Nuovi orizzonti

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Un sorriso malizioso spuntó sul suo volto quando spostó il coperchio della scatola.
Ne estrasse una tutina in lattice rosso fuoco con una lunga zip sul davanti.
-Non ci credo...- chiuse gli occhi e godette al solo pensiero di Mario in quel sexy shop che avevano visitato settimane prima a fare compere del genere.
Si spogliò veloce buttando i suoi vestiti in un angolo e indossó tremante quell'indumento.
-Quanto cazzo è stretta!- imprecó.
-... ma ti sta da Dio-
Sulla porta un uomo dalla voce languida lo stava guardando con desiderio.
Squadrò il suo uomo, a petto nudo con un pantalone di pelle nera, cintura borchiata e una serie di catene pendenti dai passanti, appoggiato allo stipite.
Al collo portava un collare arricchito con tante piccole borchie sfaccettate. Più su, sul suo volto, solo una grandissima faccia da schiaffi. La più bella che avesse mai visto, si permise di precisare tra sè e sè.

-Anche tu non sei niente male...- indugió qualche istante in più sull'inguine che l'indumento di pelle metteva in evidenza.
-Mh mh...- gli si avvicinó come una pantera si avvicina alla sua preda. Soave, felino, tentatore. Perfetto.
Si alzó per andargli in contro quando un dito del compagno lo risospinse giù a sedere sul letto.
-No no... oggi comando io-
Da un moschettone, legato ad uno dei passanti posteriori, staccó un piccolo frustino.
-Ah...-
-Eh già...- alzó un sopracciglio posando la piccola strisciolina di pelle sulla spalla sinistra del compagno -...e tu obbedirai... senza dire una parola- accompagnó quelle ultime parole passando lo strumento sul suo petto, poi sull'addome e infine sul basso ventre in una danza lenta e inesorabile.
- O-Okay...- ingoió a vuoto. Aveva la salivazione a zero. Vedere Mario in quelle vesti lo spogliava di qualsiasi dignità, semmai ne avesse avuta una, e lo vestiva di un brivido che pervadeva ogni centimetro del suo corpo.
- Non ci siamo capiti credo... non devi fiatare- e scoccó un colpo di frustino sull'interno coscia. -Obbedirai e basta. Potrai parlare solo se te lo chiedo io... CHIARO?-
Il castano annuì senza emettere alcun suono ancora scosso dal colpo.
-Bene- sorrise soddisfatto -sali sul letto e sdraiati al centro con le braccia aperte-
Claudio obbedì, posizionandosi giusto al centro tra i due cuscini e allargando le braccia.
Il moro nel frattempo non aveva staccato un momento gli occhi dai suoi. Prese da una tasca due paia di manette e muovendosi come se facesse questo chissà da quanto tempo, gliele mise ai polsi fissandole a due robuste catene che aveva agganciato precedentemente al muro.
-Perfetto!- ammiró quell'opera d'arte che era il suo uomo.
Salì a sua volta sul letto, a gattoni proprio come un felino e gli si mise a cavalcioni.
Si abbassó e -ti avevo detto di non provocarmi...- gli sussuró ad un centimetro da quelle labbra che erano sempre state il suo tormento.
Le scansó per soffiargli ad un orecchio -...ora sei nelle mie mani...- poi la lingua finì lasciva nell'orecchio del castano. Prese a succhiargli il lobo avidamente perché sapeva quanto lo facesse impazzire, e l'idea che l'altro non potesse dire o fare nulla faceva impazzire lui.
Prese di mira il collo mentre lo sentiva contorcersi sotto il suo corpo in cerca di un qualsiasi sollievo.
-Non ancora... non ho ancora finito di giocare con te...-
Con le mani inizió ad esplorare il suo corpo completamente fasciato dal lattice. -Sei arrapante così lo sai..?- disse quando un palmo era arrivato a conchiglia sul suo sesso - tanto arrapante- incalzó stringendolo.
-Ahhh- ansimó l'altro
-TI HO PER CASO DATO IL PERMESSO DI PARLARE?-
Il castano scosse la testa, mentre d'improvviso
l'altro gli scese da dosso per girarlo a pancia in giù, con le braccia che gli si incrociarono ancora legate alle catene.
-Conta insieme a me! UNO- una sferzata dritta sulla natica destra
-AHIA!-
-Come?-
-U-Uno...-
-DUE!- questa volta la mano si abbattè sulla natica sinistra -Due...-
-TRE!- e ancora su quella destra... -tre..- la voce si andava affievolendo.
-QUATTRO!- l'ultima manata arrivó dritta sullo stesso punto di prima -quattro...- mugugnó il castano.
Mario si abbassó su di lui in modo da parlargli all'orecchio -prova a disobbedirmi un'altra volta e raddoppieranno...-
Poi lo rigiró, lo voleva. Il suo corpo chiedeva di lui. Inesorabile come una droga.
Prese tra i denti il cursore della zip e lo fece scivolare fin giù dove, gonfia, trovó l'erezione del compagno. Gli soffió sopra col naso mentre sbottonava gli ultimi centimetri di lampo, poi prese a baciargli l'inguine facendo ben attenzione a non toccarlo .
Sentì il respiro dell'altro aumentare e farsi pesante per quella vicinanza così pericolosa, per quella voglia che non veniva soddisfatta.
Dall'inguine infatti passó più giù evitando i testicoli.
Era un'altra la sua meta e quando la trovò iniziò a stuzzicarla con la lingua.
Una, due, tre lappate mentre sentiva il compagno contorcersi e chiedere di più.
Vi si intrufoló con la lingua, inumidendolo per bene.
Con un gesto a secco si sbottonó i pantaloni prendendosi in mano l'erezione pulsante.
Con un'ultima leccata marchiò con la saliva tutto il percorso che dall'entrata del castano lo portava alla sue labbra baciandolo finalmente e mischiando i loro sapori.
Avvicinó il suo membro e lo penetró senza preavviso, senza alcuna pietà, accogliendo nella propria bocca gli ansimi di Claudio.
Gli lasció il tempo di abituarsi prima di iniziare a muoversi con un ritmo cadenzato, come un'onda fa con la sua riva, va via solo per ritornare più forte e vigorosa.
E così erano le sue spinte, si allontanava da suo corpo solo per raggiungerlo di nuovo con più passione, più prepotenza.
-Ti piace?- gli chiese beffardo quando ad ogni colpo inarcava un po' di più la schiena
- S-siiih!- quasi urló tutti gli ansimi che non aveva potuto emettere fino a quel momento.
-E allora vieni! Vieni per me!- gli bastarono ancora alcuni affondi vigorosi lì, sul suo punto più sensibile per farlo venire riversandosi sul proprio addome, seguito da lui che, con un ultima spinta e un urlo strozzato, gli venne dentro.

-Oddio...- ansimó Claudio ancora scosso dai brividi dell'orgasmo mentre il compagno gli si accasciava sfinito sul petto.
Sorrise vedendolo appagato -ora mi sleghi...? Vorrei abbracciarti-
Con molta riluttanza il moró uscì da lui, prese le chiavi delle manette e le fece scattare.
-Libero...- si arrese.
-Vieni qua...- gli fece cenno con le braccia
Il moro gli si sdraiò al fianco, come facevano ogni volta che finivano di fare l'amore... o forse era proprio quello il momento in cui facevano l'amore più intenso.
Dopo che ogni sfizio corporeo era stato soddisfatto, dopo che ogni libidine era stata esaudita.
Lì... uno tra le braccia dell'altro, con le mani fra i capelli, le gambe intrecciate e i cuori fusi.
- T-ti ho fatto male?- azzardó il moro.
- No, tranquillo...-
- Mh...-
- A cosa pensi?-
- Beh... dopotutto non sono niente male questi nuovi orizzonti.-

N.d.a.
Oooookay eccomi finalmente con la prima vera scena saliente.
Che dire spero che vi piaccia e che, dato l'orario, stuzzichi i vostri sogni.
💋💋💋

Domination // ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora