Mileven, 353 days.

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Erano passati ormai sei mesi da quando i ragazzi avevano sconfitto i Demo-cani e la piccola El era riuscita a chiudere la porta che collegava la loro realtà al Sottosopra e finalmente, tutto sembrava essere tornato alla normalità.

Una normalità che però aveva qualcosa di più, un semplice dettaglio che ora, ogni mattina, faceva svegliare Mike al primo trillo della sveglia e non obbligava più sua madre a dover bussare insistentemente per un quarto d'ora ed essere infine costretta a "scassinare" la porta della camera di suo figlio con una forcina per riuscire a buttarlo giù dal letto per andare a scuola in orario.
«Non mi abituerò mai a vederti scendere dal letto così facilmente.» disse sua madre, prendendolo in giro mentre gli passava una tazza di latte e gli scompigliava i capelli, provocando nel ragazzino una smorfia di dissenso.
«Da quando El è la sua nuova compagna di banco è diventato praticamente un secchione!» lo schernì Nancy, mostrandogli la lingua.
«Non-non è vero!» replicò lui, infastidito ed improvvisamente rosso in viso.
«Si, come non è vero che ti piace El, ma per favore!» aggiunse sua sorella dandogli il colpo di grazia e spostandosi in previsione del piccolo pugno sulla spalla che Mike stava per sferrargli.
«Dai, lasciamo stare tuo fratello, le prime cotte sono sempre così.» ridacchiò Karen, girandosi di spalle per riporre i piatti sporchi nel lavello.
«Mamma!» gridò Mike, ormai completamente rosso, prendendo lo zaino e catapultandosi fuori casa come un fulmine dove, puntuale, lo stava attendendo Eleven.
«Va tutto bene?» gli domandò lei, vedendo la sua strana espressione mista al piccolo sorriso che gli si era stampato in volto non appena l'aveva vista, seduta in attesa del suo arrivo, sul marciapiede fuori casa sua.
«Oh si, sicuro! Ma la prossima volta potresti entrare, fa freddo fuori.» le rispose, pensando solo in un secondo momento che forse non era l'idea migliore di tutte dato il modo in cui la sua famiglia amava prenderlo in giro riguardo i suoi sentimenti per la ragazzina.
«Mi piace stare qui, mi ricorda un po' chi ero e ciò che sono diventata anche grazie a te.» la ragazzina sorrise nel pronunciare quelle parole, con un tono di voce un po' più basso rispetto a quello che aveva utilizzato inizialmente, come se quella confessione fosse un segreto destinato solamente a loro due, un segreto che avrebbero dovuto difendere dal mondo e soprattutto, dal Sottosopra.
Mike ricambiò il sorriso ed intrecciò le dita di El alle sue, un gesto di protezione che li avrebbe accompagnati da casa Wheeler all'entrata della scuola.

«Faccia da rospo e la sua ragazza!» li schernì il bulletto della scuola, prima di indietreggiare, dietro lo sguardo duro di El che sembrò quasi passargli attraverso.
«Non mi abituerò mai.» ridacchiò Mike, vedendo i ragazzi che abitualmente lo prendevano in giro e minacciavano, farsi da parte per lasciarli passare.
«Buongiorno!» Dustin mostrava le sue perle e ridacchiava della scena alla quale aveva appena assistito «Ci pensate che quelli un tempo erano i nostri Demogorgoni ed ora basta uno sguardo per farli letteralmente pisciare sotto dalla paura?»
«Tutto merito di El!» disse Lucas, arrivando insieme a Will «Proprio come il fatto che ormai Mike è il primo di noi ad arrivare a scuola. Tra poco gli daranno una medaglia ad honorem per essere lo studente più puntuale dell'istituto!»
Era forse diventata una moda prenderlo in giro? Pensò Mike tra sé e sé, sbuffando
Ma a dir la verità non gli importava; mentre il professor Clarke spiegava qualcosa che lui non stava realmente ascoltando, i suoi occhi osservavano la piccola El che a sua volta era concentrata sugli strani disegni che il professore stava facendo sulla lavagna.
Era così bella quando cercava di imparare qualcosa di nuovo, pensò, lasciandosi sfuggire un sorriso.
«Signor Wheeler, è con noi?» domandò il professor Clarke, riportando Mike alla lezione.
«Come, scusi?» domandò lui di rimando, scuotendo la testa.
«Le ho fatto una domanda, circa tre minuti fa ma sembra che la signorina Jane sia più interessante dell'aprire le porte della sua curiosità
L'intera classe scoppiò in una fragorosa risata che fece sprofondare Mike in un momento di estremo imbarazzo.
Con il volto completamente rosso, cosa che ormai sembrava caratterizzarlo circa ventiquattro ore su ventiquattro, si voltò verso El, sperando di non aver messo in imbarazzo anche lei ma la ragazzina sembrava serena, quasi compiaciuta da quel momento. Per la prima volta in vita sua tutte quelle attenzioni non le dispiacevano; sì, ancora una volta tutti avevano lo sguardo puntato su di lei ma era diverso. Un tempo questo avveniva perché era strana, un mostro quasi, ora invece per aver "distratto" Michael e non c'era nient'altro al mondo che avrebbe voluto fare o per il quale avrebbe voluto essere osservata.
Sentiva di volere che tutti sapessero, che tutti fossero a conoscenza del rapporto speciale che li legava così che nessuno avrebbe mai provato a separarli perché nonostante la sua giovane età, sentiva che la sua vita non sarebbe stata la stessa senza di lui. Forse, se lo avesse perso di nuovo sarebbe sprofondata nuovamente in quella solitudine che l'aveva attanagliata per tutta la vita ed era l'ultima cosa che desiderava.

«E' stato s-strano.» Dustin stava addentando la sua barretta di croccante e osservava Mike che non aveva più pronunciato una parola da quello strano momento in classe.
«Già, più strano di quando abbiamo combattuto con i Demo-cani e Max ha guidato la macchina di suo fratello.» ammise Lucas, ridacchiando al ricordo di uno Steve terrorizzato.
Solo Will sembrava aver capito che il suo amico non voleva parlare dell'accaduto e si limitava ad osservarlo, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Io non credo.» disse semplicemente El, avvicinando a Michael.
«Non sei arrabbiata con me?» le chiese lui, con gli occhi bassi; non l'aveva più guardata in viso dal momento in cui l'intera classe aveva riso di lui.
«Perché dovrei esserlo?» chiese lei di rimando, in modo sincero ed ingenuo.
«Per prima.»
«Non hai fatto niente.» lo rassicurò lei, salutandolo con un leggero bacio sulla guancia, prima di salire sulla macchina di Hopper.

«Non mi piace quel ragazzo!» esordì il poliziotto, non appena El ebbe messo piede in macchina.
« Non è vero.» ribatté lei. Mike piaceva a tutti, pensò con un pizzico di gelosia.
«No, infatti, ma credo che ad ogni padre non dovrebbe piacere il ragazzino che gira attorno a sua figlia, non credi?»
El sorrise. Padre, ripeté tra sé e sé. Era passato un po' di tempo da quando Hopper aveva iniziato a prendersi cura di lei ma le sembrava ancora così strano poter chiamare "papà" qualcuno che non la costringeva ad uccidere gattini e a seguire costantemente i suoi ordini che ancora, quando lui si definiva così, un brivido le percorreva la schiena.
Ma non era un brivido di terrore e disperazione come quello che le provocava Brenner ma una scossa di pura felicità.
Tutto andava così bene che a volte si domandava se il Sottosopra sarebbe tornato a farle visita per rovinare tutto.

Dall'altra parte, anche Mike era immerso nelle domande che la sua mente gli sottoponeva, in modo particolare dopo lo strano giorno che aveva trascorso a scuola.
Possibile che la sua cotta per El fosse così evidente per tutti?
Ma soprattutto, possibile che avesse una cotta così forte per lei? In fondo, fino ad un paio di anni prima il pensiero di una ragazza nel loro gruppo e soprattutto accanto a lui gli faceva accapponare la pelle ed ora non riusciva ad immaginare di passare un singolo giorno senza vedere El.
Ne aveva passati trecentocinquantatre senza di lei e gli erano bastati per tutta la vita, ne era sicuro.

Così sicuro che passarono altri sei anni.
Ormai avevano tutti circa vent'anni e i giorni passati a giocare a D&D e a prendersi in giro per le ragazze erano finiti. Erano adulti, più o meno.
Ne avevano passate tante in quegli anni, ogni qual volta credevano di aver sconfitto il Sottosopra, lui tornava a fargli visita e con esso, un nuovo nemico. Ce n'erano stati tanti dopo i Demo-cani e tante erano state le persone che avevano perso in quel viaggio ricco di ostacoli che era stata la loro adolescenza.
Ne abbiamo tante di storie da raccontare ai nostri figli, si dicevano ogni volta che scampavano ad una nuova minaccia e ogni volta che Will riusciva a tornare alla vita dopo qualcosa di orribile.
Byers ne aveva passate così tante che ogni volta che i suoi amici lo vedevano felice, con la sua nuova ragazza, non potevano fare a meno di pensare che i miracoli esistono e il loro amico ne era la riprova più grande.
In quanto a El e Mike, le cose continuavano ad essere quelle di sempre: erano sempre loro due, contro il mondo.
Non che anche per loro le cose fossero andate sempre nel migliore dei modi, comunque. Ciò che li aveva portati ad unirsi erano le stesse difficoltà che a volte li portava a separarsi, ma alcuni legami sono più profondi e puri di qualsiasi altra cosa e non importava quante difficoltà dovessero superare per abbracciarsi di nuovo, nulla avrebbe potuto cancellare il modo in cui si sentivano quando erano insieme: completi, protetti, felici.
E se tutta quella storia gli aveva insegnato qualcosa era che non importava quanto le cose sarebbero state strane o difficili, non avrebbero mai spezzato la loro promessa più importante:

«Non posso perderti di nuovo.»

«Non mi perderai.»

Mileven, 353 days.Where stories live. Discover now