Era buio. Completamente e paurosamente buio. Non capivo più se il tetro nero che mi colpiva pervadeva la stanza o la mia testa, o forse tutte e due. Ormai inconscio e realtà non erano più distinguibili, confondevo una scena reale con una immaginata e viceversa; non percepivo la sostanziale diversità tra ciò che vivevo e ciò che pensavo. Dormire e sognare, alzarsi e vivere, non c'era più differenza. Chiudevo gli occhi e vedevo il buio, aprivo gli occhi e sentivo il buio, non cambiava nulla. Avrei tanto voluto amare la mia vita, se solo avessi avuto modo di percepirla.
Arrivai ad un punto in cui non sentivo più nulla: un abbraccio, una carezza, uno schiaffo, nulla di nulla; il mio corpo era completamente anestetizzato e nessun tentativo di risveglio era riuscito ad estrarre il liquido annientatore. Eppure qualcosa lo sentivo: il dolore, quello sì, l'ansia, pure, la rabbia, la paura, anche. La paura, già, quella era perennemente presente e forse era l'unica emozione che mi faceva capire che non ero morta, perché così credevo.
E più frequente della paura era l'ansia. Quest'ultima oramai era diventata parte di me, si era infiltrata nel mio DNA ed aveva fatto della mia testa ciò che voleva: si impadroniva ogni giorno della mia esistenza ed era impossibile liberarsene, come un'ombra oscura che mi avvolgeva quando fiutava la mia debolezza.
Il dolore che mi provocava l'ansia era come quello di un veleno nella pancia che distruggeva gli organi piano piano e nel frattempo divorava l'interno di me.
L'ansia è un'angoscia così potente da strappare l'anima dal corpo nel tentativo di mangiarla; è mangiAnima.
Avere l'essenza nelle mani dell'ansia significa vivere male; significa convivere con qualcosa più grande di noi stessi; significa fare i conti 24 ore su 24 con un malessere che impedisce, a volte, anche di dormire e mangiare; significa sentirsi molto diversi e perennemente non capiti; significa cadere in depressione; significa sentirsi sempre più deboli.
L'ansia non è quella che prende a chiunque prima di un'interrogazione, di un colloquio di lavoro o di un qualsiasi particolare evento per cui emozionarsi: l'ansia, quella vera e stronza, è la bestia che limita un'intera vita.
Non credo ci siano soluzioni o cure a questo potente impedimento, ma credo che la forza di volontà sia una forte arma in grado di gestirla. I nemici dell'ansia sono infatti la forza di volontà, la voglia di vivere una vita migliore e, soprattutto, la necessità di sentirsi padroni della propria esistenza. Ciò a cui aspira l'ansia è la supremazia della psiche, ma se quest'ultima è dotata di intelligenza, e solitamente per la maggior parte degli individui colpiti dall'angoscia esistenziale è così, col tempo imparerà a contrastarla sperimentando ogni modo possibile.
Solitamente l'ansia, così come la depressione, gli attacchi di panico, la tristezza cronica e così via, colpisce prevalentemente i soggetti dotati di un'intelligenza e particolarità leggermente, o abbondantemente, sopra alla norma: tutti questi fattori terribili nascono in quelle menti in grado di capire come va veramente il mondo, ed essendo una realtà impossibile da accettare, la menta tenta invano di deviare dallo squallore del presente.
Credo che le anime capaci di osservare nel profondo il nostro pianeta, e quindi in grado di capirne l'essenza, cercano in qualche modo di consolarlo diventando esattamente come lui: il nostro è un mondo depresso e solo, e cerca comprensione in quei pochissimi spiriti in grado di percepire il suo stesso dolore.
La persona divorata dall'ansia e dalla depressione è in empatia col mondo.