CAPITOLO TRE

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Passai altri minuti infiniti chiedendomi se fosse ritornato.
Avevo i pantaloni aperti in un muto dispiacere. Non avevo alcuna intenzione di urlare o chiedere aiuto: forse il mio animo masochista potrebbe sembrare eccessivo, eppure il solo pensiero delle labbra di Jungkook sul mio pene mi faceva salire piacevoli brividi.
E così mi addormentai nella speranza del ritorno che si presentò qualche ora più tardi.
Mi svegliò il solito rumore da chiavistello.
"Jung.." feci io mezzo addormentato, ma non ebbi il tempo di finire la frase che egli, sempre avvolto dalla tuta in lattice, si precipitò nella stanza e iniziò a strattonare le cinghie che mi tenevano legato con violenza.
"Mi fai mal.." tentai ma lui mi aveva gia liberato gettandomi sul pavimento gelido e stringendomi le mani dietro alla schiena.
Si mise sopra di me iniziando a strusciarsi sul mio sedere, poi si chinò e sentii il fiato solleticarmi l'orecchio e l'alito inondarmi le narici di un aroma di alcol..
"È il momento della tua punizione" pronunció la zeta in un sibilo serpentino che mi fece gelare il sangue. Poi mi mostró qualcosa che nell'oscuritá pareva una cinghia o un laccio.
La mia guancia si staccò in seguito dal pavimento e venni trascinato in un'altra stanza attraverso un corridoio claustrofobico e illuminato da lanterne opache.
Nella stanza vi era un letto, un semplice letto ricoperto dalle catene e dalle corde.
Questa volta la mia guancia scoprì un materasso di pietra tiepido e per una seconda volta egli si mise a cavalcioni su di me iniziando a legarmi.
"Cosa vuoi farmi?" Dissi in un flebile sussurro.
"Tanto a te piacerà comunque no? Allora che ti importa?" La sua voce era rozza e rude, quasi come se cercasse di imitare un tono minaccioso.
Inizió a togliermi i pantaloni. Me li stracció con tale furia che il letto cigoló instabile sotto al nostro peso.
Sentii poi un fruscio e restai immobile chiudendo gli occhi al rumore della frusta a contatto con la carne.
E sentii un nuovo fruscio e quel fastidioso clamore seguito dal dolore. Poi ancora una volta e un'altra ancora.
Ad ogni colpo gemevo e ad ogni pausa trattenevo il respiro.
Passarono secondi incessanti e minuti incontabili.
La pelle bruciava sotto cicatrici sempre fresche.
"Basta.." Lo pregai flebilmente dopo che quei minuti divenirono ore.
Lui diede in una risata e la frusta si fermò a mezz'aria.
"Credi davvero di farmi pena? Guardati. Sei rivoltante." Fece per colpire ancora ma lo fermai.
"Non è questo! Ne ho abbastanza di questa punizione. Hai detto che volevi giocare? Bene, allora Giochiamo."
Caló il silenzio. La frusta penzolava inerme dalle sue mani.
"Come desideri allora."
Si mise nuovamente a cavalcioni sul mio sedere stavolta nudo.
Inizió a leccarmi l'orecchio destro scendendo fino al collo e a palparmi con la mano destra: faceva malissimo ora che la mia pelle era segnata dal sangue.
Le sue mani presto assunsero un colorito cremisi e lui inizió a leccare anche quelle.
"Ti piace questo gioco ora, Jimin?"
Mi sussurrò all'improvviso. Sobbalzai.
"Questo sì che mi piace." Feci io ( e da una parte non mentivo. )
Mi strizzò una natica e avvertii un leggero formicolio.
"Ma è solo l'inizio" si slacciò la cintura dei pantaloni. Sentii poi la zip aprirsi e lui chinarsi su di me e stranamente il calore del suo corpo risultò piú cocente che mai.
"Iniziamo, Jimin?"
Fu allora che sentii un urlo. Un urlo disperato, un urlo di rabbia. C'era qualcun'altro in quel luogo. Non ero solo. Ma chi era? E perchè era lì? Possibile che non ero il solo ad essere desiderato da Jeon Jungkook come ingenuamente pensavo?

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