23. Eyes closed (and he looks just like you)

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Louis cercava di fissare il soffitto, ma la stanza era ancora immersa nell'oscurità della notte. Non c'era differenza tra quando apriva gli occhi e quando li chiudeva.
Daisy e Phoebe erano solo due lievi presenze ai suoi fianchi, in verità non dormiva da così tanto tempo che riusciva a malapena a percepire il proprio corpo. Sembrava un peso inutile, al momento. Una specie di gabbia con sbarre salde e gelide che non si sarebbero mai spezzate.

Louis inspirò.
Non riusciva più a contare le ore che aveva passato sveglio durante le notti precedenti, la sua testa non riusciva ad andare oltre il numero cinque, a dirla tutta. C'erano troppi pensieri che prendevano il sopravvento ogni volta che provava a concentrarsi su qualcosa, e tutti urlavano e squarciavano e si ingarbugliavano furiosamente come in una lotta per la sopravvivenza. Non riusciva a formulare un solo ragionamento coerente da giorni. C'era solo rumore e, allo stesso tempo, una voragine che lacerava a metà il suo petto, creando crepe e infiltrandosi in ogni singola fibra del suo corpo, spaccando le terminazioni nervose fino a renderlo insensibile.

Eppure, sentiva comunque il dolore.
Sentiva il dolore in modi e in punti di cui nemmeno era consapevole, prima. L'aria era così pesante da schiacciargli la cassa toracica, l'ossigeno gli straziava i polmoni, il suo stesso corpo sembrava rigettarlo, in qualche modo. Probabilmente non era una cosa possibile. Probabilmente niente di ciò che succedeva nella sua testa aveva più senso. Ma non c'era una maniera migliore per spiegarlo.

Durante le notti precedenti gli era successo a volte di cedere al sonno per qualche attimo, solo per risvegliarsi un istante dopo mentre tutti i suoi pensieri urlavano Dov'è Harry?

Harry. Era l'unica parola chiaramente riconoscibile nel frastuono che lo perseguitava. Gli veniva da piangere per quanto desiderava solo un po' di silenzio, solo poco. La disperazione gli stritolava lo stomaco e ogni organo vitale per togliergli il respiro e soffocarlo. Non aveva mai provato un dolore così profondo da sembrare radicato nelle sue stesse ossa, circolante nelle sue vene e arterie al posto del sangue. Non aveva mai pensato che una persona potesse causare un tormento di quella portata. Non solo emotivo, ma psicologico, fisico.

C'erano momenti in cui non riusciva nemmeno a capire se fosse sveglio o se tutta quella situazione fosse solo un sogno. Magari Harry non se n'era andato veramente, o magari Harry non era mai neanche esistito, e lui aveva solo sognato tutto.
A volte ci sperava.

Inspirò di nuovo e con forza per costringere la propria mente a concentrarsi, poi si mosse cautamente per scivolare fuori dall'abbraccio di Daisy e Phoebe e scese dal letto, evitando Lottie e Fizzy che sembravano dormire serene sebbene fossero stese a terra. Okay, c'erano le coperte e i cuscini a separarle dal pavimento, ma Louis dubitava comunque fosse una sistemazione comoda.
E loro erano lì per lui. Tutte e quattro, tutte e quattro le bambine che aveva protetto e aiutato per tutta la vita, e che ora tanto bambine non erano più. Soprattutto Lottie e Fizzy; era impressionante quanto fossero cresciute in fretta.

Louis uscì dalla stanza e accese la luce del corridoio più per abitudine che per non rischiare di inciampare, voltandosi poi a guardare le sorelle. Fu confortante il modo in cui l'affetto per loro oscurò per un momento il graffiare stridente del dolore.
Richiuse piano la porta della propria stanza e avanzò lentamente verso il bagno, tutti i suoi muscoli che si lamentavano per la fatica di muoversi nuovamente dopo i giorni trascorsi quasi in completa immobilità, ma anche quel tipo di indolenzimento risultò confortante. Quella era una cosa che sapeva gestire, per lo meno.

Entrò in bagno e accese la luce anche lì, sedendosi per un momento sul bordo della vasca prima di alzare lo sguardo sullo specchio davanti a sè, attaccato sopra il lavandino. E- cazzo, Louis sapeva di aver evitato di guardarsi per giorni, ma non erano passati secoli (non veramente, almeno, anche se a lui sembrava di sì), perciò non era preparato al riflesso che lo specchio gli restituì.

Solitary Run || L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora