Pov Maia
Oggi avevo un appuntamento con il mio ragazzo, Jordan, ero molto agitata perché per il momento io e Jordan come massimo c'eravamo dati soltanto i baci sulla guancia, niente di più. In questo appuntamento ero intenzionata a chiedergli un vero bacio, anche se non avevo intenzione di chiederglielo, ma volevo che me lo desse di sua iniziativa.
Avevo mezz'ora per prepararmi, così incominciai a vestirmi con un abbigliamento non troppo sportivo, ma comodo e quindi indossai un jeans blu e una canottiera bianca con sopra una camicia a scacchi bianchi e blu.
Incominciai a truccarmi mettendomi soltanto un po' di cipria, mascara e matita. Non mi truccai pesantemente perché temevo di fare un effetto maschera, che non piaceva né a me né al mio ragazzo.
Visto che era arrivato l'autunno, una stagione molto malinconica, con cui non sapevo come vestirmi mi portai anche un giubbotto di pelle, nel caso che fossi rimasta a cenare con lui. Prima di uscire presi anche uno zainetto bluette della Napapijri in cui misi all'interno un pacchetto di cicche, nel caso avessi un alito cattivo, il portafoglio, nel caso avessi dovuto pagare la cena oppure comprarmi qualche cosa nel centro della città, le chiavi di casa, così che non sarei rimasta fuori casa, come spesso accadeva, ed infine il cellulare, in caso fosse successa qualche cosa di urgente. Dopo aver finito di preparare lo zaino uscii per andare incontro a Jordan in centro, ma a un certo punto mi squillò il cellulare, quindi lo tirai fuori dallo zaino e guardai chi fosse: era Jordan, che mi disse:- Aspettami lì sotto casa tua che ti passo a prendere con la moto.-. Io sbuffai perché quel giorno, non so come, avevo voglia di camminare, ma colsi lo stesso al volo l' opportunità, quindi risposi:-Okay-. In seguito ci salutammo per poi chiudere la chiamata. Attesi lì il mio ragazzo per non so quanti minuti, per fortuna non faceva troppo freddo, sennò l' avrei ammazzato, finché non giunse Jordan con la sua sclamber 1200 nera. Quando arrivò mi salutò con un sorriso abbagliante che mi contagiò, poi scese dalla moto e mi salutò per bene con un bacio sulla guancia, dopo di che io lo abbracciai e anche lui mi strinse a sé. Alla fine di tutto questo lui mi porse il casco bianco che aveva sempre con sé quando mi veniva a prendere. Il mio fidanzato salì sulla moto poi io lo seguii a ruota, dopo di che partimmo. Jordan andava sempre come un pazzo sfrenato quando andava con il suo centoventicinque, infatti io mi strinsi forte forte a lui e lui istintivamente si girò verso di me per controllarmi e mi sorrise in modo rassicurante e io istintivamente mi rilassai sapendomi al sicuro. Da quella posizione sentivo il suo profumo: che non sapevo come definirlo, lo inspirai a fondo, così che me lo sarei ricordato per sempre. Lui ogni tanto mi controllava per vedere se stessi bene ed io ogni volta lo stringevo di più, come se stringendolo non mi fosse accaduto nulla, ma a un certo punto mentre mi stava controllando andammo a sbattere contro una macchina. Cademmo in mezzo alla strada e la macchina si fermò, il suo guidatore si diresse verso di noi e ci domandò:- Tutto bene ragazzi?-.noi gli rispondemmo con un flebile sì e lui raccomandò a Jordan, che intanto si stringeva la gamba a sé, probabilmente se l'era rotta e c'era anche qualcos’altro che non andava in lui :-Stai più attento la prossima volta, perché questa volta sei stato fortunato, ma non è detto che tu lo sia per una seconda.-.Jordan a questa frase chinò il capo pentito di averci fatto correr un simile pericolo. Mentre stava accadendo tutto questo mi iniziò a girare la testa, vidi qualcuno girarsi verso di me, ma non riuscii a distinguerlo ed udii qualcuno dire il mio nome, dopo di che non distinsi più niente e vidi tutto di un unico colore: il nero, che aveva dominato la maggior parte della mia vita a causa di una sola persona: Daniel , il mio fratello gemello che aveva reso la mia vita un inferno. Daniel mi aveva fatto soffrire come nessun'altra persona al mondo, era colpa sua se adesso faticavo a fidarmi delle persone che mi circondavano; per fortuna dopo tanti anni Jordan era entrato nel mio mondo conducendovi uno spiraglio di sole.Pov Jordan
Stavo controllando se Maia stesse bene quando arrivò una macchina che tentò di superarmi però mentre mi stava superando io persi il controllo e cominciai a sbandare, ci scontrammo. La ammaccai e io caddi dalla moto insieme a Maia. Ci raggiunse il guidatore della macchina e ci chiese:-Tutto bene ragazzi?-. Noi rispondemmo all'unisono:-Sì-. Poi si rivolse a me raccomandandomi:-Stai più attento la prossima volta ragazzo, perché questa volta sei stato fortunato, ma non è detto che tu lo sia per una seconda volta-. Chinai il capo pentito di aver fatto correre un simile pericolo alla mia ragazza, che a causa mia adesso potrebbe non essere stata più al mio fianco; con questo pensiero in testa mi voltai verso di lei e controllai le sue condizioni. Maia si teneva la gamba sinistra a sé, che le sanguinava e si teneva anche la spalla sinistra, probabilmente aveva preso una brutta botta ; vedendola in quelle condizioni le chiesi:-Tutto okay, Maia? -. Lei però non mi rispose e mi guardò perplessa come se non avesse sentito le parole che avevo detto, poi svenne. Io la presi tra le braccia e controllai il suo battito cardiaco, il cuore batteva ancora, grazie a Dio. Cercai il mio cellulare e digitai il numero dell'ambulanza e quando il personale mi rispose io descrissi le gravi condizioni della mia fidanzata, aiutandomi con le domande che mi ponevano. Intanto arrivò la polizia, chiamata dal signore, e parlò con il guidatore dell'automobile, poi un altro poliziotto si rivolse a me dicendomi:- Devi lasciare la ragazza , ragazzo, perché dobbiamo discutere di alcuni affari importanti-. Io però domandai:- Dove la posso lasciare?-. Alla fine il poliziotto mi concesse:- Puoi tenere la ragazza, giovanotto ma solo fino all'arrivo dell'ambulanza. Quando l'ambulanza giunse gli infermieri mi dissero frettolosamente :- Devi scostarti ragazzo sennò non la possiamo caricare-. Io gli obbedii immediatamente e raggiunsi il poliziotto zoppicando. Quando lo raggiunsi mi richiese:- Se non ti dispiace giovanotto mi devi dire i tuoi dati personali, la tipologia di moto e la targa; ma non ti devi preoccupare di questo fino a quando non saremmo giunti al centro di polizia-. Mentre il poliziotto parlava arrivò un carro attrezzi che portò via la mia moto. Quando io salii in macchina, il poliziotto si rivolse al signore:-Ci segua anche lei con la sua macchina, signore-.
Dopo mezz'ora raggiungemmo la centrale, che si trovava dall'altra parte della cittadina. Quando giungemmo alla centrale e l'agente di polizia ci guidò verso uno studiolo. La stanza aveva delle pareti verde acido e un pavimento bianco latte, al centro vi era una scrivania di legno di mogano e una sedia con i braccioli di pelle nera, mentre dall'altra parte c'erano due sedie verdi scure che di solito sono presenti negli studi delle cariche pubbliche. Quando giungemmo nella stanza lo sbirro si fece da parte per farci entrare, dopo di che entrò lui chiudendosi la porta, anch'essa bianco latte con una maniglia d'ottone. L'agente si accomodò sulla sedia di pelle nera e ci invitò a sederci sulle due sedie davanti a lui. Noi obbedimmo e quando ci accomodammo lo sbirro iniziò a parlare:- Raccontatemi, prima, tu, ragazzo e poi, lei, signore, ciò che è successo esattamente-. Allora io iniziai a raccontare la mia versione dei fatti e poi l'uomo ci raccontò la sua, che corrispondeva alla mia. Intanto l'agente analizzò la situazione, dopo di che mi porse un foglio da compilare e mi raccomandò:-Adesso devi inserire i tuoi dati personali, la tipologia di moto e la targa, teppistello-. Io eseguii e in seguito gli porsi il foglio, dopo di che si rivolse nuovamente a me:- Devo chiamare i tuoi genitori, giovanotto-. Io gli disse il numero dei miei genitori, però rispose solo mia madre. L'agente disse:- Salve sono l'agente di polizia Johnson e l'ho chiamata per informarla che suo figlio ha fatto un'incidente seduta stante. Le chiedo gentilmente di venire qui in centrale per discutere di alcuni fatti che richiedono la sua presenza -. Poi chiuse la chiamata e ci disse il resoconto della chiamata:- Tua madre viene subito ragazzo-. Infatti dopo una ventina di minuti giunse mia madre con i capelli castano chiaro tutti arruffati e i suoi occhi color nocciola mi guardarono con un'espressione preoccupata. Mia madre si stava conservando bene, nonostante fosse una signore di mezz'età e con quell'abito bianco con le spalline corte e il copri spalle del medesimo colore mettevano in risalto la sua carnagione olivastra. Il poliziotto le annunciò:- Dovrete pagare una piccola multa, per risarcire i danni a questo signore.- e con ciò fece un cenno all'uomo che mi sedeva affianco, poi continuò impassibile:- Saranno circa 230$, niente di che, inoltre la moto del ragazzo non potrà essere utilizzata per un anno-. Con ciò l'agente ci fece andar via e mia madre mi accompagnò a casa.Dopo aver concluso con il poliziotto andai in ospedale, dove mi curarono la gamba e riuscii a camminare di nuovo. In seguito mi dimisero e così vagai per i corridoi alla ricerca della mia amata. Non riuscii a trovarla, visto che ogni corridoio era identico e mi persi in quel dedalo di corridoi. Vidi passare un’infermiera e le domandai:-Sa per caso dov'è la stanza di Maia Roberts? -. Lei mi rispose:-L'abbiamo appena dimessa. –
Io allora corsi alla fermata dell’autobus che dopo un paio di minuti arrivò. Saltai su e quando fui al quartiere di Maia scesi, peccato che l'autobus avesse solo una fermata in quel quartiere ed era dalla parte opposta rispetto alla casa della mia fidanzata. Dopo circa mezz'ora giunsi alla soglia della casa di Maia e suonai il campanello. Quando il campanello suonò mi aprì la porta la mia fidanzata, che quando mi vide mi guardò stupita e raggiante, e si fece da parte, per lasciarmi passare. Quando entrai notai che c'erano anche i suoi genitori in salotto che mi guardavano con disapprovazione, non che prima non lo facessero, ma ora mi osservavano ancora peggio, a quanto pareva erano al corrente dell'incidente. Sotto i loro sguardi indagatori e perforanti ci avviammo verso la camera della mia ragazza, dove mi fece accomodare. Quando arrivammo in camera sua ci stendemmo sopra al suo letto. Io la stringevo a me ed a un certo punto iniziai ad accarezzarle i capelli. Rimanemmo così per svariati minuti poi dopo ci girammo, in modo tale che l'uno riuscisse a guardare negli occhi l'altro ed a un certo punto il mio sguardo si fissò su una parte del corpo di Maia in particolare: le sue labbra. Alla fine non riuscii più a restare lì impalato a non far niente, quindi decisi di azzerare la distanza e la baciai. Fu un bacio all'inizio lento che poi dopo diventò sempre più passionale; sembrava quasi che dopo quel bacio non ce ne sarebbero stati altri. Ci baciammo per non so quanti minuti che sembravano infiniti, poi mi staccai lentamente e incominciammo a guardarci, perché i nostri occhi parlavano da soli e una sola parola avrebbe spezzato quell’atmosfera magica che si stava cominciando a creare. Spesso le persone non hanno bisogno della bocca per parlare perché lo fanno con un semplice scambio di sguardi, però sono poche le persone con cui si è in grado di fare ciò perché sono rare questo tipo di persone nel mondo. Ad esempio c’è gente che, se gli altri si sforzassero di vedere meglio, ha bisogno di aiuto e lo comunica con gli occhi, oppure c’è gente che mente ma che allo stesso tempo si inganna con lo sguardo perché grazie ad esso puoi comprendere se una persona mente oppure no e tante altre cose; si possono celare tante parole in una semplice occhiata che non possiamo immaginare.
Dopo tanto tempo che sembrava non scorrere più Maia cominciò a parlare senza sosta e continuò così fino a sera e quindi decisi di salutare la mia ragazza con un bacio sulla fronte. Quando scesi le scale, perché la casa della mia fidanzata aveva ben due piani, mi ritrovai in salotto, dove i genitori della mia ragazza non c'erano più, grazie al cielo. Maia mi accompagnò fino alla porta e quando fummo vicino ad essa io mi avvicinai a lei e le diedi un bacio a fior di labbra, così me ne ritornai a casa, pensando a ciò che era successo e ricordandomi che da quel momento in poi le cose tra me e la mia ragazza sarebbero state molto differenti rispetto a prima.
