II

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Non ebbi il coraggio di andare subito ad aprire quel baule ma lo presi e lo spostai in camera mia, appena fossi stata in grado di sopportare il suo contenuto lo avrei aperto e avrei scoperto tutto quello che mi ero sempre chiesta su mio padre e sul suo rapporto con la mamma, prima però avevo bisogno di ridare un equilibrio alla mia vita. Avevo ventisei anni, potevo aspettare ancora un po'.

Un giorno presi coraggio e partii per Parigi, avevo saputo tramite i giornali che l'Opera cercava delle nuove coriste e decisi di provare l'audizione. Era Maggio, una bella giornata di sole ricordo, partii da casa con la carrozza la mattina presto, poco prima delle nove se non sbaglio e per l'ora di pranzo ero già a Parigi, mangiai sola in un ristorantino vicino al teatro e poi entrai per fare la fila, ero preoccupata, molto, e non solo per l'audizione, la struttura imponente non mi incuteva soggezione, c'ero già stata molte volte negli anni del conservatorio, ma all'epoca non sapevo cosa si era consumato fra quelle mura, e cosa ancora più importante, non sapevo di essere così strettamente legata all'uomo che aveva causato tutta quella tragedia, mi sentivo osservata, come se tutti sapessero, ma sapevo che non era così, mi detti una scrollata per riprendere il controllo di me stessa e cominciai ad osservare le altre ragazze in fila per il mio stesso posto, molte ricontrollavano i loro spartiti o ripassavano le parole dell'aria che avevano scelto di presentare alla commissione. Ci chiamavano una per una dentro alla sala prove e una per una quelle ragazze uscivano da quella porta, chi piangendo, chi con aria soddisfatta, da fuori si intuiva solo qualche suono raro per cui era impossibile capire quanto fosse grande effettivamente la lista delle mie rivali.

Quando finalmente arrivò il mio turno venni chiamata da un ragazzo circa della mia età , alto, con un fisico invidiabile, i capelli neri, gli occhi verdi e la carnagione dorata, doveva essere un ballerino. Mi avvicinai e lui mi sorrise, ricambiai il sorriso ed entrai nella grande sala che era davanti a me, una stanza luminosissima con il parquet di legno chiaro e dei grandi specchi lungo tutta una parete, c'era un lungo tavolo e sedute dietro ad esso una quindicina di persone circa, raddrizzai la schiena e mi portai al centro della sala rivolgendo un inchino alla commissione, l'uomo seduto al posto centrale si alzò in piedi e a sua volta mi rivolse un inchino

-Siete voi madmoiselle Erika Gauthier?

-Si monsieur

-Bene, potete dirci quali sono i vostri livelli di studio e da quale scuola venite?

-Certamente, ho cominciato a studiare musica con mia madre quando avevo cinque anni, lei da giovane cantava nei locali più famosi di Parigi, poi a dodici anni sono entata al Conservatoire National Superieur de Paris e mi sono laureata sei anni fa con il massimo dei voti

-Cantate solamente madmoiselle?

-No, so suonare molti strumenti, in conservatorio però mi sono soffermata maggiormente sullo studio del pianoforte e del violino

-Avete detto che vostra madre era una cantante... come si chiama?

-Chiamava monsieur, è morta due mesi fa... Si chiamava Sofia Degli Innocenti

-Italiana?

-Si monsieur

-Credo di aver'capito chi fosse... a proposito madmoiselle, condoglianze per la vostra recente perdita

-Vi ringrazio monsieur

-Procediamo, che brano avete portato per l'audizione?

-Agnes purs, agnes radieux del Faust monsieur, mi sono permessa di riadattarlo per il pianoforte e di fare alcune piccole modifiche che mi piacerebbe farvi ascoltare, se me lo permettete

-Prego, sono molto curioso di ascoltarvi

e mi indicò il pianoforte infondo alla stanza, presi posto, posizionai lo spartito, respirai profondamente, raddrizzai nuovamente la schiena e cominciai a suonare, non  li guardai mai durante l'esibizione, avevo paura di farmi prendere dal panico, così mi concentrai sulla musica e sul canto, mi lasciai trasportare dalla melodia e cercai di immedesimarmi nel personaggio di Marguerite, sedotta e abbandonata, peccatrice pentita che invoca la Grazia di Dio e la ottiene, ci misi davvero l'anima in quell'audizione, volevo che mi miei genitori fossero orgogliosi di me, volevo onorare la loro memoria e la passione che ci univa indissolubilmente quanto il legame di sangue, terminai il pezzo e mi voltai, mi girava la testa per lo sforzo e per l'emozione, li sentii battere le mani ed intravidi qualcuno alzarsi in piedi ma avevo la vista sfocata e non capii bene cosa stava succedendo, presi coraggio e mi alzai tornando nel punto che avevo occupato pochi minuti prima, non ci vedevo quasi più, sentii qualcuno dire

-E' dai tempo della Daaè che non vedo una Marguerite come la vostra madmoiselle, anzi, forse la vostra è ancora migliore!

mi sforzai di sorridere e di mantenere un'aria serena e disinvolta anche se vedevo solo delle ombre vaghe che mi giravano intorno vorticosamente e sentivo le ginocchia tremare come in preda ad uno spasmo, sentii qualcun'altro dire 

-Madmoiselle voi sarete la sostituta della primadonna!

cedetti, svenni, ma prima di perdere completamente conoscienza sentii due braccia forti afferrarmi per la vita impedendomi di cadere rovinosamente a terra "Come Christine, papà, come lei, più di lei" pensai, poi il buio.

Erano passate circa due settimane dal giorno dell'audizione e dal mio imbarazzante svenimento, quante emozioni tutte insieme, quante ferite mai veramente rimarginate riaperte, troppo tutto insieme, ma alla fine cel'avevo fatta, mi avevano scelto! Lavoravo all'Opera! Certo non ero la primadonna, ma già essere nel cast era un grande onore e rappresentava un' altrettanto grande vittoria personale.

Dopo il mio svenimento mi risvegliai in un camerino tranquillo, con un grande specchio sulla parete e dei vecchi quadri, ero stata adagiata su un divanetto verde e sulla parete opposta c'era un tavolo da toeletta con un mazzo di fiori, mi sono alzata e mi sono diretta verso quel tocco di colore così intenso e vi trovai un biglietto vicino:

"Il dottore dice che avete bisogno di riposo, congratulazioni per il provino, siete stata magnifica, ci vedremo domani alle prove e finalmente avrò l'onore di conoscervi di persona

Claude"                                  

Presi i fiori, uscii dalla stanza e me ne andai, le prove sarebbero cominciate il giorno dopo alle dieci di mattina circa, l'avevo visto scritto su una bacheca nel corridoio, pensai a quanto potesse convenirmi tornare a casa, ci voleva un'ora e mezza di carrozza per arrivare a Parigi e qualcosa in più per arrivare a teatro a causa del traffico della città, sarei dovuta partire almeno alle sette di mattina per essere sicura di essere in orario, non era poi un così grande sacrificio, così ripresi la mia carrozza e tornai a casa, era vero, avevo bisogno di riposarmi e se non stavo a casa questo non era possibile.

Una volta tornata a casa mi feci un bagno caldo, presi una tisana e andai direttamente a letto, sdraiata sotto le coperte fissavo il baule della mamma, sentivo che mi chiamava, ero curiosa di scoprire cosa ci fosse dentro, ma non era il momento giusto, lo sapevo, dovevo aspettare ancora un po', così anche quella notte andai a dormire con i fantasmi del passato che mi supplicavano di svelare i loro segreti.

Neigiorni seguenti scoprii quanto fosse bella e caotica la vita in teatro; feci amicizia con le ragazze del coro e le ballerine, imparai a conoscere gli insegnanti, i direttori, i macchinisti, i custodi e tutto il resto delle persone che tenevano in piedi l'Opera, il primo a presentarsi ufficialmente fu Claude, il ragazzo dei fiori, il ballerino che mi aveva sorriso prima dell'audizione, era molto bello e aveva dei modi quasi regali, non solo nel modo di muoversi, che dato il lavoro che faceva era scontato, ma anche nel parlare e nel modo di porsi che aveva con altri, scoprii in seguito che era il figlio di Meg Giry, la ballerina amica di Christine, che aveva sposato il barone di Castelot-Barzebac.

Claude mi mostrò tutta l'Opera e mi raccontò leleggende che si raccontavano su quell'imponente edificio, ma mai quella del Fantasma dell'Opera, nessuno parlava mai di lui.

Ricordo che una sera, mentre facevamo le prove generali per il Faus andò via la luce, cominciarono tutti a gridare come pazzi, alcune ragazze svennero addirittura; quando le luci si riaccesero chiesi quale fosse il motivo di tutto quel baccano e venni a sapere che i membri del cast e tutto il resto del personale aveva ancora paura che il fantasma tornasse a perseguitarli e che trovasse il modo per mandare il teatro in rovina, niente di più ridicolo pensai, ma non lo dissi a nessuno, nemme no a Claude.

Quel giorno decisi di tornare a casa e leggere i diari di mia mamma.

L'amore vero non accetta maschereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora