. Quello che bisognava fare era prendere coscienza delle regole metodiche della Matematica, astrarle da tale nobile disciplina e formularle in generale, per poterle applicare in tutti i campi. Fortunatamente per me, anche a ciò aveva già pensato lo straordinario René Descartes.

 Fortunatamente per me, anche a ciò aveva già pensato lo straordinario René Descartes

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Il Metodo era composto da quattro regole che verranno qui di seguito prima ufficialmente espresse nella loro forma originale, come omaggio al sommo filosofo, e dopo riformulate in modo più semplice.

1)Non accogliere mai nulla per vero che non si conosca essere tale con evidenza; e non comprendere nei propri giudizi niente di più di ciò che si presenti così chiaramente e così distintamente alla propria mente da non avere alcuna occasione di metterlo in dubbio.

2) Dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare nel maggior numero di parti possibili e necessarie per meglio risolverla.

3) Condurre i propri pensieri ordinatamente, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscersi per risalire a poco a poco, quasi per gradi, fino alle conoscenze più complesse.

4) Fare in ogni caso enumerazioni così complete e revisioni così generali da essere sicuro di non omettere nulla.

I Regola: regola dell'evidenza

Accogliere per vero soltanto ciò che alla propria mente risulta essere tale in modo evidente, ossia chiaro distinto e indubitabile.

II Regola: regola dell'analisi

Scomporre ogni problema complesso nelle sue parti fondamentali ed elementari, analizzandole una ad una finché su ciascuna di esse non si giunge a una verità chiara, distinta ed evidente.

III Regola: regola della sintesi 

Ricomporre insieme le singole verità ottenute nell'analisi, procedendo gradualmente dal più semplice al più complesso, fino a raggiungere la verità dell'insieme.

IV Regola: regola dell'enumerazione e della revisione

Enumerare tutti gli elementi individuati nell'analisi e rivedere tutti i passaggi della sintesi, ossia controllare tutto il procedimento per essere sicuri di non aver commesso errori.    

Fantasia, libro x1-0-1, MetafisicaWhere stories live. Discover now