I giorni successivi passarono veloci e Gioia si abituò a poco a poco alla routine scolastica: sveglia 6:30, treno 7:15, scuola 8:00 e tutto il resto. L'estate non le mancava affatto e stava cominciando a stringere qualche nuova amicizia, soprattutto con Marta, la sua compagna di banco. Conobbe i professori e le materie nuove, e nel frattempo le prime due settimane volarono via in fretta. Cominciò ad uscire in centro, con Marta e qualche volta anche con altre ragazze. Si guardava intorno meravigliata, finalmente consapevole di tutto ciò che si era persa sino ad allora. Il fascino della città era davvero irresistibile e Gioia avrebbe passato giornate intere a fare shopping, a bere caffè da Starbucks o a rincorrere qualche pensiero lungo i viali eleganti e i vicoli stretti. Cosa ancora più importante, cominciò a fare qualche ricerca sul ragazzo di cui si era dannatamente innamorata. Perciò, cercò in ogni modo di risalire al suo nome, di scorgerlo di nuovo nei corridoi o a ricreazione. Magari fosse riuscita a trovarlo su Instagram: sembrava scomparso nel nulla, una visione meravigliosa quanto fugace. Il liceo Virgilio era una scuola enorme, che contava moltissime classi (a Gioia piaceva immaginarlo come la sua piccola Hogwarts, ancora piena di misteri da scoprire):il suo era un compito difficile. Non era riuscita a trovarlo nemmeno in biblioteca, dove tanti ragazzi, soprattutto più grandi, andavano a studiare. Aveva rischiato più volte l'infarto, quando in cortile le era sembrato di vedere una felpa uguale alla sua, salvo poi scoprire che si trattava di qualcun altro o di una maledettissima illusione ottica. A casa, passava i pomeriggi a fissare il soffitto ricordando il loro incontro invece di concentrarsi sui compiti di latino, mentre a scuola al suo solo pensiero le si disegnava un sorriso ebete sul viso, e poteva rimanere con quell'espressione anche per parecchi minuti. Ma sapeva che prima o poi si sarebbero rincontrati, e aspettò con ansia quel momento finché non giunse.
"Allora, per la prossima volta traducete le frasi a pagina 54. E vedete di non copiare, so riconoscere le traduzioni di Splash latino." disse con voce gracchiante la professoressa Morena. Era una donna anziana e molto magra; le rughe sulla fronte le conferivano una strana aria minacciosa. Insegnava latino e greco ormai da molti anni ed era solita squadrare chiunque le capitasse davanti da sopra le lenti degli occhiali, che teneva abbassati sul naso. Molti la consideravano una delle migliori professoresse dell'istituto, ma Gioia proprio non riusciva a sopportarla. Suonò la campanella, tutti si alzarono e si diressero verso l'uscita. La ragazza lanciò di nascosto un'occhiataccia ad Alice, quella stupida snob che aveva incontrato fuori da scuola il primo giorno e che le stava ora passando a fianco, tutta in ghingheri come sempre mentre i maschi della classe rimanevano per qualche strana ragione a bocca aperta. Uscì dall'aula scartando la propria merenda, si diresse verso la macchinetta del caffè e si mise in coda. Per un attimo si fermò a guardare dalla finestra i ragazzi che giocavano a calcio sul retro dell'edificio. Ancora una volta nessuna traccia del suo principe azzurro. Diede un morso al panino alla marmellata e si voltò: fu probabilmente la migliore idea della sua vita. Il miracolo era avvenuto, proprio nel momento più impensato. Ecco che, come in una fiaba,colui che aveva cercato per giorni le si era materializzato davanti! E non c'era nemmeno stato bisogno di baciare qualche rospo schifoso...Sgranò gli occhi e fu presa da una strana eccitazione. Avrebbe voluto gridare, o poter manifestare in qualche modo la propria emozione. Un brivido le scosse le membra, come se dei cubetti di ghiaccio le stessero scendendo lungo la schiena. "La vita è fottutamente strana", pensava mentre vedeva la fila procedere, in attesa soltanto di poterlo vedere di nuovo in viso. Si trovava esattamente alle spalle del ragazzo e cercava di sbirciarlo di nascosto. Si promise che avrebbe cercato di mantenere un'espressione un po' meno idiota dell'ultima volta. Ecco, il momento era arrivato: il ragazzo di fronte a lei aveva preso il proprio caffè e si stava voltando.
Ruotò il capo, la riconobbe e le sorrise. Bastava così, per quel giorno Gioia aveva vissuto abbastanza emozioni forti.
Il cuore rischiò di esploderle in mille pezzi dalla felicità: sì, esattamente, lui la aveva riconosciuta e le aveva sorriso, cazzo. Di lì a poco la campanella segnò la fine della ricreazione e i ragazzi tornarono in classe. Da come Marta fissò Gioia quando si sedette al proprio banco, doveva avere la faccia di una che era stata appena rapita degli alieni.
Quella mattinata non aveva però ancora esaurito le sue sorprese: sembrava avere qualcosa di speciale, scelta dal destino per mettere alla prova la sua resistenza psicologica.
Ed ecco che mentre Gioia preparava la cartella per tornare a casa, trovò un foglietto sotto il banco. Era sicura che il giorno precedente lì non ci fosse nulla che potesse assomigliare ad un foglietto. In un'altra occasione non ci avrebbe di sicuro fatto caso; magari lo avrebbe cacciato in cartella con i libri o lo avrebbe buttato nel cestino senza nemmeno aprirlo. Ma in quel momento no, aveva fantasticato abbastanza nelle ultime ore da poter ipotizzare che si trattasse di un invito a cena o perlomeno ad uscire da parte del ragazzo che amava. Era tremendamente curiosa, ma decise di aggiungere un pizzico di pepe alla situazione: avrebbe aspettato il suo ritorno a casa per aprire il misterioso messaggio con più calma.
Una volta tornata, mangiò velocemente il proprio piatto di pasta, per l'impazienza più che per l'appetito. La madre commentò soddisfatta:"Hai proprio fame oggi! Di solito ne lasci metà. Tutta colpa del greco, vero?" La ragazza non rispose, ma sorrise e i due sguardi si incociarono divertiti. C'era qualcosa di malizioso nello sguardo della donna: probabilmente aveva capito che si era innamorata. Non era poi tanto difficile, visto come si era comportata nell'ultimo periodo. Finito il pranzo, Gioia si precipitò in camera propria, dove avrebbe potuto leggere il biglietto al riparo da occhi indiscreti. Ma non aveva considerato il problema numero uno di quella casa: Simone. I due ragazzi avevano camere separate, certo, ma indovinate dove si trovava suo fratello in quel momento? Proprio dove non doveva essere: nella stanza da letto di Gioia. Per fortuna non stava tormentando la sua povera chitarra, che giaceva tranquilla appoggiata al muro, nel solito caos della stanza, tra dischi dei Green Day e alcuni fogli stropicciati. Simone, invece, era sdraiato sul letto e stava curiosando tra i suoi libri. Gioia, infuriata, gli intimò:"Sparisci immediatamente! Che sia l'ultima volta che ti trovo qui. Sei fortunato che ho di meglio a cui pensare rispetto a te , o questa volta ti avrei spaccato la chitarra sulla testa". Era davvero arrabbiata, ma si rese subito conto della propria incapacità di impaurire il ragazzetto strafottente che le stava davanti e sbuffò. Allora lo prese per il colletto e lo strattonò fuori dalla porta, che chiuse a chiave immediatamente. Tirò un sospiro di sollievo: non poteva pensare all'amore fraterno e ad essere gentile con gli altri, non ora. Le gambe le tremavano febbrilmente per l'attesa ed ogni singolo nervo del suo corpo era teso all'inverosimile. Il telefono in una delle due tasche vibrò: per un attimo Gioia fu tentata di prenderlo in mano, per vedere chi fosse a scriverle, ma poi lasciò stare. Mise una mano nell'altra tasca e ne estrasse il pezzo di carta. Non aspettava altro: lo aprì.
To be continued...
STAI LEGGENDO
A life in trouble
RomanceGioia è una quattordicenne alle prese con i problemi di ogni giorno. Ha appena finito le scuole medie e l'arrivo alle superiori le apre un nuovo mondo: la città con i suoi divertimenti, le serate con gli amici, la possibilità di ripartire da 0 dopo...