prologo - da soli

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«Posso spiegare, davvero io-»
«No. Mi dispiace Bummie, ma stavolta hai superato il limite.»
«Jennie, per favore..»

Era un venerdì sera, e i fratelli Im stavano litigando, di nuovo. Le urla si sentivano per tutto il condominio, ma nessuno aveva il coraggio di lamentarsi, ormai era la routine sentire le loro sfuriate e, a dire il vero, facevano compassione un po' a tutti.

«No. Mi sono rotta il cazzo Jae, non puoi continuare così. Dammele.»

Jennie alludeva alle numerose bottiglie che Jaebum aveva in credenza, quelle che quasi ogni sera da due mesi, portavano il ragazzo ad uno stato penoso, facendolo uscire di testa e soprattutto di casa, e la sorella era costretta ad andarlo a prendere mezzo ubriaco, portarlo a casa e assicurarsi che stesse bene.

«JENNIE HO 18 SMETTILA DI TRATTARMI DA BAMBINO.»
«DAMMI LE FOTTUTE BOTTIGLIE, CRISTO, JAEBUM SE NON SEI RESPONSABILE NON È COLPA MIA»
«MA ANDIAMO, SEI SERIA?»

La minore guardo in basso, sospirando. Ci fu un attimo di silenzio, poi la mora riuscì solo a mormorare: «Jae. Ti prego.»
Jaebum provò una certa tristezza notando che la sorella fosse sul punto di cedere e avere una crisi di pianto.
Così, sbuffando in modo molto maturo, si decise a prendere le bottiglie e a darle alla ragazza.

«Jae, hai 18 anni. Non posso salvarti il culo io ogni volta. Dovresti essere tu il fratello più grande.. protettivo e responsabile..»
Il maggiore fu improvvisamente investito da una marea di sensi di colpa, notando la sorella esausta. Si stava comportando come un bambino viziato e lo sapeva.
Intanto Jennie fissava il pavimento, era stanca di quella situazione. Non aveva altro da aggiungere
«Jennie, ti prego io.. non so che dirti, perdonami..»
«Non ti devo perdonare, non è successo niente. Tranquillo, okay?»
Detto questo, la più piccola di alzò leggermente sulle punte, abbracciando il fratello molto più alto di lei. Erano soliti avere queste discussioni, ma speravano entrambi di non averne più, per poi rimanere puntualmente delusi dalle loro aspettative.

«Jennie io.. mi sto comportando come un bambino, mi dispiace, sul serio.. io..»

Di tutta risposta, la sorella scosse il capo
vigorosamente ridendo nervosamente.

«È okay Jae.. è.. è semplicemente okay. I-io devo andare. Ciao Bummie.»

Alzò il capo tirando un sorriso quasi convincente, aveva gli occhi un po' rossi, ma non aveva versato lacrime.
Non lasciò il tempo a Jaebum di rispondere che era già andata via, e nemmeno due minuti dopo si ritrovarono entrambi a piangere silenziosamente.
-
Qualche isolato più in là, Youngjae era sulla panchina sotto la quercia del convitto, disgustato al solo pensiero di quello che stessero facendo Yugyeom e Bambam nella camera di quest'ultimo.
Nonostante nel mini-appartamento le due camere fossero separate, Youngjae avrebbe sentito distintamente cosa stessero facendo.

Viva il cartongesso, pensò il ragazzo, per quello che è costato l'appartamento dovrei fargli causa.

Non era la prima volta che si trovava in quella situazione, lì, seduto al suo solito posticino isolato fermo a pensare, a volte ci passava anche le ore dei pasti. Non perché non gli piacesse la compagnia.. solo che gli piaceva anche stare da solo. In silenzio, dove nessuno poteva trovarlo.

In quel momento, invece, avrebbe gradito molto la compagnia di qualcuno, ma questo qualcuno era impegnato.

Non gli andava giù che Bambam fosse lì con Yugyeom un'altra volta. Quel tipo.. era un emerito coglione. Youngjae credeva di odiarlo, era un completo idiota, aveva avuto molte storielle da niente in passato, "saltando da un letto a un altro che nemmeno i peggiori canguri", parole del co-protagonista.
Per ora sembrava non aver ferito in alcun modo Bambam, ma quello che dicevano sul conto del ragazzo-lampione era preoccupante per Youngjae. L'ultima cosa che voleva era che Bambam venisse ferito, ma il migliore amico non lo ascoltava, sostenendo che Yugyeom fosse cambiato.

Youngjae guardò l'orologio intorno al suo piccolo polso, erano le 18:45 di una tiepida serata di fine settembre.
Diede un ultimo sguardo all'imponente quercia sopra di lui, sentendosi meno incompreso, come se quella
quercia potesse capire tutte le sue preoccupazioni.
Poi si alzò intenzionato ad andare in camera di Lisa per non stare da solo, ma quando si ritrovò in piedi, noto che una cosa gli era caduta dalla tasca della felpa: una vecchia fototessera un po' stropicciata ritraeva lui al compleanno dei suoi 14 anni.
I ricordi riaffiorarono e Youngjae si ritrovò a pensare a tutto quello che aveva passato, e a come da diventato ciò che era.

Sarò anche un disgustoso ragazzino presuntuoso, ma non possono giudicarmi.

Youngjae si ritrovò sotto la quercia a piangere silenziosamente, non sarebbe mai voluto diventare questo, un ragazzino superficiale come tanti, ma così almeno non avrebbe più sofferto così tanto.
———————
ehm.. ehi?
io sono Maya ahaha
cosa dire? scrivo un po' di cazzate e boh, spero tanto vi sia piaciuto il prologo.
fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
è un po' triste come inizio, ma migliorerà subito se qualcuno calcolerà questa storia ahahaha
byee 👋🏼
-Maya •///•

repeat, please - 2Jae 🖍 boy x boy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora