Occhi rossi

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"Non è amore quando si pretende
Quando il cuore è freddo e si difende
Come un filo teso è impaziente
Prende, vuole ma non ama mai"

Oddio sono le 7:40, cacchio cacchio. Farò tardi a scuola, faccio per alzarmi ma mi ritrovo la faccia sul pavimento gelido. Ci mancava solo questa per cominciare bene la giornata che si presume di merda, visto l'inizio. Mi chiamo Sveva McCharty, ho 14 anni, capelli castani e occhi nocciola.

Mi preparo ed esco di casa con una brioche in bocca, correndo per non arrivare in ritardo a scuola.

Ad aspettarmi vicino alla ringhiera c'è la mia migliore amica Catherine.

«Alla buon'ora» mi abbraccia

«Non ho sentito la sveglia»

Mi accarezza la testa come se fossi un cucciolo e socchiudendo gli occhi con aria saccente.

«Come sempre zucchina»

Odio quel soprannome solo perché ho cantato la canzone della zucchina ora per lei sono zucchina e non Sveva. Ci conosciamo fin dalle medie, occhi azzurri e capelli biondi, sempre sorridente anche di prima mattina, mi chiedo come faccia.
Suona la campanella e cominciamo ad entrare dentro la prigione, detta più comunemente scuola.

Busso alla porta della classe aspettandomi già un rimprovero da parte della prof di matematica

«E lei McCharty?Sempre in ritardo, perché non ti svegli mai in orario!?»

La signorina Nathalie, prof zitella, che mi odia per non so quale motivo, mi mette la nota sul registro e mi fa entrare in classe.
Dopo 5 ore di inferno finisce la scuola, finalmente.

Con Catherine faccio un po' di strada verso casa.

«Io vado, ci sentiamo più tardi per uscire, ok?»

«Ok, ciao ci sentiamo»

Arrivo a casa e trovo un biglietto con scritto " Tesoro, il pranzo lo trovi nel forno, oggi lasagne, mi raccomando che rientro tardi, non stare troppo tempo fuori e fai i compiti".

Dopo aver mangiato vado a fare i compiti e piú tardi mi arriva un messaggio.

Cat​:"Dai preparati e vestiti che ti passo a prendere per la festa"

Catherine è più grande di me di due anni e ha già la patente.

**
Dopo un paio di ore sento suonare al campanello, vado ad aprire alla porta e una furia entra dentro casa mia.

«Stasera si esce e si fa baldoria!»

Poi la mia migliore amica si decide a calcolarmi.

"Sveva..."

Cos'è quell'aria seria?

"Quanto cazzo sei figa!?"

A quel complimento arrossisco e subito dopo faccio un sorriso perverso e poi finalmente le rispondo.

"Ma quanto cazzo siamo fighe volevi dire!"

Cat indossa un vestito corto e aderente che mette in risalto il suo ventre piatto, le gambe toniche e il sedere grande e sodo, ma poco scollato per nascondere la sua seconda di seno.

Io invece ho optato per una gonna corta e un top con una grande scollatura a V che non lascia quasi niente all'immaginazione. Sono alta 1.60 quindi devo concentrare l'attenzione su altro e non sulla mia mezza altezza.

«Dai muoviamoci che è tardi»

«Ma si può sapere dove andiamo?» le chiedo.

"È una discoteca che ha aperto da poco, in un paesino a mezz'ora da qui."

Dopodiché abbiamo preso la sua macchina.

Si sentono i rumori da fuori, quando entriamo c'è odore di alcool e di fumo dappertutto, di solito non mi da fastidio ma oggi mi sento soffocare.

Catherine: «Vado a prendere da bere. Vieni con me?»

Sveva: «In realtà penso che andrò a fare due passi fuori»

Catherine: «D'accordo zucchina»

No comment, quel soprannome ormai le è entrato proprio in testa.

Esco, c'è odore di asfalto bagnato, sta piovendo, l'unica cosa ad illuminare la strada sono le luci della discoteca e la luna.

Inizio a camminare ma dopo poco tempo sento dei passi.

Mi giro, sono quattro ragazzi, si stanno avvicinando, sono proprio una sfigata. «Ehi angelo, cosa ci fai qua tutta sola?» questi sono ubriachi e sempre più vicini.

Il mio istinto mi dice che non hanno buone intenzioni e comincio a correre, mi perdo nei miei pensieri, fin quando il tacco delle scarpe non sprofonda in qualcosa di umido. Ho seminato i ragazzi e senza accorgermene sono entrata in un bosco, gli alberi sono fitti e la terra bagnata a causa della pioggia.

Attorno è tutto buio, mi tolgo le scarpe e cammino, lentamente, a piedi nudi. Sento degli ululati e so per certo che sto tremando.

Finché non vedo degli occhi rossi, il tremolio smette, la voglia di avvicinarmi è tanta. E cosi faccio, fino a quando non sento un ringhio mostruoso e spaventoso, poi buio.

***
Spazio Autrice

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