Devo assolutamente trovare quel ragazzo.
Sì, ma come faccio a trovare uno sconosciuto tra +567 mila persone, senza sapere niente, dalla sua voce?
È praticamente impossibile.
Ottimo lavoro Ellie.
Durante tutto il pranzo non faccio altro che pensare a un modo per trovarlo, mentre mia zia mi manda continuamente occhiate preoccupate.
"Ellie..." dice mia zia titubante, risvegliandomi dai miei pensieri.
"Sì?" dico voltando lo sguardo verso di lei e sbattendo due/tre volte gli occhi per prestare attenzione a lei e non più ai miei pensieri.
"Ho una sorpresa per te!" risponde entusiasta facendo un grandissimo sorriso.
"Intendi la torta?" domando alzando una sopracciglia con ovvietà.
Subito il suo sorriso si spegne e diventa triste.
Perché non ne faccio mai una buona?
"Scusa zia, io non volevo offenderti! Cioè apprezzo tantissimo il tuo regalo, ma lo fai tutti gli anni e quindi me lo aspetto, però è la cosa più bella che tu possa regalarmi!" dico tutto d'un fiato senza capire se sono riuscita a dire almeno una frase di senso compiuto.
Lei fa un sorriso forzato e sospira.
"Tesoro, lo so che vorresti trascorre questo giorno con i tuoi genitori e tua nonna però, purtroppo, io non posso fare niente per riportarli in vita.
Ma siccome so che il tuo vero amore sono i dolci, credo che questo possa andare bene, no?" dice sorridendo.
Io annuisco e le sorrido di rimando mentre va a prendere la torta nel frigo.
È una torta abbastanza semplice, bianca con alcune decorazioni celesti.
Niente candeline, niente canzoncina e niente invitati.
"Grazie! Sei la migliore!" le do un bacio sulla guancia e metto un braccio intorno alle sue spalle.
"Beh, modestamente... ma questo non basta per convincermi a farti mangiare tutta la torta" dice facendo un sorriso di chi la sa lunga.
Non è che l'ha detto perché più di una volta l'ho detto per provare a mangiare tutti io i dolci...no! Stiamo scherzando? Ceh, non lo farei mai... davvero!
Prendo un pezzo e inizio a mangiarla.
"Sai zia, credo che questo lavoro faccia proprio per te!" dico facendo un sorriso furbo.
Lei mi guarda e scoppia a ridere.
"Più che altro, è il tuo lavoro dei sogni" risponde marcando tuo.
"No, ti sbagli! Il mio lavoro dei sogni è la pasticcera.
Così posso fare tutti i dolci che voglio!" dico con occhi sognanti.
"Perché ovviamente per te è una sofferenza inumana stare tra i dolci senza poterne mangiare neanche uno..." io annuisco come una bambina.
Dopodiché, nessuna delle due parla e io ritorno a pensare all'anello di mia madre e a quel ragazzo.
Quando finisco di mangiare sto per salire sopra per prepararmi a uscire, quando mia zia mi ferma "Andrai al cimitero, vero?"
"Come ogni anno" rispondo e lei fa un cenno comprensivo con la testa.
Continuo a salire le scale e vado in bagno per preparare tutti vestiti.
Tutto è silenzioso intorno a me.
La schiuma è candida e ferma.
Ho lo sguardo fisso davanti a me.
Da quanto tempo sono nella vasca? Probabilmente troppo.
Faccio una faccia rassegnata e inizio a muovere la mano sulla superficie dell'acqua per creare tante piccole onde.
Vorrei così tanto piangere.
Spero di riuscire a trovare quel tizio e spero soprattutto che abbia il mio anello.
Sospiro e decido che è tempo di finire il bagno e di andare al cimitero.
16:30.
Perfetto.
Sono in orario, ho ancora molto tempo.
Dopo mezz'ora sono pronta.
Un jeans, una felpa extralarge e le mie Nike.
Non ho molto gusto nel vestire, ma è l'ultimo dei miei problemi.
Lascio i miei capelli neri mossi sciolti.
Niente trucco.
Mi osservo allo specchio cercando di credere di essere carina, ma trovo imperfezioni in ogni centimetro del mio viso.
Sospiro e scendo le scale.
"Zia, vado al cimitero, ci vediamo più tardi." urlo.
Lei si avvicina e mi porge il giubbotto.
"Va bene tesoro, ma fai attenzione." dice sorridendo.
Io annuisco ed esco di casa.
È troppo paranoica, va bene che questa notte potevo vedermela male, ma non è successo, quindi non fa niente.
Secondo me, niente è casuale.
Anche la più piccola cosa, a cui noi non diamo importanza, ha un suo perché.
Può sembrare stupido, ma per me non lo è, ogni cosa è stata calcolata nella nostra vita e noi scegliamo se darle importanza o meno.
Già, chissà quel ragazzo chi è.
Fa molto freddo oggi, infatti ci sono poche persone in giro per la città.
L'inverno è la mia stagione preferita.
Insomma, a chi non piace stare sotto le coperte a guardare la televisione mentre fuori piove e fa freddo?
L'inverno ti fa venire voglia di casa.
Volete sapere una cosa strana? Io amo la primavera.
È la stagione in cui tutto rinasce, prende vita.
Ci sono giornate brutte alternate a giornate più calde che ti fanno venir voglia di vivere, uscire dalla propria casa ed esplorare il mondo.
Sono quasi arrivata al cimitero.
Riesco a vederlo in lontananza in tutta la sua solitudine.
"Buona sera Theo." lo saluto con un gesto della mano.
Theo è il custode del cimitero da diversi anni e siccome ci vengo spesso, oramai ci conosciamo bene.
"Auguri di buon compleanno Ellie!" mi sorride venendo ad abbracciarmi.
Ci conosciamo così bene perché vengo qui quasi tutte le settimane a trovare i miei genitori e mia nonna e sa quand'è il giorno del mio compleanno, perciò si ricorda sempre di farmi gli auguri nonostante io non li voglia.
"Grazie" gli sorrido.
"Vai a trovare i tuoi genitori e tua nonna?" mi domanda e iniziamo a camminare verso le tombe dei miei genitori.
"Già" annuisco.
"I tuoi genitori e tua nonna vogliono che tu sia felice, perciò un giorno troverai la serenità e tutto ciò sarà solo un lontano ricordo" dice fermandosi e guardandomi.
Io non sono destinata a essere felice, resterò così per sempre.
Io però annuisco sorridendogli.
Lui sorride e torna indietro lasciandomi lì da sola.
Faccio pochi passi e mi ritrovo davanti a quelli che erano i miei genitori.
A volte mi chiedo perché le persone vadano a parlare con un mucchio di polvere senza vita.
Sì, una volta era una persona a cui tu, magari, volevi bene, ma ora non è niente.
Non può più parlare.
Non può più avere un contatto con te.
Non può più ridere e non può più piangere.
Non può più vivere.
Però guardo le loro foto e una parte di me spera che la loro anima sia ancora lì, ad ascoltarmi.
Sospiro e mi siedo davanti a loro.
All'inizio passavo gran parte del tempo a fissare le incisioni sulle lapidi e quando realizzavo che erano morti piangevo, piangevo tanto, disperatamente.
Ora, invece, è diventato normale.
Riesco a sentirli lì con me quando vedo le loro foto in cui sorridono felici.
"Lo so che sei delusa da me, mamma, perché sono riuscita a perdere l'unica cosa che mi restava di te..." inizio giocando con le maniche del mio giubbotto e della mia felpa.
"...prometto che riuscirò a ritrovarlo, costi quel che costi!" esclamo poco convinta.
Dublino è enorme, con un sacco di turisti, come faccio?
Abbasso la testa e fisso il terreno sotto di me.
"Oggi zia mi ha regalato la solita vecchia torta.
Ha addobbato tutta la cucina e mi ha scritto un biglietto.
Mi conosce così bene.
Sono stata fortunata ad avere come zia una persona tanto speciale come lei." sorrido e alzo la testa guardando la foto dei miei genitori.
"Non mi sono dimenticata di te, papà, il mio supereroe." ridacchio mentre dei ricordi della mia infanzia si fanno spazio nella mia mente.
Io parlavo quasi sempre con mamma e lui si offendeva e diceva che avrebbe nascosto la mamma in modo da non poterla trovare più e così io avrei parlato solo con lui.
Ma alla fine mi prendeva in braccio e fingeva di essere un supereroe con dei poteri speciali, mi caricava sulle spalle e correva per tutta la casa.
Mamma rideva sempre e mio padre le mandava sempre delle occhiatine, incantato dalla sua bellezza.
"Vorrei essere una bambina per sempre..." sussurro triste.
"Domani andrò a scuola, ma vorrei rimanere a casa a dormire.
Tutti mi evitano e mi trattano come se io non esistessi." accarezzo l'erba con le dita.
"Vorrei sembrare felice, indossare una maschera e fingere che niente sia accaduto, ma quella maschera si è rotta da tempo ormai.
Quella maschera non ha niente di realistico, niente di credibile.
Perché non siete qui ad aiutarmi e a darmi la forza?" guardo un punto indefinito aldilà delle loro tombe.
"Davvero sarò di nuovo felice? Lassù vi ricordate ancora di me? Vi preoccupate ancora per me?" silenzio.
Nessuno mi risponderà.
Sospiro di nuovo e mi alzo.
Mi pulisco i pantaloni e guardo le loro lapidi.
Erano così belli, così perfetti insieme, ma la perfezione non appartiene a questo mondo.
Do un ultimo sguardo ai loro sorrisi e mi dirigo verso la tomba di mia nonna.
Arrivo e mi siedo vicino a lei.
Ha un sorriso così dolce.
Ho scelto io le foto e ho scelto quelle in cui sorridevano, il loro sorriso migliore perché la morte doveva simboleggiare l'inizio della felicità per loro.
"Nonna... la tua forza non è riuscita ad arrivare fino a me..." dico e abbasso lo sguardo verso il terreno.
Mia nonna è stata una grande donna, con una forza d'animo infinito e, così, anche mia madre.
Due grandissime donne.
Invece, io non so come loro.
Ho abbandonato subito la vita, senza lottare minimamente.
Mia zia dice sempre che anch'io sono forte, ma non le credo neanche un po'.
"Ti ricordi i miei compleanni? Facevi sempre una torta e tantissimi dolci, tutti per me.
Mamma ti sgridava sempre mentre papà mangiava i miei dolci." ridacchio e guardo i suoi occhi marroni.
Sì, ho molti ricordi felici della mia infanzia legati a loro.
"Alla fine, però, anche lei li mangiava." mia madre si sforzava sempre di fare l'adulta responsabile, ma il suo cuore apparteneva a un'eterna bambina.
Mentre guardo la foto di mia nonna sento dei rumori.
Mi alzo velocemente, lascio un'ultima occhiata alla sua lapide come saluto e vado verso l'entrata.
Non riesco a vedere più Theo, ma riesco a vedere in lontananza una macchina e molte persone.
Un funerale.
Di buon auspicio, no?
Vedere un funerale il giorno del proprio compleanno.
"Ellie!" mi volto e vedo Theo che avanza verso di me.
"Un funerale?" domando guardando la macchina che trasporta la bara.
"Sì." continuo a guardare la macchina rassegnata.
"Non è detto che porti sfortuna" dice mettendo una mano sulla mia spalla.
Mi ha letto nel pensiero.
Mi giro verso di lui e alzo un sopracciglio.
Lui mi sorride e mi dice di fare silenzio perché sta per passare la bara.
No, ma infatti, a chi vuoi che porti sfiga?
Il rito inizia e per tutto il tempo si sente solamente la voce del prete.
Quando tutto finisce, la maggior parte delle persone danno l'ultimo saluto alla bara e se ne vanno.
Un'altra persona dimenticata.
Rimangono solo due persone, un uomo e un ragazzo.
L'uomo appoggia la sua mano sulla spalla del ragazzo muovendola leggermente e si incammina verso di noi.
Quando ci raggiunge gli diamo le condoglianze e lui ci spiega che nella bara si trova il corpo di sua moglie e della madre di suo figlio.
Il ragazzo si è inginocchiato davanti la lapide, ha la testa bassa e le mani affondate nel terreno.
So quant'è dura.
Vedi tutto il tuo mondo, tutte le tue certezze cessare di esistere.
I due uomini iniziano a parlare mentre io fisso quel ragazzo.
Mi avvicino a lui per cercare di parlargli, ma lui inizia a dare dei pugni al terreno disperato.
"Ehy..." dico con voce flebile avvicinandomi.
Non sono nemmeno sicura che mi abbia sentito.
Arresta tutti i suoi movimenti e fissa un punto indefinito davanti a lui.
Io mi stringo nel mio giubbotto.
"Vattene!" è l'unica cosa che riesce a dire, senza emozioni, freddo, impassibile.
Ma, io...
"Non mi hai sentito?" si alza e si piazza davanti a me guardandomi fisso negli occhi.
...quella voce...
"Allora?" chiede spazientito.
...la conosco.
"Tu!" esclamo.
Lui mi guarda stranito.
"Eri tu questa notte, in giro per Dublino a mezzanotte passata!" dico squadrandolo.
"Sei tu la ragazza che mi ha urtato?" chiede squadrandomi a sua volta.
Che botta di culo!
Allora, veramente non mi ha portato sfortuna!
"Hai il mio anello?" domando speranzosa.
"Quale anello?" domanda annoiato.
"Il mio, dev'essere caduto quando ti ho urtato." rispondo aspettando impazientemente una sua risposta.
"Ah... quella ferraglia..." dice facendomi arrabbiare.
"Come ti permetti? È il mio anello e non è un pezzo di ferraglia!" esclamo infuriata avanzando verso di lui.
"In ogni caso è mio." dice con non curanza marcando mio.
Cosa? Ditemi che sta scherzando!
"Ridammelo! Ora!" mi sta facendo perdere la pazienza.
"No!" sorride furbo.
"Era di mia madre!" dico e lo guardo dritto negli occhi.
"T-tua m-m-ma-madre?" il suo sorriso si spegne e mi guarda disperato.
Io annuisco "è morta..." non sposto il mio sguardo dal suo.
Lui indietreggia e guarda la foto di sua madre.
Scuote la testa, mi da il mio anello e, con una spallata, raggiunge suo padre.
Guardo la sua figura allontanarsi mentre stringo tra le mie mani l'anello di mia madre.
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Rain and happiness
Lãng mạnLei aveva sofferto molto a causa di gravi perdite. Lui aveva perso qualcuno. Tutti e due avevo perso una parte del loro cuore, della loro vita, ma chi dei due aveva sofferto di più? Chi sarebbe stato il primo a lasciare l'altro? Chi avrebbe sostenut...