Capitolo 8

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Come fece a sopravvivere ad un simile colpo Keith non riuscì mai a spiegarselo, a distanza di anni.

Più di quello fisico il dolore che provò fu emotivo. Già una volta era stato trafitto, nel disperato tentativo di salvare Camille dalla morte. Tutto inutile, entrambi erano stati colpiti a morte. A salvare sia lui che lei dall'eterna oscurità era stato il re, che li aveva trasformati entrambi in vampiri, permettendo alla loro amicizia di proseguire anche da morti.

Nel suo stato di incoscienza, i ricordi della sua vita lo travolsero, aumentando il dolore che già di per sé provava.

Quando essi decidevano di dargli tregua per un po', Keith era abbastanza cosciente da riuscire a sentire delle persone parlare intorno a lui.

《Ce la farà?》

《È già morto, difficile dirlo. Possiamo solo provare e sperare》

Durante quei periodi di lucidità Keith si accorse di poter anche esaminare i propri pensieri come se stesse leggendo un testo. Era una cosa davvero strana, che sicuramente non si aspettava di poter fare.

Un tentativo lo fece, di usare questa capacità. Andando a logica ed esclusione, capì il motivo di quell'urlo che aveva sentito prima di perdere conoscenza. Era un urlo di dolore per la morte totale proprio di Keith. Morte che non era avvenuta, per fortuna.

Finalmente, dopo parecchio tempo, il vampiro riuscì a svegliarsi.

Si era già chiesto dove si trovasse, mentre era incosciente. Anche in quel caso era andato a logica ed esclusione, concludendo con l'avere due ipotesi: o era nelle prigioni della base del branco dei licantropi, oppure era nella loro infermeria.

Seconda ipotesi esatta. Era in una stanza azzurra e bianca e lui stesso indossava un abito candido. Sentiva delle bende avvolgerlo, al di sotto dell'abito; se avesse avuto bisogno di respirare, sarebbe morto. Erano troppo strette.

A distrarlo fu una voce seria, che però tradiva una certa quantità felicità e sollievo.

《Finalmente ti sei svegliato, a quel che vedo》

Keith alzò lo sguardo su un ragazzo appena entrato in infermeria.

Ancora prima di qualunque altra cosa notò che aveva un braccio fasciato e sotto una ferita che sanguinava ancora. I canini gli si allungarono da soli.

Il ragazzo se ne accorse subito e gli tese un sacchetto pieno di sangue.

"Bevi. Non è nostro, non rischi nulla"

Keith ci mise pochissimo a svuotare il sacchetto. La fame non si era certo placata del tutto, ma così riuscì ad avere abbastanza autocontrollo da poter ritrarre i canini e calmarsi.

《Quindi tu sei Keith. Sei anche meglio di come ti avevo immaginato... Ora che ci penso, non mi sono mai presentato, nonostante siano ormai settimane che ci conosciamo.  Mi chiamo Julian》 disse tendendo al vampiro la mano sana.

Keith la strinse e disse: 《Hai degli occhi stupendi》

Non era certamente l'unica cosa stupenda che aveva, ma quegli occhi, azzurri e verdi, erano qualcosa di davvero unico. Un colore che però gli stava d'incanto, con quei capelli castani.

Julian sorrise. Keith trovò il suo sorriso bello quanto tutto il resto.

《Julian... ti dice qualcosa il nome Camille?》 riuscì a chiedere alla fine.

《È uno dei vampiri che abbiamo catturato. Da quando è arrivata qui non ha fatto altro che chiedere quali fossero le tue condizioni. Una vampira con un bel caratterino, siamo riusciti a fermarla solo quando ha visto che stavamo cercando di salvarti la vita》

《È la mia migliore amica. Sta bene?》

《Ovviamente. Al contrario di voi vampiri, noi licantropi lasciamo la dignità ai nostri prigionieri. E lasciamo loro anche da mangiare, senza dover fare tutto in nero. Cosa che, per esperienza, io non condanno》

Keith annuì. La risposta era stata abbastanza amara da farlo sentire in colpa, ma almeno aveva ricevuto la conferma che Camille stava bene.

《Posso vederla?》

Julian guardò il vampiro per un istante, poi andò ad aprire la porta.

Camille, che probabilmente aveva aspettato fuori fino a quel momento, corse dentro la stanza e saltò addosso al vampiro, stringendolo a sé.

《Ragazza, guarda che è ancora ferito》 disse il licantropo, preoccupato, esprimendo i pensieri di Keith. La vampira si staccò subito e sorrise, decisamente sollevata.

《Scusami, Keith. È solo che sono così felice di vederti vivo, vegeto e soprattutto sveglio!》

《Anche io sono felice di vederti viva, Camille... e sul vegeto ho qualche dubbio》 disse Keith con un sorriso.

《Ero preoccupatissima. Credevo saresti morto... intendo dire, il re ti ha trapassato da parte a parte! Anche con le mie conoscenze mediche non sapevo se saresti sopravvissuto》

《È anche grazie a te se sono vivo, quindi?》

Camille annuì, una goccia di sangue che le scendeva sulla guancia.

《Non piangere, Camille. Sono qui, sono ancora con te》 disse Keith con un sorriso, attirandola a sé e abbracciandola. La vampira scoppiò a piangere di gioia.

Era andato tutto per il meglio.

Erano vivi.

Erano salvi.

The Blood and the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora