Everyone hail to the Pumpkin Song

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𝓘𝔫 𝔱𝔥𝔦𝔰 𝔱𝔬𝔴𝔫 𝔴𝔢 𝔠𝔞𝔩𝔩 𝔥𝔬𝔪𝔢
𝔈𝔳𝔢𝔯𝑦𝔬𝔫𝔢 𝔥𝔞𝔦𝔩 𝔱𝔬 𝔱𝔥𝔢 𝔭𝔲𝔪𝔭𝑘𝔦𝔫 𝔰𝔬𝔫𝔤

La locanda era addobbata per la notte di Halloween: zucche intagliate contenenti piccole candele illuminavano in maniera inquietante i tavoli e le sedie in legno intagliato, dalle travi pendevano ragnatele finte e ragnetti di gomma, l'odore di idromele saturava l'aria assieme alla fragranza di dolci appena sfornati e gli avventori cominciavano a prendere posto, mentre un Brook perfettamente adeguato all'atmosfera della notte intonava una melodia allegra con un il suo violino.
Nulla sembrava poter andare storto, ma non appena il sole calò sull'orizzonte nascondendosi definitivamente oltre le onde del mare, ed il crepuscolo cominciò ad avanzare implacabile, qualcosa scosse la piacevole serata assieme ai pirati che radunati al bancone stavano brindando.
La prima ad essere colpita fu Ann, che si era appisolata a causa della sua stramba narcolessia e che stava placidamente riposando su una sedia un po' appartata. Il suo corpo cominciò a tremare come se fosse colpito da convulsioni, e la sua mente rimase improvvisamente intrappolata nel sogno che stava facendo, mare sconfinato e vento a gonfiare le vele del suo striker. Fu in quel mondo onirico che comparve il re di Halloween dinnanzi alla corvina: fisico asciutto coperto da vestiti simili a stracci, testa di zucca e due pomi rossi al posto degli occhi. Egli le si presentò come Jack O'Lantern, spirito errante, e le chiese in prestito il suo corpo per una durata di tempo che andava dal tramonto all'alba, ma Ann non ebbe nemmeno tempo di rispondere in realtà, nè tanto meno di capire cosa stesse accadendo.
- Il mio sogno è divenuto forse un incubo? - 
Questo pensò, mentre tutto si faceva cuore di tenebra e la sua mente smetteva di produrre pensieri coerenti e coscienti. 
Il manto di Jack calò su di lei, e vi fu solo un inquietante silenzio di tomba.


Nel frattempo attorno alla comandante si erano radunati i suoi compagni e il fratellino, i quali durante quella crisi fatta di tremiti incoscienti, erroneamente l'avevano sfiorata per impedirle di cadere dalla sedia e per sincerarsi delle sue condizioni. L'effetto fu come un domino che cade inarrestabile, le convulsioni si propagarono prima a Marco e a Rufy ovvero i più prossimi, e successivamente a Thatch che aveva afferrato la spalla del biondo compagno per non farlo cadere rovinosamente a terra.
Urla riecheggiarono per tutta la sala mentre i corpi dei quattro mutavano, le luci si facevano intermittenti e un tuono rimbombava chissà dove in lontananza, come se stesse per scoppiare un fragoroso temporale.
Molti abbandonarono la locanda terrorizzati da ciò che i loro occhi increduli stavano osservando, ma non chi aveva appena visto i propri amici trasformarsi in quegli esseri grotteschi.
La prima, o meglio il primo a fare un passo avanti dopo quel marasma fu colui che aveva preso il post di Ann, mentre i due mostri che avevano occupato i corpi di Rufy e Thatch erano corsi via assieme agli avventori spaventati.
Non sembrava possibile che quella creatura potesse parlare con quella bocca intagliata nella zucca e invece...
"Sono Jack O'Lantern."
Spiegò l'essere con una voce cavernosa, che sembrava grattare sulla schiena dei presenti mettendo letteralmente i brividi.
"Sono il re di Halloween  disceso tra voi per portare scompiglio e rubare le vostre anime. Dal tramonto appena nato e fino all'alba, questo sarà il mio regno, qui vigeranno le mie regole, qui i miei compagni vivranno e cammineranno tra voi, liberando la loro natura di mostri e spiriti vendicativi. Scappate e nascondetevi se lo desiderate, ma alla fine vi avremo tutti."
Pronunciate quelle parole con una risata gorgheggiante, la creatura presentatasi come Jack svanì in una nuvola oscura, e nella locanda rimase solo il mostro che aveva preso il corpo di Marco la Fenice.
"Noooo!"
Urlò Sabo facendo un passo in avanti come ad afferrare la testa di zucca evanescente, e subito Bibi gli fu alle spalle cercando di trascinarlo dietro il bancone al riparo, presagendo il pericolo rappresentato dall'alta figura rimasta alla locanda, ammantata in un lungo cappotto nero ed il cui volto era adombrato da un grande cappello a cilindro dello stesso colore degli abiti logori e impolverati.
La figura però non fece nulla, camminò con andatura claudicante verso una sedia, e lì si accomodò, battendo la punta del bastone sulla superficie lignea del pavimento.
Il biondo rivoluzionario gli fu subito addosso con impeto, sotto il grido atterrito di una Bibi quanto mai terrorizzata.
"Dov'è mia sorella? Dov'è?!"
La figura seduta tuttavia, non fece nemmeno una piega.
"Siedi ragazzo, raccontami di te, raccontami della tua ora più buia."
Sabo venne momentaneamente preso in contropiede da quella strana frase, ma una volta riscosso prese il mostro dal viso deforme per il bavero del cappotto e lo scosse.
"Ti ho detto di dirmi dov'è mia sorella! E Rufy? Parla maledetto, dove sono andati i tuoi compari mostri?! Hanno preso i miei fratelli!! Li hanno presi!!"
L'uomo ancora una volta rimase inamovibile, e non si fece intimidire nemmeno dalle fiamme che scaturirono dalle mani del ragazzo.
"Io sono uno spirito, non puoi ferirmi. Forse questo corpo recherà i segni dei tuoi colpi quando me ne sarò andato alle prime luci dell'alba, ma io sono già morto e le tue mani non posso arrecarmi alcun danno."
Atterrito da quella nuova rivelazione, il rivoluzionario fece un passo indietro boccheggiando, bianco in volto come un cencio o meglio ancora come un cadavere, mentre la principessa di Alabasta si portava una mano alla bocca inorridita.
"Dobbiamo trovare gli altri... prima che qualcuno per difendersi provi a ucciderli..."
Bisbigliò in un soffio di fiato. Il mostro però battè nuovamente il bastone a terra e parlò in tono più duro e perentorio di prima.
"Nessuno uscirà di qui fino a che non avrò udito la mia storia."
Un'aura pesante impregnò d'improvviso la stanza, come se l'aria fosse divenuta ora palpabile, ed entrambi i ragazzi si sentirono schiacciare a terra da un peso invisibile.
Perfino Karl, il papero di Bibi, piegò le zampe in avanti come se si stesse inchinando a quella forza sovrannaturale.
"Lasciali andare. Avrai da me la tua storia."
L'uomo dalle fattezze grottesche si distasse in quel momento,  si voltò verso la figura che con passo calmo era avanzata fino a loro, e percependo il peso della sua anima frastagliata, acconsentì alla richiesta.
"E sia."
Proferì semplicemente.
L'aria soffocante svanì, e Sabo senza pensarci minimamente due volte, colse l'occasione al volo.
"A buon rendere chirurgo!"
Promise a Law che si accomodava con calma, mentre il rivoluzionario scattava verso l'uscita seguito a ruota da Bibi e Karl verso una missione assolutamente suicida ma necessaria.
Se la sarebbe cavata il moro?
Di sicuro lui aveva più di un'ora buia di cui raccontare.


Intanto Jewerly Bonney osservava da dietro la scalinata tutta la scena attendendo il momento di entrare in scena.
Il piano cognato da lei e Law aveva troppe variabili, troppe cose che potevano andare storte a partire proprio dal potere della supernova che probabilmente non avrebbe funzionato come il chirurgo della morte aveva ipotizzato.
Voleva darsela a gambe la pirata dai capelli rosa, nascondersi fino all'alba, fino alla fine di quell'incubo. Non le importava se quei mostri avrebbero messo a ferro e fuoco la città, non le importava che cosa sarebbe stato di coloro che avevano prestato il proprio corpo all'arrivo di quegli spiriti.
E tuttavia non si mosse.
Non appena ebbe udito la storia di Law che veniva raccontata con fin troppa calma all'uomo col cilindro nero, non ebbe più cuore di lasciare l'altra supernova al proprio destino.
Sotto i calcoli, sotto la mente analitica e scaltra, esisteva un cuore tenero che provava compassione per chi come lei aveva subito i soprusi del governo e della marina.
Provava una ribelle simpatia naturale.
Perciò attese il momento concordato, chiedendo a se stessa di superare i suoi limiti, e riuscire in quell'impresa folle oltre ogni dire.

Ed anche Law dentro di sè era inquieto, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
Il suo sguardo era rimasto impenetrabile per tutto il tempo, il suo tono di voce non era mai variato nonostante le emozioni straripanti che gli avevano stretto il cuore in una morsa in molti punti del suo racconto. Nulla era sfuggito al suo glaciale autocontrollo.
Il mostro intanto, dopo esseri presentato come Edward Mordrake, lo aveva ascoltato con altrettanta imparzialità fino alla fine.
"Questo è tutto?"
"Questo è tutto." 
Confermò il capitano dei pirati Heart.
Mordrake allora si alzò in piedi.
"Se udirò questa notte una storia più tormentata della tua sarai salvo. Altrimenti prima che il sole illumini queste lande, tu verrai via con me."
Asserì con voce piena e autorevole lo spirito, facendo un passo avanti per lasciare la locanda.
Law però non glielo permise.
"Mi dispiace, ma non ascolterai nessun'altra storia questa notte."
La room si estese in un secondo, ancor prima che le sue parole finissero di essere pronunciate, ed il mostro fu intrappolato momentaneamente da quello spazio racchiuso nella cupola di potere del moro.
"Questi trucchi non funzionano..."
Mordrake lo redarguì con calma impassibile, anzi sembrava persino annoiato da quella messa in scena: una nube nera aveva avvolto i suoi piedi e saliva verso l'alto facendolo scomparire piano piano.
"Bonney, presto!"
La rosata fece dunque il suo ingresso nella stanza e tendendo le mani in avanti provò a fare la sua folle magia, secondo il piano prestabilito.
Il potere della mangiona interferiva sull'età delle sue vittime, non sul tempo in sè, ma nella room era Law a dettare legge, e Law aveva stabilito che Bonney poteva fare tutto, compreso portare avanti il tempo attorno al corpo del mostro: per lui l'alba sarebbe giunta prima che per tutti gli altri, a discapito di quella luna ancora alta nel cielo.
La nebbia nera tornò indietro verso le faglie nel pavimento per poi scomparire definitivamente, mentre lo spirito sembrava scosso da quelle stesse convulsioni che avevano annunciato la sua venuta.
"Funziona..."
Esalò Bonney in un respiro sollevato e stupito, i segni della fatica sul suo corpo che cominciava a cedere come privato dell'energia che lo teneva in piedi. Stava andando oltre le sue possibilità, così come Law, che tuttavia subiva meno gli effetti della room.
Dopo un tempo che parve infinito la figura tremante dello spirito cadde a terra, scuotendosi in una crisi infinita che culminò con il ritorno del capitano degli ormai ex pirati di Barbabianca, madido di sudore e privo di conoscenza, rannicchiato nei suoi vestiti dai colori sgargianti, quasi più vividi del solito in quell'istante.
Bonney cadde con un tonfo a terra nello stesso istante, ansante ed esausta, e Law dissolse la room posando un ginocchio a terra mentre riprendeva fiato.
Il piano aveva funzionato, nella sua cupola l'alba era giunta e il maleficio sulla Fenice si era dissolto, scacciando lo spirito che lo aveva infestato. Tuttavia quell'operazione non sarebbe stata ripetibile anche per le altre tre creature, la supernova dai capelli rosa era allo stremo e Law con lei. Avevano fatto l'impossibile.
Dopo qualche minuto di riposo, il chirurgo si fece carico prima del corpo della compagna pirata, adagiandolo su un divanetto proprio mentre anche la donna perdeva definitivamente i sensi, dopodichè si trascinò il più corpulento Marco, coricandolo su una poltrona.
Un sospiro soddisfatto e stanco sfuggì alle sue labbra, seguito dall'ombra di un sorriso, prima che anche lui si lasciasse cadere su una sedia inspirando profondamente per poi espirare pesantemente.
"Vedi di fare un buon lavoro, Sabo-ya."
Bofonchiò socchiudendo gli occhi.
Voleva riposare, ma era l'unico ancora vigile, perciò sarebbe rimasto sveglio ancora un po' cercando di vegliare sugli altri due pirati.
Quella dopotutto era una sera particolare, e per una volta poteva essere una persona migliore, senza per questo ricevere qualcosa in cambio.
Fino al sorgere del sole, tutto era concesso.
Ed intanto il pendolo aveva appena rintoccato la mezzanotte...


-To be continued-
-Coming next: Follow the White Monster-


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