River flows in you

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Nico parcheggiò la sua Harley nera di fronte ad una piccola palazzina azzurra a Manhattan. Si tolse il casco nero e lo posò sul manubrio della moto, osservando pensieroso l'edificio: sperava vivamente che fosse quello giusto. Erano giorni che girava come una trottola per New York, suonando a tutti i Solace che abitavano nella grande città, e non erano pochi, i quali si erano rivelati solo dei buchi nell'acqua. Nessuno di loro era quello che stava cercando.

Con un sospiro spense il motore della moto e smontò da essa, si mise le chiavi nella tasca dei jeans neri e prese il casco, camminando lentamente verso la palazzina con il cuore che batteva all'impazzata. Salì i tre scalini e si mise di fronte al portone, facendo scorrere i nomi degli inquilini fino a quando non trovò un Solace. Suonò il citofono e attese per un tempo indefinito, pregando con tutto il cuore che fosse in casa.

"Chi è?" rispose una voce maschile dall'altra parte del citofono, una voce che Nico conosceva fin troppo bene. Aveva la gola secca e non riusciva a parlare, non gli sembrava vero di averlo trovato.

"Chi è?" chiese nuovamente la voce e questa volta rispose.

"Sono io, Nico"

Nessuno rispose dall'altra parte e Nico stava per tornare indietro quando lo scatto metallico della serratura del portone lo fece voltare. Senza perdere tempo entrò e salì gli scalini a due a due, fermandosi ad ogni piano per vedere se c'era una porta aperta. Quando arrivò al terzo piano la porta a sinistra delle scale era socchiusa e un raggio di luce fendeva la penombra del pianerottolo. Si fermò qualche minuto per riprendere fiato, dopodiché si avvicinò titubante alla porta, bussando leggermente. Sentì dei passi avvicinarsi e aprire la porta, ma l'uomo che si trovò davanti non era quello che si aspettava di vedere. Era alto come Nico, i capelli castano chiaro tagliati corti, due penetranti occhi ambrati e un fisico muscoloso tipico di uno che passa molto tempo in palestra.

"Buongiorno. Posso aiutarla?" chiese lo sconosciuto con voce profonda, squadrando Di Angelo dall'alto in basso.

"Stavo cercando William Solace, ma forse..." disse Nico, interrompendosi quando alle spalle dell'uomo vide Will, bello come lo ricordava.

"Nico..." sussurrò, appoggiandosi ad un muro, ma lo shock nel rivederlo fu troppo per lui e svenne.

***

Nico e Will erano felici. Erano sposati da sette anni e, due anni dopo, avevano adottato una splendida bambina, Victoria, la loro gioia più grande. Vivevano a Los Angeles dove Nico lavorava per LAPD, L.A. Police Department, mentre Will componeva canzoni e si esibiva in molti locali nella parte ricca della città.

Vivevano in una villetta poco fuori la grande città ed avevano tutto quello che potessero mai desiderare, ma non sapevano che tutto il loro mondo si sarebbe sgretolato presto.

Nico era seduto in giardino a giocare con sua figlia con alcuni suoi pupazzi sparsi attorno a loro, suo marito, invece, era seduto sotto il grande pesco vicino alla casa mentre scriveva una nuova canzone. Will alzò lo sguardo vedendo come il compagno si facesse riprendere dalla bambina perché si distraeva facilmente, sorrise dolcemente a quella scena con il cuore gonfio di amore.

"Come mai stai sgridando papà? Non sta attento?" chiese Will, alzandosi e avvicinandosi a loro, sedendosi vicino al marito.

"Non sai quanto mi è difficile rimanere concentrato con te così vicino" gli sussurrò Nico in un orecchio "Sei una vera distrazione per me"

"Papà!" lo richiamò la bambina, guardandolo imbronciata con un'espressione molto simile a quella di Nico quando gli negava qualcosa a letto.

River flows in you (Solangelo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora