Capitolo 1: "Inserire frase poetica d'apertura qui..."

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Le mie dita si agitano nervosamente al di sopra della tastiera del suo notebook. "C'era una volta...", ovviamente è questa la prima frase a venirmi in mente. La sua voce risuona nella mia testa. "Tu dovresti saperlo meglio di tutti, sei la figlia di Biancaneve...". Ma non mi dire. Non riesco a trattenere un mezzo sorriso. È un'eco remota, certo, ma sempre presente. Mi ricorda il mio ingresso nel mondo di cui ho sempre fatto parte. Ma il mondo delle fiabe non è così fiabesco, da quando lui se n'è andato. Almeno, non il nostro. E comunque, a prescindere da dove mi trovo ora, Henry non è più con me, e questa città incantata ha decisamente perso un po' della sua magia.

"Succo d'arancia, Swan?"

Killian posa un vassoio di brioches sulla scrivania, prima di sedersi sul letto; fisso per qualche secondo l'arancione intenso del succo nel bicchiere al di sopra di esso, perplessa. Fu una delle prime cose che mi chiese, il succo d'arancia.

"Emma..."

Da parte mia, nessuna reazione. Ho bisogno di qualche altro secondo.

"Tesoro, mi dici che c'è che non va?"

Sollevo lo sguardo, ricambiando quello dei suoi intensi occhi azzurri. Sembra davvero preoccupato; fa quell'espressione quando pensa che gli stia nascondendo qualcosa che mi preoccupa. Sotto la più superificiale agitazione ne traspare quel po' di rancore che riserva ai miei ostinati tentativi, mai svaniti del tutto, di non lasciare che mi scopra completamente, di impedire a chiunque, lui compreso, di toccarmi nell'animo. Lo so, è fastidioso, ma sono sempre stata così. E sebbene Uncino sia l'unico in grado di oltrepassare le mie barriere, non mi nasconde più quell'aria di delusione, quasi di disappunto, nel constatare che ogni tanto mi riparo ancora dietro a quei muri. Ma ha ragione, e non se lo merita.

Stringo il pugno e faccio un sospiro. Basta muri.

"Sono incinta."

"Cosa?"

L'espressione che gli si dipinge in faccia mi fa dimenticare di tutto il resto, per un secondo. Sorrido. "Amore, è meraviglioso!" esclama piegandosi in avanti e portandosi la mano superstite sulla fronte.

"Non te ne rendi conto" mi guarda, "ma mi hai reso il pirata più felice che potrai mai incontrare."

Cerco di lasciarmi andare. "Be', me ne basta uno, di pirata. Anche se a quanto pare ne sta arrivando un altro. Un piccolo Killian che gironzola per casa, ce lo vedi?"

"O un piccolo salvatore."

Esito.

"Oh, non glielo auguro. Meglio rum e aria salmastra piuttosto che sacrifici e responsabilità."

Mi faccio scappare una nota di amarezza, che a Killian non sfugge. Non gli sfugge mai nulla.

"Emma, se sei spaventata, sai che non hai motivo di esserlo. Sarai una madre fantastica, chiunque ci scommetterebbe."

"Be', forse non Henry."

È stato più forte di me. Non mi sopporto nemmeno io, quando faccio così, ma è inevitabile.

"Quel ragazzo ti ama più di chiunque altro, Swan. È sempre stato più maturo del normale, e fin dall'inizio ti ha capito più di quanto tu, forse, capissi te stessa."

"Questo è quello che fa vedere. Ma il vuoto che gli ho causato non sarà mai compensato completamente. Altrimenti perché credi fosse così ansioso di trovare la sua storia? È colpa mia, se si sente incopleto. E non mi perdonerà mai. Mai del tutto."

"Sei sicura che si tratti di lui, e non di te?"

Quindi mi accarezza il viso, sollevandomi il mento in modo che lo guardi negli occhi. Tendo a guardare verso il basso, quando ho paura, e Killian lo sa bene. Ma nemmeno lui può cambiare il passato.

I don't know how to say goodbyeWhere stories live. Discover now