Terzo capitolo

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Driin driin
TOMMASO
Non ne potevo più, ero mentalmente distrutto, e questo era solo il primo giorno.
6 ore ad ascoltare i professori parlare di ciò che avremmo fatto quest'anno, del fatto che non sarebbero stati tanto accondiscendenti come negli anni passati e che quest'anno, non avrebbero salvato nessuno, dalla bocciatura.
Avrei fatto meglio ad impegnarmi sul serio, se non volevo rovinarmi quel futuro che mi ero immaginato.
Stavo uscendo dalla classe, quando mi resi conto che era quasi impossibile farlo.
Troppa gente ammassata in quel corridoio troppo piccolo per contenere così tante persone.
Decisi di aspettare in classe, fino a che non si fosse svuotato, sarei andato così alla fermata dell'autobus, e mi sarei seduto ad aspettarlo.
Speravo solo non ritardasse troppo.

ASH
Sbam!
Mi svegliai di colpo.
Oh dannazione, mi ero riaddormentato in classe ed ovviamente le lezioni erano terminate.
Tsk, dovevo aspettarmelo.
Presi lo zaino ancora assonnato, la scuola era ormai quasi deserta, se non per qualche bidello qua e là che fingeva di pulire e qualche ragazzo che rimaneva per i corsi pomeridiani.
Che perdita di tempo.
Percorrendo il corridoio, mi accorsi di una presenza familiare.
E lui che ci faceva ancora qua?
Le lezioni erano terminate già da un po', ed allora perché era rimasto?
Che lo stesse aspettando?
Nah, improbabile.

TOMMASO
Sentendo un rumore di passi mi girai, e non mi sarei mai aspettato di vedere ancora quel volto, men che meno in quel preciso istante.
Gli sembrava tutto così strano e calcolato, eppure, lui non poteva sapere.
Provai ad ignorarlo, ma ahimè fu impossible farlo.
Sentí una presa ferrea sul polso, una forte scarica elettrica si espanse dentro me, non avevo bisogno di voltarmi, sapevo già chi fosse.

ASH
Non so perché lo feci, ma lo fermai.
Sapevo di aver sbagliato ad affibbiargli quel nomignolo, e sapevo anche che avrei dovuto fargli le mie scuse, ma era così dannatamente complicato.
Io non chiedevo scusa.
Mai.
Ma dovetti farlo, il senso di colpa mi stava opprimendo.
Io non ero così.
"Mi dispiace." dissi quasi senza voce.
"Come?"
"Hai sentito bene" risposi imbarazzato.
"Credo di no"
"Ho detto che mi dispiace, cazzo.
Non farmelo ripetere ancora."
Sentì una risata, e che risata.
Era un suono talmente morbido e dolce, da farmi venire la pelle d'oca.
Mi decisi a guardarlo negli occhi, occhi che non avrei più potuto smettere di guardare.

TOMMASO
Non mi sarei mai aspettato che quel ragazzo, tanto bello quanto dannato, mi chiedesse scusa.
Non riuscivo a crederci, eppure, lui era la, con le gote arrossate ad ammettere di aver sbagliato.
"Sei sempre così volgare?" Chiesi ridendo.
"Non dirmi che ti scandalizzi per così poco.
Non penso che ti dispiaccia quella parola." Rispose.
"Tuochè" Colpito e affondato.
Non potei non pensare a quanto il suo viso, così vicino al mio, fosse perfetto.
Nessun imperfezione, nessuna ruga d'espressione.
Solo una piccola fossetta nell'angolo della bocca, gliel'avrei baciata volentieri, se avessi potuto.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 06, 2019 ⏰

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