Parte IV

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I materiali di cui era costituita erano: legno di abete, mattoni in pietra. Per poi essere arredata da stravaganti mobili stravaganti mobili, statuette dalla strana forma e oggetti in vetro. La strana voce ricominciò a farsi sentire, questa volta però, Steve, rimase immobile. In quel momento notò dietro di sé una misteriosa ombra, non era umana, ma neanche conosciuta, era una figura alta, questa si avvicinò, continuò finché una sua parte del corpo si fece vedere dalla porta, era nera, con diverse sfumature, lentamente tutto il corpo uscì, Steve era immobile, quel che stava vedendo dava dell'incredibile, un'essere mastodontico, munito di due occhi viola che emettevano una luce del medesimo colore e la sua pelle era segnata da uno strano pattern grigio e nero. Steve rimase immobile, cos'era quella creatura?
Steve domandò chi era, anzi, chiese cosa era, la creatura rispose, si chiamava "Christian Raymond".
Terza dimensione, 1980.
Il gruppo si divise, ormai stavano perdendo, Christian si ritrova davanti ai suoi amici, tutti stesi in un pozzo si sangue, Christian si inginocchiò nella roccia tolse il casco, urlava al cielo quando una nube viola lo travolse.
Steve lo guardo negli occhi, Christian sembrò perdere il proprio controllo, si mise le mani tra i capelli, quando le pupille gli erano diventate come più ridotte, Christian iniziò a comportarsi da bestia, Steve iniziò a correre, chiuse gli occhi, li riapre e si ritrovò Christian davanti, la mano di quest'ultimo si alzò e; gli amici di Steve correvano, in cerca di questo, s'imbattono nel fitto bosco quando sentono un urlo straziante, queste urla sono di Steve.
Steve è a casa di Mario, il gruppetto è lì, Jami era seduto su una cesta e Mirko leggeva uno strano libro dalla copertina verde e intitolato "Knowledge Book". Steve si mise seduto a gambe incrociate vicino a Mirko, iniziò ad esplorare il libro con gli occhi, cercando ogni minima sfaccettatura, Mirko girò pagina e quel che Steve si ritrovò davanti era Stephen, Steve si sentì strano, iniziò a pensare che fosse già successo, come in un de ja vu, all'improvviso Steve cadde in una sottospecie di trans, in uno strano sogno, vedeva tutto sfocato, davanti al lui c'era un'ombra dall'aspetto innaturale, era troppo alta, una creatura dall'aspetto mostruoso si incamminò, Steve chiese cosa fosse, l'essere rispose alla domanda di Steve, a quanto pare si chiamava "Christian Raymond", la creatura si imbestialì senza un motivo valido alzò la mano e uccise Steve. Steve tornò nella realtà, era stranito, i suoi amici erano lo a fissarlo mentre era steso a terra, scosse la testa e si rialzò, Steve si accorse del libro, e diede un'altra sbirciata per rompere il ghiaccio e all'improvviso il tempo sembrò fermarsi, davanti a Steve c'era lui, Stephen, gli parlò di quel giorno in cui i suoi genitori morirono, Steve piangente scese le scale, rischiando di cadere più di una volta, Steve si ritrovò su una collina, sotto di lui la terra cascò, portandolo così in una sottospecie di caverna, avviandosi per i corridoi si ritrovò in una stanza, una voce catturò la sua attenzione, un'ombra alta si mostrò dietro a sé, come nel sogno, ormai quel sogno poteva essere definito "predizione", scrutò la stanza per cercare un'arma da usare contro quella creatura, una di quelle statuette in vetro poteva essergli utile, quel che prese assomigliava a una ragazza, dentro vi era stata posta una pietra dal curioso colore, il verde, ma non un verde qualunque, era una sfumatura unica, piccola scintilla verde sotto una copertura trasparente e luccicante, brillava sotto la luce artificiale di quel posto, questa luccicante e bellissima pietra però non fu risparmiata quando Steve la usò come arma, ormai la verde e graziosa pietra sembrava viola, coperta sangue del mostro, stranamente di quel colore.
Come? Perché? Come aveva fatto a sapere quel che il mostro avrebbe fatto? Perché il mostro lo avrebbe dovuto fare? Tutte domande che, forse, non avrebbero mai trovato la loro corrispondente risposta, come un puzzle con dei pezzi mancanti.
Steve iniziò a cercare una via di uscita, una, su trenta vie possibili. Labirinto dal mistico e oscuro aspetto, nere coperte andavano a coprire il paesaggio, l'unica traccia di luce filtrava silenziosamente da piccoli antri nascosti, candidi in tutta la loro purezza, chiari fili andavano tesi a dividere stalattiti e stalagmiti, le pietre umide andavano a riflettere quelle poche luci rimaste in quel vuoto, continuando a camminare Steve trovò una strana pianta, contornata da un fascio di luce, questa pianta era come famigliare, andava ad arrampicarsi verso una rientranza, da cui fuoriusciva la fantomatica luce, con occhi speranzosi Steve iniziò già a sentire la fresca aria esterna, che passava da qu so buco, Steve iniziò ad arrampicarsi, un misto di erbe secche e la pianta in sé era l'unica salvezza, chi se lo sarebbe immaginato? Arrivato a destinazione una fresca alitata regalata dal vento travolse Steve, quest'ultimo, con occhi socchiusi, fece un lungo e profondo respiro, per poter godere di quel momento.
Era appena passata l'Aurora, dopo che Nox andò a oscurare altri luoghi tramite il suo nero manto, Aurora lasciò il proprio posto nel mondo a Lumos, il paesaggio era contornato da un fascio di luce, come se volesse farsi notare, luci andavano a scontrarsi violentemente nella acqua tranquilla, mentre il vento la infrangeva, distruggendola e ricomponendola in piccoli cerchi, il fuoco posto nelle varie torce ballava tra le varie spirali del vento, le fiamme ardenti illuminavano gli antri più bui di quel paesaggio, colorate pietruzze adornavano quel paesaggio al quanto stupendo, Steve si risvegliò da quella sottospecie di trans, scosse la testa affinché riesca completamente a recuperare la percezione della realtà, questo fece un primo passo, seguito da tanti altri, sempre più frequenti, alla fine finì per diventare una corsa, era preoccupato di non ritrovare più casa. In lontanaza, tra nubi e alberi, era sfocata l'immagine di un villaggio, subito una lacrima solitaria di gioia rigò il suo allegro viso, era stremato, ma era spronato dal fatto che sarebbe tornato a casa, passo dopo passo la fatica iniziava a farsi sentire, i piedi sembravano pesare sempre di più, ormai mancavano pochi metri, metri che dalla sua prospettiva erano chilometri, il mondo sembrava girare su sé stesso, a contrarsi, a ritrarsi ed estendersi, per poi tornare normale e ricominciare quel ciclo, Steve si sentiva male, iniziò a camminare oscillando e con poco equilibrio, finché alla fine cadde a terra, inerme e senza tralasciare segni di vita.
Steve iniziò a svegliarsi, quel che lo circondava era sfocato, i contorni non erano ben definiti, poco a poco l'immagine sembrava prendere una forma, era tutto bianco e composto in mattonelle, qua e là vi erano posti dei vasi nei quali erano state messe delle orchidee, il tutto era "decorato" da numerose e varie ampolle colme di liquidi, tutti di diverso colore, una luce filtrava silenziosamente dalla finestra e andava dritto dritto negli occhi di Steve, questo lo svegliò completamente, uno strano copricapo volteggiava in aria, lo stesso facevano un camice bianco e un paio di pantaloni rigorosamente dello stesso e medesimo colore, erano tutti e tre messi in una posizione umana, come se qualcuno indossasse quegli indumenti, gli oggetti iniziarono a parlare, la voce era una, proveniva dalla posizione in cui la bocca sarebbe
dovuta essere, era una voce simpatica, amichevole e ospitale, non era né troppo acuta né troppo grave, chiese a Steve come stesse, quest'ultimo non poté rispondere, era sorpreso, cos'era quella figura? Questa prese dalle presunte "braccia" un bicchiere di latte, iniziò a ingurgitare il liquido da quella che forse era una bocca, stranamente il liquido bianco non si vedeva più, ma la creatura era invisibile, come mai il latte non veniva proiettato? Questa domanda per il momento era sospesa, perché Steve non fece in tempo di inserirla nella conversazione, la misteriosa creatura iniziava a farsi vedere, sfumatura dopo sfumatura la sua immagine si faceva vedere, era una ragazza dai strani capelli magenta, gli occhi erano sfumati all'arancione giallastro, il suo sorriso poteva essere descritto come una freccia verso il basso, invece di essere la solita espressione tondeggiante e monotona, questa sembrava divertita, le sue rosee guance e la sua perlacea pelle creava uno strano contrasto, piaciovole e quasi perfetto.
Cosa mi stanno facendo? Sono imperlata di sudore, le mie vene stanno esplodendo, morirò sicuramente. È questo quel che provano gli ultra? Ogni mia cellula sta chiedendo pietà e aiuto. Di cosa parla il professore? Che mi fanno al braccio questi? Basta!
Steve uscì da quel posto, stranito da quel che gli era appena successo, si guardo attorno, le case erano costruite in mattoncini in arenaria, quello non era assolutamente il suo villaggio, il paesaggio verde che conosceva era sostituto da sabbia e qualche rarissimo albero, le dune, le pianure, le cave erano tutte rigorosamente di quel colore biancastro tipico della sabbia, qua e là c'erano degli appezzamenti quasi arancioni, il vento spezzava i legami tra i vari granelli di sabbia, il cielo aveva un colorito quasi roseo, dov'era il suo villaggio? Dov'era Steve? Domande che, probabilmente, non avrebbero mai trovato la loro corrispondente risposta, la loro anima gemella. Steve era in panico, tante braccia lo tenevano incollato a quella sensazione al quanto orribile, il cuore gli batteva come non mai, le vene pulsavano, i respiri affannosi si presentavano sempre più frequentemente, una voce nella sua testa iniziò a ripetergli continuamente "calma", cos'era quella voce familiare nella sua testa? Eppure non la aveva mai sentita, era una voce femminile, tra quelle vibrazioni di voce si potevano definire delle perle di tristezza, come se quel che diceva fosse una frase dei film tristi.
Steve ormai le aveva viste e sentite tutte, voci, mostri, persone invisibili, dune di sabbia, ma era all'oscuro davvero di ogni cosa che stava nel mondo? Era isolato da ogni conoscenza oltre alla quotidianità? Non conosceva quasi niente dell'inusuale, del diverso e del non quotidiano.
Il pomeriggio passò mentre Steve si deprimeva dentro uno stanzino in legno, una persona entrò dalla porta di entrata, intenta a prendere un po' d'acqua da una botte, con sopracciglio inarcato guardo Steve di traverso, quello strano volto composto da un lungo naso a mo' di rapace, una bocca composta da labbra fine, diverse rughe a mo' di rosp, un pelle perlacea e pallida e due occhi color blu, profondi come l'oceano e capaci di fatti sprofondare in essi. Steve scioccato un po' dall'arrivo di questo individuo non rispose niente, l'uomo minuto allora tese la mano e gesticolò un po', intendendo la voglia che l'uomo voleva portarlo via con lui, Steve un po' stranito la afferrò e si fece portare, davanti a Steve la scena si fece inquietante.

Stolen lives - Il mondo come non lo hai mai visto - (In fase di scrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora