Sorge il sole, Pryus viene svegliato dal rumore delle scodelle metalliche sbattute sul pavimento, ora di colazione.
Come ogni giorno da ormai due anni si alza da quello che non è possibile definire "letto", una sorta di materasso ruvido riempito di paglia, e si guarda cosa ha in serbo per lui la ciotola: avena, carne cruda e pastiglie, come al solito. Mastica senza preoccuparsi del sapore e lecca ciò che è caduto per terra,scostandosi i lunghi capelli biondi arruffati dal viso.
Come ogni giorno la porta della sua gabbia si apre, un uomo lo prende per il catenaccio e lo tira fuori; Pryus guarda con una certa sufficienza i suoi simili rimasti chiusi nelle celle, prova una certa pena per loro, ma non è stato cresciuto per avere pietà.
Sul suo corpo numerose cicatrici testimoniano le centinaia di battaglie vinte, i suoi occhi neri come il carbone non conoscono la compassione, i suoi denti sono affilati e resi resistenti dalle numerose ossa masticate, tutti sanno che nell'arena lui è il migliore, o meglio, il peggiore.
Mai si era visto un demone così spietato, allevato in un branco selvatico e poi imprigionato appena 17enne, è cresciuto provando solo ed esclusivamente risentimento e rancore.
Una cosa che non gli era mai mancata era la determinazione, ha sempre cercato di scappare da quel posto, da quel macello per tornare a casa nella foresta, con i suoi fratelli e sorelle che erano rimasti là ad aspettare il suo ritorno.
Ma ora non è tempo di pensare a casa, l'unico modo per tornarci è sopravvivere e Pryus ne è ben consapevole.
Dopo essersi liberato delle catene che appesantivano i suoi arti viene spinto in campo.
Il terreno ruvido e secco sotto le mani ed i piedi, il sole battente, la folla che grida ed esulta, ma soprattutto, il suo avversario: un demone dalle sembianze orsine.
La battaglia non è diversa dalle altre: non importa quante ossa gli si rompa o quanto sangue perda, il suo odio è maggiore di qualunque cosa.
Sgozza il contendente e mangia le sue carni con foga, sentendo lo stomaco contrarsi mentre la folla grida il suo nome: "Bestia Dorata" lo chiamavano.
Mangia senza sosta finché non viene tirato via e rimesso in catene.
A nessuno è consentito entrare in contatto con lui, benché il suo corpo sia quello di un ragazzo di circa 19 anni i suoi occhi sono quelli di un animale.
Gli artigli neri delle mani e dei piedi raschiano il terreno ed un largo ghigno dentato è onnipresente sul suo viso pallido. Solo una salopette di cuoio lo veste.
Due orecchie triangolari sbucano dalla folta chioma, perennemente rizzate ed in allarme.
Solo un singolo essere umano è al sicuro con lui: Tyca, la figlia del carceriere, appena ventenne.
Finita la battaglia Pryus viene ricompensato con altro cibo e altre pastiglie, dal contenuto a lui ignoto.
Tyca si avvicina a lui, lo accarezza e gli dice: "sei stato bravo Pryus"
Lui non risponde, rantola.
"Dai lo so che mi capisci e puoi rispondermi, coraggio ormai è tanto che ci conosciamo"
Lei è dolce, lo tratta quasi come una persona, lo ha molto a cuore e lui lo sa.
"Credo..di avere male alla gola"
La sua voce è bassa e rauca
"Povero piccolo! Sarà per tutta la polvere che respiri! Ma lo sai che non possiamo farti uscire"
"Lo so.."
Pryus sorride alla ragazza e rientra nella sua cella.
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Le Mie Catene
RomanceQuando vivi uccidendo il rosso dell'amore si mischia a quello del sangue Tra chi vive e chi sopravvive due prigionieri, l'incapace di amare e l'incapace di perdonare, scopriranno che le catene più dure sono quelle che li legano l'uno all'altro in un...