The Easter Bunny Wedding.

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Un matrimonio riuscito richiede che ci si innamori molte volte, sempre della stessa persona.

"Tu?! Ti sposi?".
Era iniziato in quell'esatta, rumorosa, maniera il pomeriggio più lungo, distruttivo e stressante della giovane vita di Sakura Haruno. Alla soglia dei ventisei anni, fidanzata da quella che considerava un'eternità, data l'enorme pazienza a cui doveva attingere per sopportarlo, con il tronfio e poco sentimentale Madara Uchiha.
Al momento latitante.
Bastardo megalomane, non aveva avuto nemmeno la decenza di chiederla in moglie come qualsiasi uomo normale ed adulto avrebbe scelto di comportarsi per il bene della compagna, bensì le aveva scritto, e fatto recapitare, una striminzita letterina, mentre lei era temporaneamente priva di memoria, ricoverata in ospedale. Lasciandola sola, confusa, a marcire sul lettino scomodo settimane intere.
Emozionata, arrabbiata, in fibrillazione dalla voglia di rivederlo...
Oh, ma alla fine gliel'aveva fatta pagare. Molto cara. Tanto che lui ne portava ancora i segni.
Ciononostante aveva comunque risposto di sì alla proposta, forse troppo masochista, in verità eccessivamente innamorata.
Ed era questa la sua condanna.
Dall'atipica dichiarazione erano già trascorsi diversi mesi, durante i quali Madara non era mai parso propenso ad iniziare, od interessarsi, di alcun preparativo. Sposarla era un conto e lo avrebbe fatto più che volentieri, in fondo, alle volte, già la presentava come sua moglie, ma perdere la testa e la sanità mentale -la poca rimasta- dietro banchetti nuziali, fiori, abiti, nastrini e quant'altro, non rientrava nelle sue priorità.
Considerava la cerimonia una tortura demoniaca, inventata dallo stesso Satana così da poter punire i peccatori in Terra, e lui non poteva negare d'essere -fieramente- uno dei peggiori.
Per certi versi nemmeno a Sakura interessava il prima.
Il tedioso Principe azzurro, il cavallo bianco, il vestito di merletti che l'avrebbe fatta somigliare ad una meringa, ed il riso lanciato negli occhi da invitati burloni... La annoiavano ed irritavano.
Sfortunatamente però non poteva esimersi da quell'ennesimo supplizio. E neanche fuggire insieme al fidanzato verso il Paese della Terra, pagare due sconosciuti per convincerli a far da testimoni e sposarsi in fretta e furia in uno squallido casinò di Iwa, come avevano sperato di riuscire a fare.
Mebuki e Kaguya li avrebbero rincorsi in capo al mondo, ne era sicura, seguite pateticamente dai poveri -martiri- consorti schiavizzati; poi una volta raggiunti, brutalmente uccisi per aver osato impedir loro di partecipare a ciò che sarebbe stato organizzato dalle stesse madri come il matrimonio del secolo. Infischiandosene dell'approvazione della coppia e dei loro voleri.
Proprio per questo motivo Sakura, ingenua, aveva optato nella soluzione meno drammatica e sanguinosa, dopo aver ricevuto il benestare di Madara con un grugnito poco interessato, opportunamente richiesto mentre dormiva, in modo da farsi dire di sì: lasciare che fossero i suoi migliori amici ad occuparsi della cerimonia.
Di certo, però, non si aspettava di assistere allo stupore generale a quella lieta notizia! E neppure di vedere Ino spalancare d'istinto la bocca, simile ad un pesce preso all'amo, oppure Mito iniziare a pregare chissà quale entità superiore, chiedendo la grazia di riportare un poco di senno nella testolina rosa della ragazza, o peggio Naruto... Ah, Naruto! Lui, da buon idiota qual era, stava scuotendo irruente le spalle di un ibernato Sasuke, intanto che piangeva lacrime di coccodrillo e gridava come una cornacchia "Teme!! Abbiamo provato a salvarla, abbiamo provato! Finirà in fretta, te lo giuro! Non seguire la luce, Sas'kèèèè!!".
In tutta sincerità Sakura non capiva perché si fossero sorpresi tanto, in più quelle reazioni esorbitanti l'avevano anche leggermente offesa, se doveva essere onesta. Tornò rigida a concentrarsi sul proprio latte macchiato, giocando fra le dita minute con il tovagliolo di carta, su cui era stato stampato il logo del bar dove avevano deciso d'incontrarsi e rifugiarsi, in modo da discutere serenamente: uno strambo uccellino, rassomigliante ad una colomba.
Cosa c'era di così assurdo nel voler sposare l'uomo che amava?
Naturalmente, l'avessero informata di quell'eventualità mesi prima, nemmeno Sakura lo avrebbe ritenuto possibile, pensando d'essere vittima d'uno scherzo poco divertente. Aveva sempre creduto che, i primi a fare il grande passo, sarebbero stati Hashirama e Mito, oppure Sai ed Ino... Persino Naruto e Sasuke, malgrado si lasciassero e riprendessero con la stessa regolarità con la quale andavano in bagno, era certa avessero più probabilità di lei e Madara di ritrovarsi davanti all'altare.
S'era sbagliata e stranamente n'era contenta, quasi commossa.
Ma sospirò, ancora scocciata dal comportamento degli altri. Strinse le spalle magre quando una folata d'aria fredda le colpì, facendola rabbrividire, causata dall'entrata di un nuovo cliente; osservò l'uomo avviarsi celere e trafelato al bancone, dall'espressione preoccupata pareva esser in ritardo per chissà cosa. A Sakura non importò più di tanto dei problemi di un estraneo e riprese ad interessarsi all'ambiente piccolo, eppure accogliente, del bar; il continuo brusio di voci in sottofondo, l'odore forte del caffè, misto a quello invitante dei dolciumi, ed il tintinnio delle tazzine la rassicuravano. Le tenevano compagnia in quel momento di pesante silenzio e malinconia.
"Ehm, Sakura... -Proruppe Ino, attirando la sua attenzione- Mi chiedevo, Madara è consapevole che vi sposate?" Domandò, innocentemente sbarazzina.
Nel frattempo i partecipanti a quella tragedia Greca erano impegnati a decidere quale fandonia raccontare agli inquirenti per non farsi arrestare a causa del loro eventuale -sicuro- coinvolgimento nell'omicidio di Ino Yamanaka, ed occultamento del cadavere.
Avrebbero dovuto, tutti, giocare un pochino di più a Cluedo.
L'interpellata spalancò le iridi verdi, strinse i denti rabbiosa e, mettendoci, forse, eccessiva enfasi, allungò il braccio sinistro, stiracchiando poi le dita della mano davanti alla faccia furbetta e seccante dell'amica.
Il solitario in oro bianco brillò alla luce artificiale del locale, facendo risaltare il piccolo ed elegante smeraldo incastonato al centro. Madara non apprezzava gli oggetti pacchiani, e Sakura, a differenza del comune pregiudizio sulla popolazione femminile, ringraziava il cielo che il suo anello di fidanzamento non pesasse quattro/cinque chili di inutilità e non la infastidisse troppo durante i turni all'ospedale. Quando non era costretta a toglierlo ed infilarlo, assieme alla fedina acquistata anni prima preda degli ormoni e delle romanticherie post adolescenziali, nella collana d'argento che portava sempre al collo.
Anche questa regalo dell'uomo.
Madara non era solito incartare nessun dono, né le scriveva un biglietto d'auguri, limitandosi, già da prima di andare a vivere insieme, a lasciarlo in bella vista sopra il tavolo del salone, senza degnarsi di dirle neanche mezza parola.
Eppure non dimenticava mai certe ricorrenze. Saltava volentieri anniversari, San Valentino e, alle volte, persino il Natale, ritenendoli festeggiamenti inutili e consumistici, ma nemmeno una volta aveva ignorato il compleanno di Sakura.
Anche quando aveva finto di farlo.
L'anno in cui Ino e Mito, con cui la ragazza doveva ancora vendicarsi, le avevano fatto quel tiro mancino, obbligandola ad indossare un completino da coniglietta sexy così indecente che, probabilmente, nemmeno una pornostar avrebbe messo, una volta che lei ed il fidanzato riuscirono -per miracolo!- a tornare a casa integri, Sakura aveva trovato il suo regalo.
Come ogni anno. E come sempre s'era emozionata.
Madara era bizzarro, occorreva tempo e indulgenza per riuscire ad interpretare i suoi gesti, tuttavia, nel carattere scontroso ed indisponente, celava ogni profondo sentimento. E lei, forse con un pizzico di egocentrismo, aveva compreso facilmente il motivo per cui ricordava dicoccolarla solo il ventotto di Marzo. Poiché, in fondo, lui lo considerava uno dei giorni più importanti. La sua nascita.
Certamente le chiamate minacciose ed indignate di Tajima e Kaguya, rinfacciandogli d'essersi dimenticato il compleanno del padre, rompevano un pochino la poesia... Ma divertivano terribilmente Sakura, soprattutto mentre lo osservava imprecare al telefono.
In quel momento, però, non era per nulla contenta, anzi.
"Me lo ha regalato lui questo anello!! E mi ha anche fatto la proposta!" Volutamente non raccontò il come l'aveva chiesta in moglie.
"Mmh, non mi sembra si sia sprecato molto sulle dimensioni, dobbiamo prenderla come metafora?" Constatò Mito, unicamente per il gusto di farla arrabbiare.
L'altra inspirò di botto, offesa, incrociò le braccia contro il petto minuto e soffiò acidamente "L'ultima cosa di cui posso lamentarmi sono le dimensioni del suo ca...".
"Va bene!! -La bloccò Naruto, agitando convulsamente il capo- Magari di peni ne parlate lontano da noi. Siamo gay, ma non fino a questo punto!".
La donna più grande lanciò un'occhiataccia al cugino, ancora appeso al collo del fidanzato e, dopodiché, s'informò sarcastica "Loro due a cosa ci servono, Sakura? Sì, hanno ricevuto la lieta novella, ma se dobbiamo parlare dell'organizzazione, dato che ci hai chiamate farneticando d'aver bisogno di aiuto ed ora ho capito per cosa, è necessario farlo con calma, sole. La sposa e le due testimoni. Ino e me" Sottolineò pericolosa quelle ultime paroline.
In quell'istante le pupille nere di Sasuke tremarono, si risvegliò dal coma auto-imposto ed intervenne alla conversazione, la prima volta nell'arco d'un pomeriggio "Puoi ripetere?".
"Sasuke-kun, mi sembra logico che le testimoni di fronte spaziosa saremo io e Mito, siamo le sue migliori amiche!" Esclamò concitata Ino, mentre la sua complice affilava le iridi verdi, ed Uchiha ricambiava quella strana battaglia con occhi infuocati di furia.
"Noi conosciamo Sakura-chan da più tempo! Diglielo, teme!".
"L'ho sopportata per anni al liceo: i suoi corteggiamenti, le dichiarazioni plateali, gli inutili regali di San Valentino, i cioccolatini al cocco a cui sono allergico..." Aveva un modo decisamente bizzarro -Uchiha- di dimostrare il suo affetto.
"Un ex ragazzo non può fare da testimone, discorso chiuso" Sancì Mito, spietata.
Al che Ino rincarò la dose "E se ve la giocate sugli anni di conoscenza, io sono la sua migliore amica dai tempi dell'asilo!".
"Questo è ostruzionismo, dattebayo!".
"Io non sono il suo ex!".
Sakura, da ciò che riteneva un'infinità di tempo, s'era posata una mano sul viso, rossa di vergogna a causa dello spettacolo indecoroso messo in scena dai suoi amici e con la voglia di sotterrarsi viva; aveva deciso d'incontrarli in un luogo pubblico proprio per arginare eventuali discussioni, invece... A nulla era valso.
"La conosci soltanto perché Madara è il migliore amico del tuo strambo fidanzato".
"Ti sembra poco? Sono più di sei anni che li sopporto! Da chi credi corra a piangere quando litiga con quel maiale?! -Dopo ciò scesero diversi secondi di pesante silenzio, palesemente tutti i presenti si stavano chiedendo la stessa identica cosa: parlava di Hashirama o di Sakura?- Entrambi!" Rispose al quesito non esposto, stizzita.
"Lodevole... Ma questo non fa di te la testimone".
"Siete femmine, potete fare le damigelle d'onore, dattebayo!".
"Fatele voi le damigelle!".
"Sakura-chan... -Naruto la richiamò, pietoso- Io, tu e Sas'kè siamo una famiglia" Mugolò, gli occhioni blu divennero languidi ed esposte persino il labbro inferiore.
Ino scoccò la lingua contro il palato, inacidita "Ecco che si gioca la carta della famiglia!".
In quel terribile momento, con quattro paia di occhi fissi su di lei, Sakura piombò in panico.
Non li aveva di certo contattati, e non era lì, per scegliere i suoi testimoni, sinceramente non ci aveva neanche pensato, ed il solo farlo allora le accentuava il mal di testa che le avevano procurato con le loro urla e bisticci.
Il magro visino a forma di cuore sbiancò d'ansia, le labbra piene tremarono e, proprio mentre stava tentando di far uscire la voce, trasalì all'udire il prepotente suono d'un clacson. D'istinto si voltò verso le ampie vetrate dell'accogliente locale, adocchiando il SUV grigio di Madara. Non finse nemmeno di trattenere un sospiro di sollievo.
Scattò in piedi, controllando trafelata l'ora sul cellulare. Fortunatamente erano già le sei e mezzo; raccolse la sua borsetta dalla spalliera della sedia e disse "Devo andare, mi spiace! -Pareva molto più euforica di ciò che voleva dimostrare e, prima che potessero fermarla, s'affrettò ad aggiungere- C-ci, ci penserò, lo prometto!" Corse via senza dar loro tempo di risponderle, evitando probabili ripercussioni.
Rapida spalancò lo sportello, sistemandosi sul sedile del passeggero, subito dopo si poggiò una mano sul cuore che batteva frenetico, neanche fosse fuggita da un'orda di zombie; troppo impegnata a cercare di rilassarsi per rivolgersi al compagno.
L'uomo, incuriosito da tale comportamento, inclinò il collo in direzione della caffetteria, analizzando la surreale scena che aveva davanti: Naruto Uzumaki, simile ad un cucciolo di cane abbandonato in un negozio di animali, aveva schiacciato il naso contro il vetro e non si sarebbe stupito se stesse anche uggiolando. Sasuke e Mito, invece, avevano assunto una posizione speculare, a braccia conserte, talmente rigidi da sembrare morti, ed a Madara sarebbe tanto piaciuto potesse accadere. E poi c'era Yamanaka, che aveva puntato un dito contro la superficie trasparente, urlando chissà quali frasi prive di senso che lui, grazie al cielo, non poteva sentire.
Se ne fregò altamente, accennò un ghigno carico di supponenza in direzione di quei quattro babbei e, facendo rombare il potente motore, partì a tutta velocità lungo le vie trafficate di Konoha. Come sempre la sua guida rasentava il mortale.
"Qualcosa non va?" S'informò monocorde, lievemente stupito che Sakura non avesse iniziato a sbraitargli addosso e chiedergli di rallentare.
"Nulla di grave. A te questi problemi non interessano, me la caverò da sola" Sussurrò, un piccolo sorriso si disegnò sulle labbra rosate.
Madara la adocchiò di sfuggita "Di solito mi ammorbi comunque ore intere con le tue chiacchiere...".
Al che Sakura s'impensierì ancora un poco; s'era ripromessa di non parlarne con lui, di organizzare la cerimonia da sola, o quasi, senza coinvolgere Madara più di quanto il fidanzato poteva sopportare. Lo conosceva alla perfezione, sapeva bene che, se lo avesse costretto a partecipare attivamente ai preparativi, avrebbe finito per odiare il loro matrimonio.
Non voleva accadesse, desiderava fosse un bel giorno per Madara, il migliore.
Nessuno dei due era praticante, tanto meno credente, ed una celebrazione tradizionale di certo era l'ultimo pensiero della ragazza, però... Però non voleva vederlo sbuffare di fronte al sindaco mentre l'aspettava, rimanere imbronciato durante tutto il pranzo di nozze, stanco di quelle manfrine ed esaurito dai mesi passati.
L'avrebbe addolorata una reazione del genere, e Sakura era diventata brava ad auto-conservarsi in quegli anni. Non che cercasse un uomo diverso dal fidanzato, o peggio di cambiarlo, lo amava e lo accettava, difetti compresi, ma il suo innato cinismo alle volte la feriva, ne erano coscienti entrambi; esattamente per non farsi del male, e farne a lui, aveva deciso quindi di lasciarlo ai margini in quella faccenda.
"Sakura? Mi risponderai prima o poi?".
Lei tornò in sé, scusandosi con una leggera carezza sulla sua coscia "Se vuoi proprio saperlo, se la sono presa perché non avevo ancora deciso chi di loro avrebbe fatto da testimone, ma risolverò al più presto ed inizierò ad occuparmi dei preparativi".
Madara sfiorò la punta delle piccole dita, poi le intrecciò saldamente con le proprie e disse, impedendosi di guardarla, forzatamente concentrato sulla strada e su come esporre quella sua richiesta, non apparendo però eccessivamente smielato, "Vorrei aiutati".
Le iridi smeraldo si sgranarono terribilmente all'udire le poche parole espresse; si girò d'un lato, scrutò il profilo arcigno, aspettandosi, da un momento all'altro, di ritrovarsi accanto un altro uomo, od alieno, al posto del Madara Uchiha a lei conosciuto.
"Sei impazzito?!".
"Cosa c'è di strano?" Rimbeccò rigido.
"Niente, se tu fossi un uomo normale. -Lo prese dolcemente in giro, ridacchiando, dopodiché domandò con serietà- Sicuro di volerlo fare?".
Lui annuì, dando una scrollata di spalle, quasi non gli importasse.
"Oh, Madara... -Sospirò piccina, si accoccolò contro una grande spalla, cercando però di non infastidirlo intanto ch'era alla guida e, lasciando un lieve bacio sulla sua guancia, mormorò ancora- Mi ami veramente troppo, alle volte" Trattenne un altro sorriso divertito, ed intenerito, quando lo notò contrarre la mascella, beccato in flagrante.
I minuti necessari a raggiungere la loro casa trascorsero in silenzio; Sakura aveva cominciato a sonnecchiare da un poco pigiata al corpo caldo del fidanzato, il respiro regolare e la bocca lievemente schiusa, cullata dal rumore della macchina su strada.
Dopo un tempo da lei considerato irrisorio, soprattutto per non esser riuscita a finire il suo sonno, gemette infastidita quando si sentì richiamare, una volta parcheggiato il SUV in garage.
Sbadigliò sonora e, lentamente, si avviò all'interno della loro dimora, superando i tre scalini asfaltati che davano all'ingresso. La casetta era circondata da un piccolissimo e ben curato giardino, dove Ponta dormiva beato in attesa dei padroni degeneri; il gattone nero s'era fatto adottare dalla coppia, di sua spontanea volontà, rimanendo imperterrito a vivere tra gli arbusti di magnolia piantati da Sakura, e non spaventandosi neppure alle minacce di Madara, acquistando così il suo tacito consenso a far parte della famiglia.
La donna l'aveva conquistata facilmente, invece, facendole qualche fusa.
"Ti va di ordinare qualcosa stasera? Non me la sento molto di cucinare" Propose.
Nel frattempo posò la borsa all'ingresso e si sfilò le scomode scarpe, in seguito osservò basita il compagno tenere la porta aperta e permettere a sua maestà felina di accomodarsi, avanzando adagio ed elegante, quasi con sufficienza.
Non c'erano dubbi fosse il gatto di Madara.
Alzò gli occhi al cielo, sistemando anche le scarpe dello sbruffone umano quando si allontanò senza degnarla di risposta, dopodiché si sporse verso la cucina, intenzionata a dirgliene quattro, mentre lui estraeva dal frigo il succo d'arancia, attaccandosi direttamente al cartone.
"E se avessimo degli ospiti?".
"Eventuali, sgraditi, ospiti devono necessariamente bere il mio succo? -Domandò, poi ripose la bevanda ed aggiunse- Preferisco cucinare qualcosa io".
Sakura sedette al tavolino, gonfiando una guancia in maniera infantile, tuttavia acconsentì controvoglia "Va bene, ma volevo ordinare la pizza".
Se preparava la cena Madara significava anche per lei dover mangiare tofu ed insalata, o chissà quale altro cibo insipido; fare coppia con un 'vegetariano' era una condanna! E non che lui lo fosse, spinto da qualche etica morale, semplicemente odiava il gusto della carne ed il pesce lo sopportava raramente a causa della puzza... Trovare un atteggiamento normale in Madara era come chiedere al Sole di non sorgere per un anno. Impossibile.
"Non sbuffare, tutte le sere carboidrati non è una sana alimentazione".
"Sì, papino".
L'uomo aggrottò la fronte, raggiungendola, posò il gomito sopra la superficie lignea e dopo si sporse in avanti, soffiando a pochi centimetri dalla sua bocca invitante "La prossima volta che mi chiami papino ti sculaccio".
Il sorriso birichino disegnato sulle labbra di Sakura gli fece intuire che non le sarebbe per nulla dispiaciuto quell'evolversi di serata, ed in fondo neppure a lui, però si limitò a regalarle un bacio e poi tornare ad occuparsi della cena. Legò i capelli corvini con un elastico, mentre si avviava in camera da letto, detestando avere troppi abiti indosso quand'era a casa propria.
Trascorso qualche minuto s'incamminò nuovamente ai fornelli, allacciò il grembiule bianco alla vita e cominciò finalmente ad affettare le melanzane.
La ragazza lo studiò concentrata intanto che grigliava le verdure, in verità molto più interessata alla schiena nuda ed ampia, i muscoli guizzanti, gli avambracci possenti e la pelle diafana solleticata dai lunghi ciuffi neri, rispetto a quello che stava combinando.
Incrociò le braccia sul tavolo, appoggiando il viso fra queste, mentre si godeva lo spettacolo con occhi sognanti; sorrise tra sé e sé a riconoscere i leggeri graffi lasciati sulle sue spalle qualche sera prima, non ricordava d'esser stata così manesca. Non ci stavano male, però. Per niente. Avrebbe dovuto ravvivarli un pochino il prima possibile.
"Invece di fantasticare, perché non apparecchi la tavola?" La riprese, celando il divertimento.
"Non stavo fantasticando. -Disse contrariata, ma lo aiutò volentieri, sistemando pignola la tovaglietta, dopodiché trottò vicino a lui per prendere i piatti puliti e, allungandosi sulle punte, gli porse le labbra- Stavo solo programmando il dopo cena" Fece un occhiolino.
Madara rise roco, ricambiando dolcemente il bacio e poi la lasciò riprendere le sue faccende; l'idea di certo non gli dispiaceva, però la conosceva e sapeva che fra pochi minuti avrebbe sentito tutta la stanchezza della giornata, rischiando di addormentarsi ancora con le bacchette alla bocca.
Difatti, come si aspettava, riuscirono a malapena a mangiare e rassettare rapidamente la cucina, prima che Sakura gli si appiccicasse al fianco, sonnolenta, provando ad ingraziarselo per farsi portare in braccio sino alla camera da letto.
Trasformandosi nella solita -adorabile- bambina viziata.
La accontentò comunque molto volentieri, socchiudendo la porta con un piede, in modo che Ponta non li disturbasse come accadeva quasi ogni sera, sfiorandole una tempia con un bacio, ma sbilanciandosi sorpreso quando lo attirò sopra di lei, nuovamente sveglia; gli catturò divertita il labbro inferiore con i denti, mordicchiandolo, e borbottò, impegna a torturarlo vivace mentre giocava con l'elastico dei suoi comodi pantaloni, "Natale".
"È un modo carino per dirmi che desideri scartare il tuo regalo?" Domandò, provocatorio.
Inclinò il collo nel momento in cui Sakura passò a vezzeggiare quel punto con la bocca e, svergognato, spinse il bacino verso le mani affusolate, mugolando soddisfatto all'avvertire il piacevole contatto fra le loro pelli, amando il soave suono della sua improvvisa ilarità.
"Stupido. -Lo riprese affannata, stimolando la verga assopita- Voglio sposarmi a Natale".
"Mmh, come mai?" S'informò, con un pizzicò di curiosità. Insinuò il viso fra i capelli rosa ed inspirò il suo profumo delizioso: primaverile e fresco, simile a quello della pioggia in una giornata di Sole; la sostenne saldo per i glutei quando, prepotente, sedette sopra di lui, già abilmente denudato, intenta a roteare il pugno stretto attorno alla virilità finalmente dura e bollente. Armoniosa, tremendamente eccitante in ogni gesto.
Sakura sorrise ancora al notare le iridi nere divenire più liquide e gli leccò una guancia, scherzosa, tornando poi a ricercare la sua lingua con la propria; continuò a dargli piacere, intanto che sfregava i polpastrelli sui pettorali gonfi e scendeva al ventre contratto. La velocità della masturbazione aumentò, s'intensificò e, con il pollice, andò lentamente a tracciare il glande ingrossato e sensibile, stuzzicando malefica il piccolo orifizio.
Si galvanizzò quando riuscì a strappargli un profondo gemito di godimento.
"Moralmente, anche se a te non interessa, soprattutto ora, maiale. -Provò a prenderlo in giro, ma si ritrovò ad ansimare, sorpresa, alla frenesia con la quale le rialzò il vestito e scostò, indecente, l'orlo delle sue mutandine- N-no, amore dai, pr-prima fammi, fammi spiegare... Noi, ecco, siamo obbligati ad invitare molte più persone di quante... Di quante... -Tremò lussuriosa, inspirando con violenza quando la penetrò con due dita, mordendole una spalla ed occupandosi contemporaneamente del clitoride infiammato. Testarda, però, cercò comunque un briciolo di lucidità, mentre cavalcava la sua mano- S-se, ah, se, invece, ci sposassimo il ven... Il venticinque Dicembre in tanti non... Cioè rifiuterebbero l'invito e c-con la scusa ci toglieremo di mezzo anche, anche, ah... L-le festività ed il tuo compleanno... Stronzo!" Strillò quando premette più a fondo.
Madara, letteralmente, si mangiò la sua bocca. La schiacciò rude contro il materasso e dopo le si insinuò fra le cosce divaricate in modo osceno; i palmi tremuli maneggiarono i fianchi ormai scoperti e la lingua lunga e tozza esplorava la cavità umida, impedendole di parlare.
Gemette deliziato e strusciò il bacino assieme a quello di Sakura, premendo il pene congestionato sull'estensione arrossata della vagina, fra lo spacco di questa, intanto che spostava maggiormente le mutandine bagnate.
"Sei diabolica. -Si complimentò con fiato corto, allineandosi all'apertura invitante- Meriti una ricompensa" La provocò mellifluo, penetrandola con forza e brama di sentirla urlare il suo nome fra gli spasmi d'intenso piacere.
Sakura strizzò le palpebre, avvertendo gli occhi inumidirsi ed aggrappandosi con tutta se stessa alle lenzuola stropicciate; si lasciò sfuggire onomatopee incoerenti, alzò ed abbassò le anche bisognosa per andare incontro alle sue spinte, provando un intenso e caldo languore quando Madara le afferrò un ginocchio, allargandola ancora per arrivare più a fondo.
"Q-quindi ti va b-bene?".
"Ti sposerei anche domani. -Dichiarò preda dell'istinto, immergendosi dentro di lei; la aiutò ad avvolgergli il collo con le braccia, in modo da sostenersi, dopodiché riprese a pompare i fianchi spigolosi verso l'alto e stuzzicarle i seni, ancora celati dal fastidioso abitino- ...E il giorno dopo, ed il successivo. Sempre. Soltanto per renderti mia" Sospirò, incantato dal visino arrossato della compagna, distorto dal godimento, mentre pronunciava lasciva il suo nome, pregandolo di montarla con forza ed abbandonare ogni contegno.
Sakura cercò di riprendere fiato, allungò la mano verso una guancia accaldata, che aveva assunto una lieve sfumatura rosata durante il sesso, e carezzò quel punto, immergendosi poi nei capelli d'ebano, solleticavano le spalle ampie e ricadevano in basso, sfiorando le cosce larghe di lei ad ogni movimento; scrutò gli occhi scuri, liquidi di passione, e disse delicata "E tu sarai mio?".
Madara si bloccò, stupefatto. Subito dopo la stritolò fra le braccia muscolose, acceso da un fuoco nuovo ed animalesco. Senza risponderle, non c'era bisogno di farlo a parole.
Era già suo... Lo era sempre stato, fin dal primo sguardo.
Tornò a strapparle il respiro dalle labbra, vezzeggiò ogni lembo di pelle tonica e profumata; la morse, la graffiò e ricevette in cambio le stesse premure da lei che, agitata e vogliosa, sfregava l'inguine in fiamme contro quello dell'uomo, mostrando il suo desiderio. Simili a belve feroci, finalmente arresi l'uno all'altra, continuavano piacevolmente a ferirsi durante quell'unione carnale, ormai in grado di percepire unicamente il rumore bagnato provocato dai loro sessi, ed i respiri mozzati dalla libido.
Il mondo esterno scompariva, diveniva informe, superfluo; rimanevano i corpi intrecciati e l'insana brama di sfiorarsi l'anima, provare la stessa vorticante estasi. Irradiata dalla pelle ipersensibile al cuore ricolmo di passione, gioia, amore. Privi di vergogna, od imbarazzo, gemevano contro le loro labbra schiuse, mormoravano frasi sconnesse, si scambiavano baci frenetici, dimenticandosi persino dello scorrere del tempo.
Ebbri di quell'amore che li distruggeva e rafforzava in eguale modo, costantemente in bilico fra il raggiungimento della completa beatitudine e la vischiosa insanità.
Sakura accennò un sorriso appagato, strizzando giocosa le natiche ossute di Madara, mentre lui era ancora impegnato a torturarle il collo e massaggiare i fianchi snelli, non dandole tregua neppure dopo l'orgasmo. Baciò una sua tempia, mugolando poi di fastidio quando si sfilò da lei ed allungò le braccia sopra le coltri calde, distrutta.
"Potevi almeno spogliarmi".
"Ero troppo impegnato a scoparti" Borbottò irruente; sfiorò con la punta delle dita la vagina indecentemente bagnata d'umori e sperma, sbocciata ed ancora bollente come lava, procurandole un tremolio alla schiena a quel tocco.
"Smetterai mai di compiacerti del disastro che combini ogni volta?" Domandò, lievemente inacidita. Dopodiché si destreggiò qualche secondo, sfilandosi il vestito soffocante e gettandolo a terra priva di riguardo, tanto avrebbe dovuto lavarlo; a fatica slacciò il reggiseno, facendogli fare la stessa fine e poi sollevò il bacino, invitando il fidanzato a toglierle l'ultimo indumento rimasto.
Madara fece scivolare volentieri le mutandine umide e slabbrate dalle gambe lunghe, ed ancora tremule, se ne liberò in fretta, spingendosi in mezzo alle cosce sode, baciandone l'interno e, in seguito, sfiorando con le labbra la femminilità ipersensibile.
"Peccato, mi piacevano molto quegli slip".
"Allora mettili tu!" Esclamò piccata, sollevandogli il mento e fulminandolo con un'occhiataccia di ammonimento. Possibile che non fosse mai stanco?
"Tranquilla, era una coccola innocente. -Sogghignò, pigiando la guancia sopra il suo ginocchio, ma continuando a carezzarla- E nonostante il tuo culo enorme non mi entrerebbero, Sakura".
"Io non ho il culo grosso! E smettila di studiare la mia vagina, hai finito l'Università da un po', tesoro, non hai nessun esame di anatomia da dare!".
Madara scoppiò a ridere, divertito "Stavo riflettendo...".
"E trai ispirazione dal mio inguine?".
"Potremmo definirla la mia musa, in effetti. -Sgusciò sopra di lei, fino ad arrivare a sfiorare la fronte spaziosa con la propria, notando quanto si sforzasse di fingersi arrabbiata, quando, in verità, avrebbe soltanto voluto abbracciarlo ed addormentarsi stretta a lui- E sono giunto ad una conclusione".
"Quale sarebbe?" Lo studiò, dubbiosa.
"Mi va bene sposarmi a Natale, ad alcune condizioni. -Intrecciò le dita con quelle della ragazza, portandosi il dorso alle labbra- Niente formale cena di fidanzamento, e non mi interessa se le nostre madri proveranno a farci pressione psicologica. Non devi cedere. -Sakura annuì, determinata- Ma voglio vederti indossare il kimono bianco...".
"Solo se tu metterai gli hakama, altrimenti verrò in pigiama" Disse, con un piccolo broncio.
"E va bene, matrimonio tradizionale sia. Però niente sakè, riusciresti ad ubriacarti anche quel giorno".
"Ehi! Non sono mica un'alcolista!".
"Quasi" Rimbeccò leggero, immerse il viso nel poco seno di Sakura e le avvolse la vita, rilassando finalmente le spalle.
Non avrebbe mai perso il vizio di usarla come cuscino.
Lei avvampò sulle guance, dandosi della sciocca per provare ancora, dopo anni di relazione, quel sottile imbarazzo; così, trovando un minimo di coraggio, sussurrò accorata "Io... Sono molto felice".
"Lo so" Biascicò Madara, assonnato, scoccando poi un bacio sull'aureola rosata.
Anche lui.
Sakura sfiorò la sua bocca con un dito, poi la guancia calda, sino ad immergere la mano nella coltre corvina, coccolandogli la cute con delicatezza ed osservandolo incantata mentre si lasciava andare alla stanchezza.
Avrebbe pagato qualsiasi somma, barattato ogni cosa, scesa a patti con chiunque, per poter avere la certezza di vivere un'intera esistenza, ed oltre, insieme a lui. Perché aveva raggiunto la completezza unicamente stretta fra le sue braccia e, quando il pensiero la colpiva, si sentiva a disagio, ma stranamente raggiante, nonostante Madara avesse un modo tutto suo per dimostrarle affetto. Un modo che, imparato a comprendere con gli anni e qualche lacrima, ormai le riempiva il cuore di gioia.
Udì improvvisamente un rumore graffiante contro la porta della stanza, che la riscosse dalle sue elucubrazioni mentali; voltò il viso, arcuando un sopracciglio chiaro quando vide l'uscio aprirsi con lentezza e, da questo, fare il suo ingresso il panciuto Ponta. Lo sentì miagolare, quasi irritato d'esser stato chiuso fuori anche quella sera e poi, agilmente, salire sul letto, accoccolandosi sopra il guanciale inutilizzato da Madara, dando le spalle ad entrambi i suoi padroni debosciati.
La donna trattenne le risate; lasciò una carezza sulla groppa del felino nero, successivamente, cercando una posizione comoda, attenta però a non svegliare il fidanzato, decise di seguire il loro esempio, e lasciarsi indietro la lunga giornata trascorsa.
In fondo non sarebbe stato così tragico scegliere due testimoni... Forse.

The Easter Bunny Wedding.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora