Detestavo la fine dell'anno scolastico, principalmente le ultime due settimane di Maggio. Compiti su compiti e interrogazioni su interrogazioni si annidavano in quel particolare periodo proprio per prendersi gioco degli studenti, perché mentre le giornate si facevano man mano più calde io ero costretta a studiare sempre di più, nel tentativo di mantenere intatta la mia media. Che poi, neanche a farlo apposta, c'era sempre una maledetta materia – matematica e latino si alternavano ogni anno- in cui sbagliavo un compito rischiando di mandare all'aria tutti i miei sforzi. Ero sempre stata brava a scuola, non una "secchiona" ma neppure il contrario, nonostante ciò spendevo quasi tutti i pomeriggi sui libri, avendo la lentezza di un bradipo...si, me la prendevo con comodo. Quell'anno era latino a darmi filo da torcere, ad una versione non ero presente, mentre a quella successiva avevo preso un voto non molto alto, che mi aveva praticamente fatta uscire dai gangheri...anche quell'anno l'ultimo compito sarebbe stato di vitale importanza. Ed era proprio per questo ultimo compito, e per le decine di interrogazioni che mi aspettavano, avendo anche detto alla prof di storia che intendevo farmi una bella interrogazione per il nove, che in quei giorni ero praticamente intrattabile. Mentre a scuola apparivo calma e tranquilla, come una che ha tutto sotto controllo, a casa ringhiavo contro tutti – anche il pesce rosso si era rassegnato-, tanto che mio fratello , dopo la mia ultima sfuriata perché cantava a squarciagola Bad Romance (per favore stendiamo un velo pietoso) mi aveva gentilmente risposto che non era colpa sua se ero donna e avevo gli ormoni altalenanti ogni ventotto giorni. Non mi perderò a dire come io abbia reagito a quell'affermazione, basti pensare che dopo qualche minuto non cantava né Lady Gaga né tanto meno lui. Come se poi non bastasse, c'era un altro motivo che alimentava a dismisura il mio nervosismo, chi?Bhè un nome è un cognome basteranno ad identificare tale persona, registrata all'anagrafe come Mattia Pece. Chi era Pece? Pece era il figlio di coloro che mi avevano battezzata e cresimata, coloro che ancor prima della mia nascita erano stati i testimoni di matrimonio dei miei genitori, insomma, i migliori amici dei miei. Un'amicizia che sinceramente ammiravo, in quasi trent'anni di conoscenza non avevamo mai avuto un litigio ed erano arrivati a comprare una villetta bifamiliare per vivere tutti insieme. Quasi tutti i giorni pranzavamo e cenavamo insieme e la cosa sinceramente mi rendeva felice se, appunto, non ci fosse stato il loro primogenito. Io e Mattia avevamo la stessa età, entrambi diciottenni, nati a un mese e mezzo di distanza l'uno dall'altra. Da bambini eravamo sempre appiccicati , per quel che ricordo -il primo bacio ce l'ho eravamo scambiati dopo una puntata di non ricordo quale cartone animato alla tenera età di sette anni perché lui voleva provare(dovrei essere ancora in terapia per questo)-, e la cosa era andata avanti fino alle medie, nonostante le prese in giro di alcuni compagni, ma al liceo era cambiato tutto. Mai visto un cambiamento più radicale come quello di Mattia. Si era circondato di nuovi amici e di tante di quelle gallinelle da poterne perdere il conto, perché non era un segreto che Mattia fosse bellissimo(per quanto mi sia sempre costato ammetterlo), il che aveva portato ad allontanarci molto. Mentre durante i primi tempi riuscivamo ancora a parlare tra noi quando eravamo a casa, negli ultimi anni la situazione era precipitata irrimediabilmente, ci insultavamo appena né trovavamo l'occasione, e la trovavamo molto spesso, sotto lo sguardo dispiaciuto dei nostri genitori, che dalla gioia di vedere i loro pargoli sempre appiccicati erano arrivati a credere che il loro progetto fosse fallito(avrei potuto metterci la mano sul fuoco che prospettavano un felice futuro insieme). Ma per quanto detestassimo stare nel medesimo posto, alle volte non potevamo sottrarci a quella tortura.
Domenica 23 Maggio
Mi rigiravo inquieta nel letto, infastidita da due cose: una riuscivo a percepirla chiaramente, era il caldo che iniziava a farsi sentire troppo prepotentemente, ma la seconda era meno chiara. Un qualcosa di fastidioso, forse un richiamo ad uscire dal mondo dei sogni, continuava a non darmi tregua. << Bastaa >> avevo mormorato nella speranza che chiunque fosse avrebbe deciso di lasciarmi godere di quel poco di sonno in più disponibile la domenica. << Su Baltori svegliati >>. Il richiamo vocale era giunto molto ovattato alle mie orecchie, quasi trascurabile, stessa cosa non si poteva però dire per i leggeri pizzichi che mi stavano venendo posti sui fianchi e che mi facevano leggermente contorcere. Allo stremo della pazienza avevo aperto gli occhi mentre con terrore apprendevo che la persona seduta sul mio letto altri non era che il mio nemico, il mio peggiornemico. << Cazzo fai Pece? >> avevo pronunciato con la voce ancora impastata dal sonno. << Gioco a briscola con le zanzare, tu? >> mi aveva risposto serio. L'avevo osservato per qualche secondo nella speranza di trovare un senso a quelle parole, convinta che fossi io quella che non riusciva a collegare una parola al suo significato, ma poi lui era scoppiato in una risata fragorosa aggiungendo poi, passato qualche secondo, << Baltori la mattina siamo rincoglioniti forte vero? >>. In quel momento avevo avuto un illuminazione, tutto era più chiaro. Avevo finalmente realizzato che era realmente domenica, che Pece mi stava piacevolmente prendendo per i fondelli e che in più mi aveva dato della rincoglionita. A me?Oddio tutti i torti non li ha. Mi ero drizzata a sedere e scrutandolo con odio avevo dato il via al mio sfogo << Lurido bastardo, è domenica, il settimo giorno della settimana, il giorno che il Signore ha inventato per il riposo >> prendo fiato << e tu?Tu che fai?Togliti dalla mia vista maledetto, prima che perda il controllo delle mie azioni e ti faccia fuori con le mie stesse mani >>. Così avevo concluso. Domenica 23 Maggio prima sclerata ore 08: 12. << Non credere che sia fonte di gioia venire a svegliarti ma , appunto perché è domenica, alza il tuo dolce culetto e scendi >> aveva tagliato corto con aria fredda- il cambio di atteggiamento era tipico in lui – e si era dileguato dalla mia stanza. Odiavo a morte dargli ragione, ma quella volta mi toccava. La domenica era sacra per le nostre famiglie, dovevamo passare tutta la giornata insieme(e Dio solo sapeva quanto sforzo mentale mi ci voleva a superare quelle giornate), e non c'era modo di scamparla. Ci avevamo provato in diversi modi, sia io che l'altro , ma i nostri tentativi erano miseramente falliti, ogni volta. Era una regola a cui bisognava sottostare, e per quanto insulsa ed incredibile ci sembrasse da un po' di tempo a quella parte, le cose stavano così e basta. Svogliatamente , molto svogliatamente, mi ero vestita, infilata un paio di shorts ed una canotta e mi ero avviata verso il piano di sotto, pronta ad una fantastica giornata. Certo...come no.
Varcando la porta della cucina mi ero accorta che qualcosa non andava, mi aspettavo già il secondo round con il mio amichetto. Invece se ne stava tutto silenzioso a fare colazione con un cornetto alla nutella. Avevo fatto il giro dei saluti andando a prendere tra le braccia quel piccolo angioletto che era il fratello di Mattia: Marco, un bel bambino di tre anni tanto bello quanto intelligente, capiva subito quando litigavo con il fratello, e, ogni qual volta capitava si auto proclamava paladino della giustizia, dava un morso sul braccio sinistro di Mattia e riempiva me di teneri bacetti. Mi ero seduta con il pargoletto dal lato opposto a Mattia e avevo incominciato a mangiare, ma c'era silenzio, tropposilenzio. Ad un certo punto avevo alzato gli occhi incuriosita, trovandomi davanti quattro signori che mi osservavano senza un motivo apparente. Inquietata avevo ingoiato l'ultimo boccone e mi ero alzata con l'intento di dileguarmi il più in fretta possibile. << Bhè io andrei a studiare, ci vediamo a pranzo >> avevo detto frettolosa per poi avviarmi per le scale. << No Chiara aspetta un attimo >>. Ahia. Mamma aveva chiamato. Ero tornata indietro sospettosa. << Dimmi >> l'avevo incitata mostrandomi tranquilla. Mai far vedere al nemico che hai paura di lui. << Per oggi abbiamo un altro programma >> aveva detto elettrizzata. << Mmh..di cosa si tratta di preciso? >> avevo chiesto sospettosa. << Oggi passerai la giornata con Mattia >>
Ah!
Avevo osservato i presenti ad uno ad uno per poi scoppiare a ridere come un'isterica. Vedevo i miei genitori guardarmi scioccati mentre Mattia si passava stancamente una mano sugli occhi mormorando << Ve lo avevo detto >>. << Davvero >> avevo poi risposto tra una risata e l'altra << bello scherzo, potreste fare i comici, ma se permettete io andrei davvero a studiare adesso >> avevo concluso per riavviarmi nuovamente verso la mia stanza. << Ferma là signorina >> . L'ordine era arrivato da mio padre, quindi, in poche parole, erano cazzi! Ero tornata indietro, ancora, << Dai pà >>. << Non mi freghi Chià hai studiato ieri, quindi tu oggi passi la giornata con lui >> aveva imposto e il tono non avrebbe dovuto ammettere repliche. Non avrebbe dovuto, appunto, << Ma no!E poi perché dovrei? >> avevo chiesto incrociando le braccia sotto al petto. << Perché se Mattia non fa bene il compito di domani di fisica il debito non glie lo toglie nessuno tesoro >> mi aveva spiegato la madre di Mattia con tono pacato << E poi ho saputo che all'ultimo compito hai preso nove e mezzo >>. Improvvisamente iniziavo a vedere i vantaggi di quella situazione, sebbene dovessi trasgredire ad una delle prime regole del Vivi come Chiara Baltori che recitava esattamente : Evita di passare una giornata da sola con il soggetto Pece Mattia se non costretta da tragici eventi quali morti, epidemie, carestie, terremoti ecc...
Così circa un quarto d'ora dopo ero fuori casa con lui. << Dimmi cosa vuoi in cambio >> . Intelligente il tipo. << Mi conosci meglio di quanto pensassi >> gli avevo risposto con un sorriso malefico . << Appunto , ti conosco troppo bene, quindi dimmi.. >>, ma non l'avevo lasciato concludere .<< Devi farmi fare le guide con la tua macchina >> avevo affermato decisa. Avrei fatto l'esame pratico entro poche settimane e c'era da dire che non me la cavassi ancora egregiamente. << Eh?Non se ne parla proprio >> aveva esclamato sconvolto . << Bene >> avevo detto iniziando ad arretrare << Allora ci si vede..e..in bocca al lupo per il compito >> avevo concluso mentre mi accingevo a rientrare in casa. << No ferma >> aveva gridato. E fu così che il pesce abboccò. << Dimmi >> mi ero voltata mostrando un sorriso ingenuo.<< Va bene maledetta...solo perché non voglio passare l'estate sui libri >> aveva sibilato fulminandomi con lo sguardo. Ottima scelta amico. << E' un piacere fare affari con te >> gli avevo detto entrando in macchina e chiudendo la portiera.

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Edge of Love
Romance"Innamorata del mio peggior nemico?Nah..sarebbe il solito e banale clichè...io , lui, prima ci odiamo e poi finiamo a rotolarci tra le coperte in un impeto di passione che non riusciamo a reprimere." Bhè questo è ciò che pensa Chiara....o almeno è...