Quando lo videro disteso tra uno dei bancali su cui erano stipati i rotoli di manto bituminoso e i contenitori metallici per la raccolta del materiale di scarto con sopra il nome dell'impresa Spencer, pensarono subito all'ennesimo studente ubriaco che aveva smarrito la via di casa dopo una notte di alcol e droga. Infastiditi, provarono a svegliarlo per mandarlo via e dare così inizio a un'altra giornata di lavoro.
Il cielo sopra Londra era plumbeo, mentre la nebbia fitta e sottilissima sfruttava qualsiasi pertugio per insinuarsi nei meandri più reconditi dell'animo, rendendolo frigido e poco avvezzo alla compassione. La lingua limacciosa che scorreva silenziosa sotto il Tower Bridge appariva più insidiosa del solito dopo le intense piogge dei giorni precedenti, ragione per la quale le rotte dei barconi erano state ridotte così come le gite lungo il Tamigi. Le luci della città erano ancora accese, ma poco potevano contro la forza della natura. Neppure i potenti generatori riuscivano a garantire la necessaria illuminazione per agevolare i lavori ormai in corso da settimane per il rifacimento del manto stradale che ricopriva il ponte. In giro a quell'ora c'era poca gente e men che meno turisti che solitamente affollano uno dei simboli della capitale britannica.
Dopo aver indossato il casco arancione e il gilet verde, il capocantiere Sam si avvicinò a quel corpo seminudo. Non solo si trovava in una zona vietata ai non addetti ai lavori, ma rischiava pure di prendersi un malanno se non fosse corso ai ripari indossando qualche indumento più consono alla stagione non proprio mite. Provò a svegliarlo toccandolo col grosso scarpone da lavoro sul fondoschiena coperto da un paio di jeans. Una volta, due, tre senza tuttavia ottenere il risultato sperato, contribuendo così ad innervosirlo più di quanto non stessero già facendo il lunedì mattina, un clima del cazzo e una voglia di lavorare che faceva il paio con quella di sorbirsi quell'umidità al limite della sopportazione. I suoi colleghi che assistevano alla scena sorridevano in silenzio perché sapevano che se li avesse sentiti sghignazzare si sarebbe vendicato rendendo difficile e pesante anche la loro giornata.
Al terzo colpo di scarpone Burk diede una leggera gomitata a John quasi a voler sottolineare la propria sorpresa di fronte al sonno profondo in cui pareva caduto il giovane, non certo il primo con cui erano stati costretti a fare i conti da un mese a quella parte quando al mattino riaprivano il cantiere. Calzando i guanti da lavoro per evitare qualsiasi contatto con lo sconosciuto e scongiurare eventuali malattie di cui poteva essere portatore, Sam si inginocchiò accanto al corpo e provò a scuoterlo per le spalle coperte da una camicia male allacciata. Si rese immediatamente conto che c'era qualcosa di strano e invitò i colleghi a chiamare il 999.
L'ambulanza del National Health Service giunse sul posto nel giro di pochi minuti e i sanitari non poterono far altro che constatare che il ragazzo era stato ucciso parecchie ore prima. Sui polsi aveva i segni delle taglienti stringhe di plastica che con molta probabilità erano state usate per legarlo mentre le profonde ferite sul petto dovevano averne determinato la morte. I paramedici allertarono subito la polizia i cui lampeggianti si aggiunsero a quelli del loro automezzo contribuendo a dare un tocco di colore sinistro alla scena del crimine. Mentre due agenti circondavano la zona con il nastro giallo sul quale campeggiava la scritta 'Police line do not cross', il detective Sonny D'Amato seguiva con sguardo attento l'operato della coroner in attesa di poterle rivolgere alcune domande che si appuntava man mano sul piccolo taccuino con il logo di Scotland Yard sulla copertina.
Era la sua prima volta come responsabile delle indagini in un caso di omicidio. Il capo della sua unità investigativa, che operava nella zona Est della città, aveva deciso di mandarlo sul posto da solo. L'influenza aveva decimato l'ufficio ed essendo a corto di uomini non poteva permettersi di abbandonare la propria scrivania. In ogni caso era sicuro di non correre alcun rischio perché il giovane investigatore aveva dimostrato di saperci fare e quella poteva essere l'occasione giusta per guadagnarsi la promozione a detective sergeant che aveva dato prova di meritare. Probabilmente anche la sorte era dalla sua, dal momento che quel giorno non era in servizio neppure il suo peggior rivale, un individuo che alle scarse qualità sopperiva con doti da intrallazzatore e una piaggeria che non aveva eguali. Era stato proprio grazie a quelle che si era assicurato un'ottima protezione tra le alte sfere della polizia.
Trent'anni compiuti da poco, Sonny era un immigrato italiano di seconda generazione. Suo padre Sebastiano aveva lasciato il Salento in cerca di fortuna e si era trasferito a Londra appena maggiorenne. Lì aveva conosciuto sua madre Rosalia, una ragazza siciliana emigrata insieme alla famiglia che non aveva avuto alcun dubbio sul nome da dare al primogenito nato un anno dopo il matrimonio. Voleva chiamarlo Santino come il nonno scomparso prematuramente e per questo ci fu un braccio di ferro con il marito che invece era orientato verso qualcosa di più moderno. Fu possibile giungere ad un compromesso solo dopo lunghe ed estenuanti trattative. Nel mezzo si rincorsero ripicche di tipo sessuale da parte della donna non intenzionata ad assolvere ai propri doveri coniugali e la freudiana resistenza dell'uomo che quanto ad orgoglio non aveva rivali. Provvidenziale fu l'intervento pacificatore della nonna materna che mise entrambi d'accordo pur di scongiurare un più che probabile divorzio che avrebbe rappresentato un'onta indelebile e difficilmente sopportabile per la famiglia.
La vittima non aveva alcun documento addosso, quindi la sua identità sarebbe venuta fuori solo attraverso la comparazione delle impronte digitali. La carnagione chiara e i capelli castani facevano propendere per un giovane latino o un ispanico che non doveva avere più di venticinque anni. Quando July Pence terminò le operazioni preliminari relative a una prima superficiale ispezione cadaverica, rimise nella sua borsa gli attrezzi da lavoro, si levò i guanti in lattice e si fermò a parlare con Sonny D'Amato che tante volte aveva incontrato in occasioni di quel tipo. La dottoressa, che aveva anche una specializzazione in psicologia forense, aveva qualche anno in più del giovane detective ma tra i due c'era ugualmente una bella gara a chi avesse più charme e più pretendenti tra i colleghi e le colleghe.
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Vite spezzate
Mistério / SuspenseUn mostro del passato riemerge nel presente spezzando la vita a tre giovani studenti e ingaggiando una lotta contro il tempo con il bravo e promettente detective di Scotland Yard, Sonny D'Amato, incaricato di risolvere il difficile caso. La sofferen...