Un racconto scritto una sera guardando la coloratissima città di Bosa (foto sopra) in Sardegna
C'era una volta, e in parte c'è ancora, un borgo stretto fra il mare, il fiume e il monte che si chiamava Bosa. Bosa la bianca la chiamavano, perché le sue case erano tutte candide, di un bianco scintillante che la faceva risplendere da lontano. Questo perché da tempo regnava su Bosa una signora che aveva imposto il bianco a tutte le case. La signora, quando aveva ventidue anni, era stata abbandonata dal suo promesso sposo Gavino, che le aveva preferito la sorella Anna, una ragazza semplice e ben diversa dall'austera signora di Bosa. Da allora la signora Iris aveva decretato che, pena la morte, nessuna ragazza di Bosa potesse sposarsi e tutte le case della città fossero dipinte di bianco in segno di purezza.
Passarono gli anni, già erano quindici quelli trascorsi e le ragazze da marito invecchiavano, le bambine divenivano donne e nessuna poteva provare a trovare un uomo, le case erano più bianche che mai, le culle più vuote che mai e Iris era sempre più arida e sola, chiusa nel suo castello, naturalmente bianco, che solitario dominava tutta Bosa.
Il malcontento tra gli abitanti cresceva e cresceva, ma Iris era la Signora che Dio aveva dato loro e la sua famiglia abitava a Bosa e ne aveva la signoria sin dai tempi dei Fenici.
Venne però un giorno speciale, in cui Eleonora, una bella ragazza dagli occhi verdi e dai capelli neri, si innamorò perdutamente di Federico, un giovane di Bosa. Anche Federico corrispondeva al suo sentimento, il loro amore toglieva il fiato ed Eleonora non si rassegnava all'idea che non avrebbe potuto sposarlo.
Fu così che, pensa e pensa, le venne in mente un'idea.
Un mattino si alzò molto presto e mentre ancora la città dormiva dipinse la sua casa di azzurro. Sua madre, Santina, appena se ne accorse scoppiò in un pianto disperato, temendo che Eleonora sarebbe stata uccisa, perché aveva reso nota la propria intenzione di sposarsi colorando la casa.
La signora si svegliò e alla finestra del suo castello, aprendo gli occhi sulla città, vide una casa azzurra: una sfida senza precedenti alla sua autorità. Non mandò nemmeno le guardie, stupita come era, ma corse a perdifiato calando su Bosa addormentata, chiamando a gran voce Eleonora dalla finestra.
"Chi sei, che osi sfidare la tua signora, non temi la morte?"
"Sono Eleonora, e sposerò Federico".
Iris, la bianca signora, divenne paonazza in viso e rispose "Non conosci le leggi della tua città? Per questa tua insolenza ti dovrei fare ammazzare! Perché dovrei risparmiarti?".
Eleonora attendeva questa reazione, ma aveva pensato bene a cosa rispondere "Perché siete nata Iris, mia signora, come la dea dell'arcobaleno, e non potete dimenticare del tutto che avete nel vostro nome tutti quanti i colori".
Iris capì e si pentì del proprio egoismo e lasciò Eleonora sposarsi.
Da quel giorno, le case di Bosa si tinsero di tutti i colori e le ragazze tornarono a sposarsi. Ecco perché Bosa la bianca è oggi Bosa la colorata.
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Parole sparse - racconti di ogni tipo
Ficción GeneralHo nel cassetto molti racconti, alcuni dei quali scritti al bar mentre ero da solo o mentre le conversazioni mi annoiavano, altre scritte facendomi ispirare dal momento, su una tovaglia di carta o sul retro di una bolletta della luce, mi piacerebbe...