Dove Non arriva il Sole

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Una sveglia digitale suonò improvvisamente, nella penombra della stanza.
Dopo pochi secondi, ci fu un fruscio di coperte e un acuto urlo femminile, così forte da squarciare il buio, carico della paura più oscura che una persona possa conservare nel suo animo.
Irina Jelavić teneva la schiena contro la testata di legno, la bocca che bramava aria come un pesce fuor d'acqua. Calde lacrime rigavano le guance bianche come la neve, le labbra erano secche e color bianco latte. Gli occhi color azzurro oceano erano dilatati, sondavano la stanza attorno a lei con la paura sul viso.
Credeva, da un momento all'altro, di vedere un cadavere accasciato contro una delle pareti della sua stanza, un buco in testa e fiotti di sangue che colavano sul viso.
Credeva, da un momento all'altro, di abbassare lo sguardo sulla sua mano e trovarci una pistola ancora calda, un rivolo di fumo che usciva dalla canna.
Credeva, da un momento all'altro, di essere tornata indietro.
Per un secondo ricordò la sensazione del corpo che andava a raffreddarsi contro di lei, e un brivido le percorse la schiena.
Aderì ancora di più le spalle al legno, irritandole la pelle. Ma non le importava più di tanto.
La succinta camicia da notte in seta color confetto le si era attorcigliata attorno durante il sonno, per quanto si era agitata.
Con gesto stanco, si spostò i capelli lunghi e biondi da davanti al viso.
"Mi gira la testa." Fu il suo primo pensiero sensato, mentre sospirava.
Era più vivido delle altre volte. Più pressante. Più reale.
Perché era quel giorno. Di tanti anni fa.
Quel giorno, di anni orsono, era oggi.
Il suo primo omicidio.

Sì vestí a fatica.
All'inizio pensó di non presentarsi a lezione, poi si disse che sarebbe stato solo inutile.
Però, alzarsi fu uno smacco.
Appena si resse sulle sue gambe, rischiò di cadere. Ancora pallida, si poggió all'appendiabiti con tutte le sue forze.
"Tu... un'assassina... che si mette in queste condizioni!" Si disse da sola, mentre si rimetteva in piedi. Corse in bagno, prendendo prima dalla cabina armadio un tubino e una giacca grigio pallido, con una maglia bianca.
Entrando in bagno e posando i vestiti su una sedia, corse subito al lavandino, poggiandoci le mani. Con la mano girò in fretta e furia la manopola a destra, al massimo. Subito, un fiotto d'acqua gelata uscì dal rubinetto, e Irina lo raccolse con le mani a coppa, buttandoselo in faccia. Ripeté questa operazione diverse volte, prima di rinchiudere la manopola.
《Sto bene.》mormorò a sé stessa 《 Sto bene. Sto. Bene.》 Alzò la testa verso il suo riflesso, piano.
Era meno pallida, ma l'espressione sul viso era ancora malinconica.
Sospirò.
Per quello non poteva farci nulla, avrebbe solo dovuto aspettare che quella giornata passasse.

Scese dalla macchina, l'espressione come sempre indecifrabile.
"E ti pareva..." Fu il primo pensiero di Irina, mentre chiudeva la macchina 《Ciao.》Fu l'unica cosa che disse, mentre si girava verso di lui.
《Ciao.》replicò Karasuma, chiudendo la portiera.《tutto bene?》aggiunse, notando il segno rosso sotto i suoi occhi.
《Sto bene.》si limitò a dire la donna, mentre frugrava nella sua borsa.
《Okay.》così lui iniziò ad incamminarsi, lasciando Irina immobile sul posto.
"È ovvio che non sto bene!" Si ritrovò a pensare, mettendo su un' espressione seccata."Ma mi hai guardato attentamente?! O pensi solo a quello stupido polpo da far fuori?!" Sbuffó "E io che ci perdo ancora tempo." Sopraggiunse, mentre si metteva con gesto brusco la borsetta sulla spalla. Si ravvivó i capelli sciolti, portandoli dietro. E nonostante fosse seccata, non poté fare a meno di fissare la sua schiena con espressione persa, mentre s'incamminava.

《Allora...》Irina era bloccata alla cattedra.《oggi... noi... vedremo come... come...》
Aveva sprecato un'ora di lezione. Mezz'ora a spiegare agli alunni il suo aspetto pietoso con scuse su scuse su scuse, ognuna meno credibile della precedente, e mezz'ora per fare l'appello, dato che le riusciva difficile persino pronunciare il nome dell'alunno. Gli ideogrammi sembravano danzare sulla pagina, la testa era leggera come un palloncino.
"Ma che sono venuta a fare...?" Si domandò, portandosi una mano alla fronte con espressione sconfitta.
《Bitch-Sensei...?》domandò Kanzaki 《si sente bene?》
《Certo che no!》rispose per lei Takebayashi, aggiustandosi gli occhiali sul naso 《ha un evidente disagio mentale, il che le comporta delle ripercussioni sul suo stato fisico. Cosa succede, professoressa?》
Tutta la classe la fissò, mentre suonava la campanella. Nessuno si mosse.
《Ragazzi...》aritcoló a fatica Irina, mentre prendeva la borsa 《sono in ottima forma, come sempre! Ma vi pare che una come me non sia sempre impeccabile?》rise 《ora è meglio se lascio il posto a quel maiale, su.》e sorrise alla classe mente usciva.
Mai si vide sorriso più falso.

||Dove non arriva il Sole|| Irina x KarasumaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora