Lei lo ama, Dio quanto lo ama

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Tyca sa ciò a cui sta andando incontro, ma per Pryus lei farebbe di  tutto, lui è diverso da tutti gli altri.
Lui non è un animale.
Lei si sente così al sicuro avvolta dalle sue braccia muscolose attraverso le sbarre.
Si gira verso il demone, toccando la grossa cicatrice sulla spalla, lievemente coperta dalla salopette.
Non lo può vedere, ma lo può sentire, percepire il suo respiro caldo dall'odore ferroso.
Ma non basta, non solo un bacio, non a Pryus.
Tyca ha una chiave pas par tout con cui può aprire le gabbie dei prigionieri.
La voce calda del demonio la conduce nel peccato, nel sentiero che mai lei avrebbe voluto percorrere.
Non una parola tra loro, solo una lunga nottata afosa senza vento.
I raggi dell'alba dalla finestra (se così si può chiamare una sorta di buco del muro grande come una palla da tennis) fanno destare Pryus.
"Va', nessuno deve vederti con me"
"Pryus io ti..io..!!"
"Non c'è tempo.. vai è pericoloso"
La spinge fuori dalla cella sorridendole e sussurrando: "quando tornerai potrai dirmi ciò che vuoi".
Saranno numerose le promesse scambiate attraverso le sbarre, centinaia di sguardi  e ancora moltre altre notti come quella.
Dopo ogni combattimento Tyca gli porta bende nuove di nascosto, e disinfetta le sue ferite.
Pryus dedica ogni sua ora di riposo a lei, nel limite del possibile. Minaccia a morsi i compagni più deboli di tenere le guardie lontane pur di vederla.
Una notte egli mormora: "Come fai a sopportare di starmi vicino Rossa? Tu sai cosa faccio, no? Sono un assassino"
"Beh.. tu ai miei occhi lo sei si..ma noi umani ti abbiamo rinchiuso qui da ormai due anni. Nemmeno io dovrei starti simpatica!" ribatte ridacchiando.
"Sciocchezze..io ho bisogno di te per vivere"
Lei lo ama, Dio quanto lo ama.

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