Parte II

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Un forte rumore rimbombò nel villaggio, si potevano ben identificare il terrore e le urla degli abitanti, il villaggio andava in frantumi, i tetti crollavano, le mura si sbriciolavano come se fossero un pilastro di biglie e il sangue si disperdeva a terra mentre si mischiava alle lacrime. I tre scesero,
era una scena a cui loro non potevano assistere, anzi, una scena a cui loro non volevano assistere.
Steve iniziò a piangere, non vedeva più i suoi amici, che si erano persi in quel mare di sangue, lo stregone tornò poco dopo al villaggiò, sembrava indifferente, sembrava che non fosse successo niente, ma nella sua indifferenza, nei suoi occhi si poteva vedere la sua sofferenza, che soffocava con la sua espressione inespressiva e senza colore. Esso corse col cavallo verso Steve, lo prese e scappò via, lasciando i suoi amici indietro. Steve si opponeva, ma inutilmente, erano già troppo lontani per poter tornare indietro. Il tempo sembrò fermarsi per Steve, come si qualcuno volesse evidenziare quel momento, pianse sempre di più e i suoi occhi si sbarrarono da tante piccole gocce, in quel momento davanti a esso comparì una figura, sfocata a causa delle lacrime, i bordi si sfumavano al paesaggio esterno, i colori però erano chiari, pareva essere coperta da un velo marrone, e vi erano due occhi che erano luminosi e caratterizzati dal rosso intenso, si potevano riconoscere solo questi due elementi, che forse erano anche inutili. Quella figura si dissolse tra il vento, e Steve sembrò rimanerne indifferente, era già troppo scosso dal fatto precedente a quello, Steve sembrava essere perseguitato dalle tragedie. Bisognava cambiare completamente villaggio e luogo, bisognava cambiare regione. Viaggiarono per giorni, senza cibo e acqua, superarono deserti, foreste, fiumi e laghi, raggiunsero il mare, esso era immenso e si estendeva quasi all'infinito, la sabbia era bianca come le soffici nuvole, l'acqua era limpida e in essa era possibile intravedere i pesci, poco più in là vi erano posti degli alberi e la brezza marina rilassava le loro menti tese. Si accamparono là, mangiavano pesce e bevevano l'acqua dei fiumi, dopo tre giorni iniziarono a costruire una zattera, con la quale sarebbero approdati nella nuova regione. Essa era munita di una fornace, un tavolo da lavoro e una decina di ceste piene di armi, armature, cibo e acqua.
Approdarono in una isola, potrà a quella vi era un muro colossale, ma non sembrava esser costruito da alcun essere umano, pareva una costruzione creata dalla natura le leggi della fisica sembravano scomparire, gli oggetti cadevano verso l'alto, la bussola sembrava impazzita e le piante appassivano e tornavano sane senza alcun ordine, si accamparono là per la notte, Steve non capiva perché non potevano ancora entrare e dovevano aspettare fuori, si misero a dormire, all'improvviso si sentirono dei rumori, qualcuno si stava avvicinando, erano i suoi amici.
Steve si alzò, si stiracchiò, si strofinò gli occhi e reagì piangendo, li abbracciò e pianse ancora di più, tra lacrime e singhiozzi urlò per la gioia e li strinse forte, passarono ore finché quella euforia passò, si misero a dormire, sotto il cielo stellato, tra l'erba e davanti al fuoco danzante, la luna prese possesso di tutto l'intero paesaggio, nella sua fierezza e grandezza.
Si svegliarono tutti, come se fossero disturbati da qualcosa, da una voce, da un sussurro, la voce era fioca, quasi un sibillio, ma al contempo era massiccia e rauca, questo li inquietò e si misero ad ignorarlo, ma fallendo sempre di più ogni secondo che passava, il terrore si faceva strada tra quelle anime gelate.
Un rumore ruppe il momento, che svanì un istante dopo, loro si sentirono sollevati, presero fiato, il cuore si poteva ancora udire battere forte, come se volesse scappare, iniziarono calmarsi, il cuore riprese il suo normale corso, ma Steve aveva ancora l'impressione di essere osservato, una persona fissa su di lui,
ma, apparentemente, nessun'altro era lì apparte lui e gli altri.
Un silenzio assoluto li controllava, nessuno parlava, passarono minuti finché qualcuno provò a muovere un muscolo, le parole iniziarono a uscire, fluide e senza timore, si misero d'accordo e ricomnciarono il loro tragitto verso quella che sembrava una nuova speranza.
Camminarono, si arrampicarono e scavarono, finché non trovarono una grotta, ma non portava da nessuna parte, prò il mago sembrò sbloccare quell'enigma, iniziò a fare strani movimenti con le mani e da esse fuoriuscirono strani simboli che parevano non appartenere ad alcuna lingua, il muro si aprì rivelando così un nuovo mondo, esso era simile al loro, le sembianze erano le stesse, ma c'era un qualcosa che rendeva quel posto magico, si percepiva qualcosa, quel qualcosa era finalmente pace.
Girovagarono per un po', finché non sentirono un rumore, c'era qualcuno che li stava guardando, nascosto tra gli arbusti, le foglie, i cespugli e le liane, era umano, un ragazzino che aveva al massimo sette anni. Questo si avvicinò senza proferire parola, prese Jami per mano e gli sorrise, mentre era ancora indeciso con gli altri, tenendo ancora Jami per mano corse verso la parte più fitta della foresta, gli altri li seguivano, a un certo punto però quel bambino si fermò, erano davanti a un dirupo e questo ci saltò dentro, Jami aveva paura, non poteva scappare, pensava che sarebbe morto, urlava e piangeva, ma improvvisamente scomparve a mezz'aria, questo li spaventò e dopo varie incertezze provarono anche loro, finirono in un villaggio, ma era straordinariamente bello, il sole si scontrava nella brezza e la terra aveva una forma particolare, ma piacevole agli occhi, le nuvole erano quasi assenti e l'acqua era limpida.
Trovarono quel ragazzino giocare con un cane, mentre giocavano, il bambino, chiamava quel cane Ruben, a quanto pare si chiamava così, cercarono Jami, ma senza aver prodotto alcun risultato, finché non lo trovarono steso sotto un albero, a dormire beato. Provarono a svegliarlo e dopo qualche tentativo ricavarono un risultato, Jami si svegliò, era in mezzo a tanti occhi che lo osservavano, un passo falso e quel monento sarebbe diventato uno show in cui lui era protagonista, provò a smuovere la situazione correndo via,
era imbarazzato pensando a quale figuraccia avesse fatto.
Lo ritrovarono con la faccia rossa, tutti si misero a ridere, apparte lo stregone che, come sempre, aveva una espressione priva di sentimenti, o quasi, trovarono alloggio in una casa malconcia, l'unica abitazione disabitata, ovviamente dato le sue condizioni.
Il sole calò e la luna prese il suo posto, trovarono una stanza, la quale era abbastanza confortevole e meno sgretolata rispetto alle altre circostanti. Durante il sonno giunsero alle loro orecchie delle voci simili a sussurri che recitavano delle frasi inquietant, la morte, di questo parlavano, ma non solo, amore era il secondo argomento, si svegliarono e le voci zittirono, pensando fosse un sogno si rimisero a dormire beati, le voci si ripresentarono, ma più forti e aggressive, si svegliarono e tutto finì, si riaddormentarono nuovamente, le voci flebili che in passato erano si trasformarono in urla, si svegliarono, ma al contrario di prima, esse, non smisero e quella che prima era una notte calma diventò presto un incubo, scapparono lasciandosi alle spalle solo quelle urla. Si rifugiarono nella boscaglia, in attesa che quel putiferio finisse, il paesaggio era incantevole, gli alberi mostravano fieri la chioma, come per vantarsene, il cielo era illuminato dalle stelle, dalla luna e dalle lucciole, l'acqua rifletteva nelle sue acque limpide il paesaggio circostante, sfocandolo leggermente e modificandolo a suo piacere tramite le onde, il posto era anche pieno da dei funghi, ma non funghi normali, ma funghi blu fluorescenti, essi rendevano così quel posto magico.
La notte passò lentamente, mentre loro per tutto il tempo rimasero lì, fermi e svegli, il giorno successivo tutto riprese il suo corso, si addormentarono, sdraiati sull'erba e sopraffatti dal sonno, il sole prese posto nel bel mezzo del cielo, evocando così il pomeriggio. Sentirono un rumore durante il loro sonno, si svegliarono e quel che trovarono era solo un foglio nel quale vi era scritto:
Lui è qua e vi sta cercando, morirete e le vostre anime saranno sue, intrappolate in un posto soprannominato da lui "il Frost", io ormai sono suo, trasformato in una stupida marionetta, mi farà lottare contro di voi nonostante io sono vostro alleato, molte altre persone sono nel mio stesso stato, ci sfrutta come un parassita, ci da delle abilità che possiamo usare solo come vuole lui. Aiutatemi perfavore.
Da H. M.
Il gruppo, spaventato, lasciò il foglio a terra e scappò via, ignorando il reale messaggio che voleva raccontare quel bigliettino. In quei giorni stavano accadendo troppe cose strane e inquietanti, sembrava che qualsiasi cosa era collegata con loro, ma... perché? Questa domanda non avrà mai risposta forse.
All'improvviso il cielo sparì, coperto dalla nebbia e oscurato dalle nuvole, furono come divorati da quelle tenebre ghiotte, questa volta non scapparono, rimasero là, ad aspettare colui che scrisse quel messaggio, arrivò senza esitare, era là, immezzo alla boscaglia a guardarli, era Herobrine, ma sembrava calmo, all'improvviso però iniziò a urlare e chiedere aiuto, gli occhi gli diventarono rossi e un secondo dopo di nuovo bianchi, questo ciclo continuò mentre questo continuava a urlare chiedendo aiuto, teneva le mani nei capelli e scuotersi, passarono minuti quando tutto finì, aveva gli occhi bianchi, quando poi chiese ancora una volta la stessa e medesima cosa, aiuto, dopo questa ultima richiesta questo scomparì nella nebbia e subito dopo anche questa sparì, rivelò così a loro il fatto che non erano più nel bosco, ma nel villaggio, tutti li guardavano strani, come se la nebbia non fosse mai passata, improvvisamente agli occhi di Steve, tutti, apparte la sua squadra, diventarono per alcuni secondi una unica persona, era vestito di nero e aveva un cappuccio dello stesso colore, la faccia era coperta dall'ombra dal cappuccio, ma erano ben visibili gli occhi, rossi e luminosi, questo si levò il cappuccio rivelando così la sua faccia, era di un colore scuro e aveva un sorriso che trasmetteva paura, una paura che non era proprio come le altre, era una paura mista a gioia, tristezza, rabbia e disprezzo, era una paura che riuniva molte sensazioni nonostante non c'era un motivo concreto che potesse suscitarle.
Tutto scomparì, Steve ricominciò a vedere le cose come erano davvero, erano solo persone normali che lo guardavano, sì era molto inquietante, Steve chiese al gruppo se avessero avuto la stessa situazione, tutti risposero no. La domanda fu udita anche dalla altra gente, questa mostrò una faccia sospettosa, la gente era come insospettita di quello strano fatto.

Stolen lives - Il mondo come non lo hai mai visto - (In fase di scrittura)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora