Don't fall away

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Quando Taehyung aprì gli occhi intorno a lui era tutto buio. Si sollevò lentamente dal pavimento su cui era disteso, per poi guardarsi intorno. Azione inutile dato che intorno a lui c'era solo nero. Mettendo meglio a fuoco, però, riuscì a scorgere la piccola luce di una candela, dall'altra parte della stanza. Cautamente iniziò ad avanzare, sperando di non trovare ostacoli lungo il suo percorso. Raggiunta l'agognata meta la fiammella si spense.

Un attimo e si accorse di star sprofondando. Tutto tornò buio.

Quando trovò il coraggio di aprire nuovamente gli occhi si ritrovò in piedi davanti ad un imponente portone marrone, dall'aria piuttosto familiare. Abbassò leggermente la maniglia ed entrò, attraversando uno stretto corridoio bianco. Sulla destra c'era una cucina, anch'essa bianca, dove spiccava un divanetto a due posti color giallo canarino. Continuò ad avanzare, entrando in un enorme salotto. Quasi al centro della stanza c'era un tavolo con sopra un vaso blu notte; nell'angolo a destra un divano rosso fuoco, con dietro un piedistallo con sopra un vaso antico ampiamente decorato e una vetrina piena di bomboniere. Alla sua sinistra si apriva un altro corridoio, leggermente più ampio di quello all'ingresso, dove c'erano un bagno sulla sinistra e poco più avanti, sulla destra, una padronale. Di fronte a quest'ultima c'era un'altra camera. Un lettino coperto da un piumone a scacchi giallo e blu si trovava giusto al centro della stanza; tutt'intorno c'erano pupazzi a non finire e altri giocattoli sparsi sul pavimento. A quella vista il suo cuore perse numerosi battiti. Quell'ambiente gli sembrava così familiare perché era stata la sua casa, prima del trasferimento. Era ancora piccolo quando avevano traslocato quattro case più avanti, ma riusciva a ricordare ancora tutto di quel luogo, ogni singola stanza, ogni singolo nascondiglio. Una sensazione di tristezza si impossessò del suo cuore, ma non riuscì a darle molta importanza, perché delle voci provenienti dal salotto lo riportarono con i piedi per terra. Percorse il tragitto fatto precedentemente, ma al contrario, e rientrato in salotto non riuscì a spiegarsi cosa stesse succedendo. Sul divano c'erano i suoi genitori, ringiovaniti di almeno una decina di anni, che parlavano con quelli che riconobbe come i genitori di Jimin, il suo migliore amico. A terra poi c'erano due bambini e sembravano proprio lui e Jimin, ma tutto quello non era possibile. Erano grandi ormai, erano quasi degli adulti, mentre i due a terra dimostravano si e no cinque anni. Si mosse velocemente piazzandosi davanti ai suoi genitori, in cerca di spiegazioni. «Mamma, papà! Che significa tutto questo? Cosa sta succedendo?»

Ma quelli lo ignorarono completamente, continuando a conversare tra di loro. Iniziò allora a muovere le mani davanti ai loro occhi, reclamando attenzione, ma fu tutto inutile, sembravano non vederlo. Scosse la testa, incredulo, cominciando ad indietreggiare fino a sbattere contro il muro. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo, gli sembrava di essere un fantasma e di star viaggiando nei suoi ricordi, ma non era assolutamente possibile. Non poteva, anche perché avrebbe implicato l'essere morto. E lui non lo era, vero?

Ancora sconvolto si rialzò, lacrime salate scivolavano lungo le sue guance fino a raggiungere il collo, e corse fuori, lontano da quella casa, da quei ricordi, sperando di svegliarsi e scoprire che fosse tutto un brutto incubo. Ma una volta uscito non c'era più il pavimento sotto di sé e cadde.

Atterrò in piedi, per fortuna, ritrovandosi in un piccolo parco di Daegu, quello dove lui e Jimin erano soliti trascorrere i loro pomeriggi.

Rinunciando a trovare una spiegazione a tutta quella situazione cercò di calmarsi, nonostante quel peso opprimente che sentiva sul suo petto e si incamminò lentamente verso il loro luogo preferito: una vecchia casetta abbandonata, dove i bambini non andavano più a giocare da chissà quanti anni. Fece il tragitto con una lentezza estenuante, ripercorrendo con la mente tutte le volte che lui e il suo migliore amico avevano trovato rifugio lì. Avevano scoperto quel luogo quasi per caso, mentre cercavano rifugio dalla pioggia. Come tutti i pomeriggi da quando ne aveva memoria stavano giocando sulle giostre, quando un improvviso acquazzone li costrinse a scappare. Non conveniva tornare a casa, si sarebbero inzuppati dalla testa ai piedi. Iniziarono quindi a correre alla ricerca di un posto dove avrebbero potuto attendere che spiovesse e dopo un po' trovarono quella casetta. Nessuno sembrava sapere della sua esistenza, per questo decisero di farlo diventare il loro posto. Quando avevano un problema si rifugiavano lì, in attesa che l'altro arrivasse e cercasse di far tornare la felicità.

Don't fall away| vminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora