Nel corso della vita ogni uomo ha provato l'esperienza della solitudine, e quando l'ha confrontata con gli altri si è accorto che non ne esiste una sola.
Ognuno di noi ha un modo proprio di rappresentarla, di viverla e perché no, d'immaginarsela.La mia storia inizia lì, in quella sporca mensa scolastica piena di disagiati e rigurgiti umani.
Incedo verso il tavolino in fondo al desco, dove mangio solitamente con Lyria, tenendo in mano il vassoio del pranzo.
Lo tengo dritto davanti a me, per cui, quando subisco lo sgambetto, le mie braccia saettano in avanti. Carote lesse, pasta e gelatina finiscono sulla mia camicia gialla a maniche corte e miei capelli color cenere.
Quando noto tutti gli sguardi divertiti verso me, mi alzo lentamente in piedi. Mi sembra di essere da qualche parte fuori del mio corpo.
Mi sgorgano le lacrime dagli occhi.
Sono un disastro di salse che mi colano addosso.<Lyria..> sussurro debole.
Molti dei presenti sghignazzano mentre mi guardo intorno impaurita.
Osservo alcuni che mi fissano pietosamente, ma questo è persino peggiore, sicchè distolgo rapida lo sguardo.
Fuggo via in lacrime.
Sono il loro bersaglio, e non si fermeranno.
Molti di loro seguono le mie mosse e attendono un mio movimento.
Giungo all armadietto decorato perfettamente.<Hai paura di aprirlo, scarto sociale?> ridono sconciatamente dietro le mie spalle.
Ho capito che ormai ero fregata nel momento in cui Lyria ha iniziato a frequentare quei esemplari maschilisti e prepotenti.
Sfruttano le tue paure per ingrandire il loro ego. Ti portano alla follia e alla disperazione.
Le persone mi spaventano.<Cosa aspetti?> continuano.
Il battito accelera e mi sconquassa il petto; temo che potrebbe esplodere.
Gabiel Rolf, leader delle forze cruciali e proclamatore degli incubi, mi si avvicina e allunga le sue mani ruvide alla mia guancia.<La paura è un sentimento complesso, ampio e profondo. Un'arma di difesa che mette in moto meccanismi fisici e cerebrali, raffinata per migliaia di anni d'evoluzione, in modo da salvarci la vita. Pensi che dietro questo ammasso di ferro ci sia il tuo incubo, ed hai ragionare di pensarlo. Sono Gabriel Rolf, cazzo!> strilla fiero.
<Sono il fottuto incubo, e oggi non sei tu la mia preda.>
Fa scattare la piccola serratura verso l'alto e apre completamente lo sportello ferroso.
Il mio sguardo si punta verso il pezzo di carta bianca, lasciato lì.<Prendilo.> mi ordina.
Obbedisco incerta e leggo il suo contenuto.
<215, Madison Street.>
<C-cosa..?> bofonchio confusa.
E' un indirizzo.
<Venerdì farò una festa a casa mia, e voglio che tu ci venga.> Avvicina le sue labbra viscide al mio orecchio, e sussurra accattivante.
<Sarà divertente.>
Sobbalzo come un coniglio spaventato.
Deglutisco appena e raggiungo il bagno con in mano il ricambio dei vestiti.
Non posso andarci. E' una trappola, e lo so benissimo.<Eccoti, finalmente!> esclama Lyria, entrando dalla porta.
Appena la vedo le corro incontro.
<E' stato terribile. Adesso io sono il loro bottino.> piango.
Piango frustata, terrorizzata.
<Lo so.> mormora meno preoccupata.
<Per entrare nel loro gruppo ho dovuto svelare tutti i tuoi segreti.>
STAI LEGGENDO
Lonely
HorrorOneshot || #nightmarestories Le fobie rappresentano delle paure marcate e persistenti , eccessive o irragionevoli, che segnalano come pericoloso un oggetto o una situazione che in realtà non costituisce una minaccia vera per l'incolumità della pers...