Capitolo Due

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Sono le sei di mattina. Come tutti i giorni non ho dormito un granché. Sono le sei di mattina come ogni giorno. Sono le sei di mattina costantemente uguali. Mi alzo, con i miei che sono già a lavoro e che torneranno tardi. Che non vedrò. Come sempre. Mi sto abituando al silenzio. Anche se questo silenzio è assordante. Tutto è fermo, come se il tempo si fosse fermato. Mi alzo dal letto dopo due ore e vado in cucina. Vedo i raggi del sole che filtrano dalle finestre e vedo la polvere sospesa nell'aria. Mi preparo il caffè e mangio dei biscotti. Come tutti i giorni, lavo i piatti e la casa ritorna a quel silenzio. Immobile. Guardo l'ora e sono già le undici. Ho acceso la radio sperando di sentire qualcosa che mi piaccia. Dimenticavo che le radio italiane non trasmettono niente di ché. Circa mezz'ora dopo, qualcuno suona al citofono. Non so chi possa essere a quest'ora. Non rispondo. Insiste. Rispondo con un semplice "Chi é?", sperando di non ricevere un'altra risposta. "Emh... C'è Mirko? Ci posso parlare" mi si gela il sangue. Una voce che non penso di aver mai sentito prima, mi vuole parlare. Non parlo con qualcuno da mesi e ho perso i contatti con tutti quindi non capisco chi possa essere. "Ci stai già parlando, chi sei?" Rispondo. La persona non parla subito, quasi come fosse rimasto spiazzato. "Mi chiamo Marco e ti conosco da anni, ma voglio parlarti di persona, vediamoci alle quattro, nel parco dove andavi a giocare da piccolo con i tuoi nonni". Poi riattacca e la casa sprofonda di nuovo nel silenzio. Ogni mia paranoia si manifesta, questo "Marco" non so chi sia. Non so come faccia a sapere dove abito, sopratutto, non so cosa voglia da me. Mi sento strano, come ho detto, non parlo con qualcuno da mesi, un può per mia scelta, un pò perché sono più bravi a fare foto, piuttosto che a relazionarmi con le persone. Da bambino ero abbastanza allegro e ingenuo, volevo bene a tutti, anche a chi mi trattava di merda. Non so il vero motivo, era come se cercassi sempre di vedere il bello nelle persone. Anche se il più delle volte, quel "bello" non c'era. Mi perso a pensare, e nel frattempo mi cucino il pranzo. Come faccio tutti i giorni. Mangio mentre guardo la TV, e stranamente, oggi danno solo film vecchi, sembra la festa della nostalgia per cinquantenni. Sparecchio e lavo i piatti, poi spengo la TV e torna il silenzio. Fumo la prima sigaretta del giorno... Non fumo da molto tempo, circa quattro mesi, Rothmans rosse, le stesse che fumava mia nonna. Perché ho iniziato? Non lo so. Curiosità. Forse per sentirmi trasgressivo, come a dire "Guarda mamma, fumo, non dovrei farlo! Sgridami! Dammi attenzioni!" Perché alla fine è questo che cerchiamo, noi persone siamo strane, tendiamo a far vedere di star meglio da soli. Nonostante, siamo dipendenti dagli altri, abbiamo il costante bisogno di sentirci considerati. Tutto ciò non cambia, i miei sono talmente assenti che se un giorno dormissi in strada e non a casa, non se ne accorgerebbero. E tutto ciò mi fa sentire vuoto. Molto vuoto, ma mi accontento di ciò. Di fumare. Per sperare di ricevere attenzione. Sono quasi le quattro e penso che andrò da "Marco". Dice di conoscermi. E voglio scoprire cosa vuole.



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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 25, 2018 ⏰

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