||Capitolo 1||

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 *Grace Pov's*

A differenza delle altre mattine, non fu il tono fastidioso della sveglia a svegliarmi, ma l'altrettanto fastidiosa voce stridula di mia mamma. Era tutta la settimana che continuava a tormentarmi. Continuava a ricordarmi che domenica, nientemeno che oggi, sarebbero venuti degli ospiti definiti da lei 'speciali'. Non potevo nascondere che un pizzico di curiosità l'avevo anch'io. Volevo sapere chi era così importante da scombussolare l'andamento di un'intera settimana, ma soprattutto per chi mi stavo svegliando la domenica mattina prima delle undici. Così, nonostante il mio disaccordo dovetti decidermi a spostare le calde coperte dal mio corpo e lasciare che questo venisse a contatto con l'aria fredda di gennaio. Mi sedetti e guardai le gambe che avevo lasciato a penzoloni. I piedi non toccavano ancora il pavimento, decisamente troppo freddo. Quando infatti si scontrarono con il suolo fu quasi un trauma e per qualche secondo l'idea di correre fino al piano inferiore, mi attraversò la mente. Scesi, invece, le scale lentamente. Fin dalla metà rampa delle scale che, nella mia posizione mi conducevano al salotto, potevo sentire il profumo dei waffle e dello sciroppo d'acero, che erano da sempre la colazione riservata alla domenica. Raggiunsi mio padre a falcate ampie e veloci, lasciai un bacio sulla sua guancia e gli sorrisi prima di prendere posto tra lui, che era seduto a capotavola, e mio fratello. Mia madre riempì ad ognuno il rispettivo piatto prima di venire a sedersi a tavola affianco a mio padre e quindi di fronte a me. La colazione si svolse tranquillamente, così come il resto della giornata. Mancavano circa venti minuti alle otto quando sentì il campanello tuonare in tutta la casa, provocando l'abbaio di Toby, il nostro cane, che cessò pochi secondi dopo, quando delle voci a me apparentemente sconosciute, rimbombarono per la struttura. Lisciai un'ultima volta il vestito che mia madre mi aveva praticamente  obbligata ad indossare. Il corpetto era abbastanza aderente e in gran parte in pizzo, mentre a partire dai fianchi in giù, cadeva più morbidamente e risultava leggermente vaporoso. Nonostante le lamentele e le repliche di mia madre, indossai le mie amatissime Vans nere. Era fuori discussione che avrei indossato i tacchi. Li trovo scomodi, e per quanto lei dicesse che le scarpe scelte da me stonassero con il vestito, le misi. Sistemai i capelli corvini, perfettamente lisci, lasciandoli cadere sulle spalle, prima di scendere al piano inferiore. Raggiunsi il salotto, che era invaso, come tutto il piano, dal profumo invitante del sugo preparato da mia mamma. Sorrisi quando vidi gli ospiti salutarmi e feci altrettanto. La donna, aveva detto di chiamarsi Katia. Aveva circa una quarant'anni, i capelli lisci e di un colore che ricordava quello del cioccolato. L'uomo affianco a lei invece  mi aveva detto di chiamarlo Max, il viso era contornato da un leggero strato di barba scura, del medesimo colore dei capelli della donna, così come i suoi. Gli occhi azzurri si sposavano perfettamente con le ciocche scure e la carnagione chiara.

"Forse di noi non ti ricorderai, ma loro dovresti." disse la donna accennandomi un piccolo sorriso, prima di indicarmi i ragazzi alle sue spalle.

Avrei dovuto? I lineamenti dei due, mi erano vagamente familiari. Le ciocche scure dominavano entrambi, così come gli occhi di un colore che ricordava quello della nocciola. Il vestito aderente evidenziava le curve della ragazza, che dovevo ammettere essere perfette. L'altezza del ragazzo torreggiava invece sul quella della ragazza che, pur portando i tacchi, restava più bassa del moro. Notai il ragazzo, di cui il nome mi sembrava ancora totalmente sconosciuto, osservarmi con un piccolo cipiglio, che si approfondì quando notò i miei occhi su di lui, sottolineando il solco tra le sopracciglia. Sospirai di sollievo quando sentii mio fratello raggiungermi, nella speranza che lui li riconoscesse, così da evitarmi una delle mie figure bellissime, ma quando vidi la sua espressione interrogativa sui due, sbuffai. 

"Cameron, Sierra, a tavola!" sentii urlare dalla voce squillante di mia madre e alzai un sopracciglio, quasi stupita, prima di voltarmi a guardare mio fratello, che mi guardava allo stesso modo. 

I Dallas erano tornati. 



Heey. Allora, niente, rido. Spero che come inizio vi piaccia, cercherò di postare questa sera, so amatemi e nuulla.  Se avete consigli o critiche, ditemi, accetto tutto wa. 

vi ano.

Nemici di vecchia data. || Cameron Dallas ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora