- Quindi ecco, ragazzi... ci dispiace. Ci dispiace dirvelo così, ma da fine aprile potrete formalmente iniziare a fare le carte all'INPS per richiedere la disoccupazione, vi aiuteremo a...
Sapete quando si dice "avere le farfalle nello stomaco"? Quella sensazione che si prova poco prima di cadere follemente in discesa quando sei su una montagna russa, quel vuoto d'aria che non ti fa comprendere se devi vomitare oppure ridere fino a rimanere senza fiato?
Ecco, quel giorno al posto delle farfalle io avevo un esercito di topi che grattavano furiosamente le pareti del mio stomaco. Ascoltavo le frasi sconnesse del mio datore di lavoro, lo ascoltavo dirmi che a fine aprile un lavoro non lo avrei più avuto. Ascoltavo anni di attacchi di panico, depressione, fiori di bach, gocce di lexotan rubate come una ladra a casa dei suoceri, dissolversi nel vuoto totale.
Anni durante i quali ero riuscita ad appiattirmi diventando il fantasma di me stessa, per compiacere il mondo, per accettare di vivere la vita di un'altra persona. Ma quello significava diventare adulti, giusto?
La testa mi pulsava terribilmente ad un ritmo preciso e quasi musicale, in accordo con quel bruciore di stomaco mai sentito prima in vita mia.
I miei colleghi sembrava zombie: lo sguardo perso nel vuoto, a tormentarsi le labbra con i denti o a mangiarsi le unghie in maniera poco metodica.
Il caos. Per un attimo, c'è stato caos.
- Che cazzo faccio adesso?
La frase mi uscì dalla gola come un rigurgito, impossibile da deglutire e ricacciare nel fondo di pensieri sconnessi. Nessuno mi rispose.
Nella strada di ritorno verso casa mi sentii decisamente strana. Passai davanti le vetrine osservando le etichette appiccicate sopra oggetti di poco conto. Tipo quella bigiotteria grottesca che si trova all'interno di alcune tabaccherie polverose, di quelle che prendi in considerazione solo in un momento di cieca disperazione da "che gli regalo a questo tizio/tizia".
Dodici euro.
Me lo ricordo come se fosse successo l'altro giorno. Dodici euro. Pensai: questa collanina di dubbio gusto costa dodici euro. Ma io a fine aprile non avrò più uno stipendio. A fine aprile non potrò contare sul fatto che potrò rimpinguare ciò che spendo. A fine aprile non potrò più spendere dodici euro con leggerezza. Non sarò più indipendente. Non avrò più una mia vita. Crollerà tutto ciò che in questi anni ho faticosamente costruito e tenuto su con sputi di volontà racimolata chissà dove...
E comincia a piangere.
Piansi copiosamente davanti la vetrina di quel tabaccaio sulla Tuscolana, piansi pensando a quei dodici euro che sembravano macigni invalicabili, insopportabili, schiaccianti.
Perché quando per sopravvivere ti racconti, anno dopo anno, di essere una persona diversa da quella che sei per il semplice fatto di non sopportare quella realtà... quando anche quella visione distopica di te stessa ti viene meno, cosa ti rimane?
Dodicieuro.
Nessun lavoro.
E tanta voglia di piangere.
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My Men
RomanceChe fine hanno fatto tutti i ragazzi che hai amato nel corso della vita? Anita se lo chiede, in un dei giorni peggiori della sua vita. E parte alla ricerca di tutti quegli uomini che l'hanno trasformata nel corso del tempo.